UniCredit-Banco BPM, Orcel minaccia il ritiro. Banco BPM pronta a ripartire

Le condizioni imposte dal Golden Power pesano sull’offerta pubblica di scambio. Bruxelles approva l’operazione con vincoli. Banco BPM torna a ragionare su un futuro stand alone
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Il chiarimento del governo che non arriva
Il confronto tra UniCredit e Banco BPM sull’offerta pubblica di scambio (Ops) lanciata da Piazza Gae Aulenti potrebbe chiudersi con un nulla di fatto. Nelle ultime ore il Ceo di UniCredit, Andrea Orcel, ha dichiarato che la banca è pronta a “ritirarsi” dall’operazione se non arriveranno chiarimenti dal governo italiano sull’applicazione del Golden Power. “Abbiamo fatto e continuiamo a fare di tutto, ma se non riusciremo a risolvere, come probabile, ci ritireremo”, ha detto Orcel in un’intervista a Repubblica.
Parole che suonano come un passo indietro, ma che potrebbero anche rappresentare una mossa tattica in un contesto negoziale ancora fluido. Il nodo centrale resta proprio il Golden Power: secondo il Mef, per dare luce verde all’operazione, UniCredit dovrebbe rispettare condizioni molto stringenti, tra cui l’uscita dalla Russia nei prossimi nove mesi e la garanzia di un equilibrio stabile tra impieghi e depositi nel perimetro italiano, oltre al mantenimento degli investimenti in titoli di Stato da parte di Anima Holding.
Sulla Russia richiesta quasi impossibile
Come più volte spiegato dal management di Unicredit, quella sulla Russia è una richiesta quasi impossibile da esaudire, posto che gli eventuali compratori devono ricevere l’approvazione delle autorità di Mosca in una procedura lunga e piena di incertezze.
L’intervento del governo, tuttavia, rischia di diventare un precedente pericoloso in un contesto europeo dove, come sottolineato dallo stesso Orcel, le operazioni bancarie transfrontaliere o anche solo domestiche sono sempre più soggette a vincoli politici. “L’Europa non è pronta per la Banking Union”, ha commentato il banchiere, criticando l’approccio interventista dei singoli governi europei.
Banco BPM torna a guardare avanti
Dal canto suo, Banco BPM accoglie con sollievo la prospettiva di una possibile ritirata di UniCredit. Il presidente Massimo Tononi ha dichiarato che la banca è pronta a valutare altre opzioni di M&A nel caso l’offerta cada. “Siamo sempre la terza banca del Paese e ci guarderemo intorno”, ha affermato Tononi, aprendo scenari futuri in cui il Banco potrebbe tornare a esplorare possibili aggregazioni.
L’ipotesi di una aggregazione con il MontePaschi veniva data per molto probabile nell’autunno 2024, prima che Unicredit ufficializzasse la sua offerta per BPM e prima che Mps partisse alla conquista di Mediobanca. In sei mesi lo scenario del credito italiano è drasticamente mutato, per cui il “ci guarderemo intorno” di Tononi sarà, eventualmente, tutto da interpretare.
Intanto, l’ad Giuseppe Castagna ribadisce la volontà di portare avanti un piano di crescita stand alone, senza cedere alle lusinghe dell’offerta di UniCredit. Del resto, il rapporto di concambio proposto (0,175 azioni UniCredit per ogni azione BPM) continua ad attribuire al Banco una valutazione (oggi 9,83 euro) inferiore al prezzo di mercato (9,91 euro), rendendo l’operazione meno appetibile per gli azionisti. Questo nonostante dall’inizio dell’anno le azioni Unicredit siano salite del 46%, un rialzo ben più consistente del +27% di Banco BPM.
In teoria, il venire meno dell’offerta di Unicredit potrebbe deprimere le quotazioni di Banco BPM. Oggi il titolo è scambiato a 7,7 volte gli utili futuri e il target price medio degli analisti è 10,54 euro, più alto del 7% rispetto all’attuale prezzo di Borsa.
Leggermente più cara Unicredit, che con una market cap di 87,5 miliardi di euro vale 8,7 volte gli utili futuri. La media dei target price degli analisti è 58,3 euro, un obiettivo che esprime un potenziale di rialzo del 5%.
Il nodo Bruxelles: semaforo verde con condizioni
Sul fronte regolatorio, l’Antitrust Ue ha dato il via libera all’Ops, dopo che UniCredit si è impegnata a cedere 209 filiali per risolvere le preoccupazioni sulla concorrenza. Secondo la Commissione, nelle 181 aree dove le due banche sono più sovrapposte, il rischio di eccessivo potere di mercato è stato neutralizzato da questo impegno. Respinta invece la richiesta dell’autorità italiana di esaminare il caso a livello nazionale.
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