UniCredit-Banco Bpm: i possibili paletti del Governo per evitare la golden power

L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni potrebbe decidere già nei prossimi giorni se bloccare o meno l’Ops lanciata da Piazza Gae Aulenti e le indiscrezioni di stampa parlano di alcune condizioni richieste alla banca milanese.

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Le possibili date della decisione sull’Ops di UniCredit su Banco Bpm

I tempi potrebbero essere strettissimi: già venerdì prossimo il Governo potrebbe decidere se bloccare l’Offerta pubblica di scambio di UniCredit nei confronti di Banco Bpm.

Secondo quanto scrive La Repubblica, il Comitato golden power di Palazzo Chigi, seppur ancora impegnato ad analizzare il dossier, sarebbe orientato a stringere i tempi prendendo una decisione già nei prossimi giorni.

La prima occasione utile sarebbe il Consiglio dei Ministri in programma venerdì a mercati chiusi (ore 17:30), anche se non si esclude la possibilità che la scelta venga spostata fino al 22 aprile, cercando di evitare che la decisione sulla golden power possa interferire con l’assemblea di Generali prevista per il 24 aprile, elemento che avrebbe portato all’accelerazione.

A Piazza Affari, intanto, le azioni UniCredit aprono la seduta odierna in calo di oltre l’1%, a 48,77 euro, in un contesto negativo per i mercati europei, in particolare per il FTSE MIB (-1%).

Le tre opzioni

Per il quotidiano, il Governo avrebbe tre possibilità. La prima, considerata la più remota, è quella del veto sull’Ops volontaria sul 100% delle azioni di Banco Bpm lanciata lo scorso 25 novembre 2024.

Decisione opposta sarebbe quella di escludere l’operazione dall’applicazione della normativa sulla golden power.

Per quanto riguarda l’ultima opzione, si confermerebbe quanto già trapelato nei giorni scorsi, anche se non confermata dal Governo: il via libera con prescrizioni. Secondo fonti del quotidiano provenienti dalla maggioranza di governo, i tecnici di Palazzo Chigi starebbero valutando l’approvazione condizionata all’operazione.

Tra gli ambiti su cui verrebbero fissati i paletti ci sarebbero le sedi e il perimetro all’eventuale cessione di sportelli, mentre sono più sfumate le possibilità di un intervento anche sul personale e gli equilibri della governance.

Per Il Messaggero, gli impegni richiesti riguardano il mantenimento di un rapporto stabile impieghi/depositi e dei livelli di finanziamenti relativi al project financing praticati da Banco Bpm.

Germania e Russia

Al centro dell’attenzione dei tecnici ci sarebbero sia l’operazione Commerzbank che la situazione in Russia.

I timori dell’esecutivo per quanto riguarda Commerzbank, su cui UniCredit ha raccolto il 28% del capitale, riguardano il rischio che la fusione spingerebbe il baricentro di Piazza Gae Aulenti in Germania. L’acquisizione di Banco Bpm, però, servirebbe proprio a rafforzare la presenza dell’istituto milanese in Italia, evitando così future richieste di spostamento di sede da Milano.

L’altra vicenda riguarda la Russia, dove UniCredit ha diminuito la sua attività dal momento in cui era partita l’invasione in Ucraina, ma si era sempre rifiutata di cedere la banca locale a prezzi stracciati, in attesa di capire come si evolveva la situazione, anche facendo ricorso alla Corte di Giustizia contro le sollecitazioni sulla vendita arrivate dalla Banca centrale europea.

Il Messaggero scrive che, per evitare l’applicazione della golden power, il Governo potrebbe esigere a UniCredit l’uscita al più presto dalla Russia.

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