Unicredit - Orcel avverte: la parola d’ordine è prudenza


Non è in atto una crisi del sistema bancario, rassicura il Ceo della seconda banca italiana in un’intervista a Bloomberg, ma stanno avvenendo a livello globale così tanti cambiamenti per cui c’è da aspettarsi “che accada qualcosa di brutto”.


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“In Unicredit abbiamo imparato alcune lezioni”

Non c’è un pericolo di crisi del sistema bancario in America e in Europa, ma c’è grande preoccupazione per le tante incertezze del futuro, dall’inflazione alla situazione geopolitica, senza dimenticare che è in atto una marcia indietro rispetto alla globalizzazione con conseguente reimpostazione della catena del valore.

La risposta a tutto questo da parte di una banca internazionale come Unicredit è diventare più prudenti e più conservatori. “Abbiamo appena completato un'importante operazione di risanamento e ridimensionamento e abbiamo imparato alcune lezioni. Siamo particolarmente prudenti in materia di capitale, liquidità e rischio di controparte”. L’analisi di Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, è rassicurante ma non concede spazio a facili ottimismi. Intervistato da Bloomberg, il manager romano che due anni fa ha assunto la guida della banca di Piazza Gae Aulenti avverte che i cambiamenti in atto nello scenario globale sono tanti e stanno accadendo tutti insieme, per cui “è quasi inevitabile che accada qualcosa di brutto e i governi non avranno un manuale per affrontare la crisi, perché il nostro manuale è per le crisi passate, non per la prossima. Ecco perché dico al mio team: l’unica certezza è l’incertezza”.

Serve un dialogo costante fra le banche e i regolatori

Secondo Orcel, nel sistema bancario oggi è necessaria grande prudenza. “Tutti dovrebbero essere un po’ paranoici”, dice. Il modo migliore per affrontare l’incertezza e ridurre i rischi è che ci sia un dialogo costante e trasparente tra le banche e le autorità di controllo, con scambio dei segnali utili a identificare i rischi. “Siamo interconnessi – dice il banchiere -, dobbiamo aiutarci a vicenda”.

Le banche più grandi e più solide si stanno avvantaggiando

A proposito della crisi che ha travolto in America la Silicon Valley Bank e in Svizzera il Credit Suisse, Orcel dice che si tratta di due shock “relativamente localizzati”. Le banche europee non hanno problemi per quanto riguarda i requisiti patrimoniali, la liquidità e i depositi. Mentre negli Stati Uniti era già in atto un calo dei depositi bancari a favore di strumenti del mercato monetario, in Europa i depositi stavano crescendo e oggi sono stabili, specialmente quelli della clientela retail. Quello che succede dopo la crisi è il cosiddetto “flight to quality”: i clienti si spostano verso le banche percepite come più forti, più grandi, meglio capitalizzate. “Le banche con più liquidità e più prudenti tendono ad avvantaggiarsi, un fatto che noi vediamo nei nostri numeri”, dice il Ceo di Unicredit.

Per quanto riguarda il Credit Suisse, Orcel ricorda che si tratta di una banca che operava soprattutto nella gestione patrimoniale, nell’asset management e nell’investment banking, attività che la maggior parte delle banche europee non fanno. L’assorbimento da parte di Ubs avviene con il sostegno della banca centrale svizzera e “avrà ripercussioni limitate”.

Senza rivali la performance di Borsa di Unicredit

Fra le grandi banche europee, Unicredit è quella che vanta la migliore performance di Borsa dall’inizio dell’anno con un rialzo del 36%. La spagnola Santander è quella che si avvicina di più con un guadagno del 23%. Rispetto a 12 mesi il rialzo di Unicredit (+88%) non ha rivali.

Nonostante questa forte rivalutazione del titolo, l’azione Unicredit non appare in questo momento “più cara” della media delle banche europee: l’istituto di Orcel è valutato dalla Borsa 6,6 volte gli utili previsti nel 2023 e si colloca più o meno a metà di un range che vede la francese Credit Agricole come la banca con la valutazione più alta (7,3 volte gli utili 2023) e l’altra francese, Société Générale, in fondo alla classifica con un P/E di 5,1 volte.

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