UniCredit, partita l’Ops a sconto su Banco Bpm con rischio stop

L’operazione resta a rischio a causa del prezzo offerto da Piazza Gae Aulenti e dai paletti imposti dal golden power deciso dal Governo.

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Parte l’Ops UniCredit su Banco Bpm

Un’operazione che parte oggi ma che potrebbe non arrivare alla fine. È l’Offerta Pubblica di Scambio lanciata da UniCredit sulla totalità delle azioni Banco Bpm prevista durare fino al 23 giugno. Sempre che Piazza Gae Aluenti non ci ripensi.

Per capire l’andamento dell’offerta ci vorranno diverse settimane e tutto sarà possibile fino all’ultimo giorno, considerando anche che UniCredit si è riservata la facoltà di proporre un rilancio sul prezzo fino al 21 giugno, mentre potrà revocare l’operazione fino all’ultimo giorno dello stesso mese.

Sul futuro dell’Ops pesa anche il golden power deciso dal governo, su cui l’Ad Adrea Orcel aspetta un riscontro dall’esecutivo entro 10-15 giorni, secondo quanto scrive La Repubblica.

Operazione a sconto

L’offerta ha già ricevuto il netto rifiuto del consiglio di amministrazione di Banco Bpm che, tra le ragioni, citava il prezzo offerto, giudicato non congruo.

Il rapporto di cambio prevede un’azione di Bpm con 0,175 azioni ordinarie di UniCredit di nuova emissione, per un valore di 8,9 euro ai prezzi di Borsa di Piazza Meda di venerdì 25 aprile e ai 50,87 dell’istituto guidato da Orcel, pertanto l’offerta prezzava uno sconto dell’8,6%.

Stamattina BAMI sale a 9,914 (+1,80%), sopra il prezzo implicito dello scambio, mentre le azioni UniCredit salgono a 51,60 (+1,60%).

In altri termini, per pareggiare il mercato, ai prezzi di venerdì mancavano all'appello 1,3 miliardi, rispetto ai 13,5 complessivi che vale oggi l'Ops promossa da Unicredit. Ciò significa che chi intende vendere le azioni Banco Bpm oggi può spuntare un prezzo migliore se passa dal mercato.

Rischio stop

Se al momento del lancio il premio era limitato (solo lo 0,50%), a differenza di quanto avviene di solito in questi casi quando si cerca di offrirne uno sostanzioso, Orcel giustificò questa parsimonia con il rispetto del valore di mercato in quel momento di Bpm. La banca, però, lanciò un’Opa su Anima per poi alzare il prezzo iniziale da 6,20 a 7 euro, decisione che ha spinto UniCredit a riservarsi la facoltà di non procedere alla finalizzazione dell’Ops.

Dunque, sarà fondamentale per il buon esito dell’operazione la possibile decisione di Orcel di effettuare il rilancio, con il fine di rendere più appetibile l’adesione all’Ops per gli azionisti di Banco Bpm.

Il problema del golden power

Ulteriori complicazioni all’Ops erano arrivate dal Governo, in particolare dai vincoli fissati dall’esecutivo in sede di golden power. Tra questi ci sono il mantenimento del rapporto prestiti/depositi in Italia, la salvaguardia delle filiali di Banco BPM in Lombardia e l’uscita di UniCredit dalla Russia entro gennaio 2026.

Gli analisti di JP Morgan hanno calcolato che tali paletti potrebbero costare 100 milioni di minori sinergie sui ricavi, un impatto negativo di 47 punti base sul Cet1 derivante dall’uscita dalla Russia (pari a circa 1,4 miliardi di capitale) e 300 milioni di minori sinergie sui costi su un totale previsto di 900 milioni.

Inoltre, UniCredit rischia anche sanzioni pesantissime in caso di violazione delle prescrizioni che potrebbero arrivare anche fino a 20 miliardi di euro, pari al doppio del valore dell’operazione, o comunque non inferiori all’1% del fatturato cumulato.

Dalla banca statunitense sottolineano che, in Lombardia, Banco Bpm detiene una quota di mercato del 13% contro il 6% di UniCredit e che, a livello nazionale, la quota combinata resterebbe sotto il limite del 25% imposto dall’Antitrust europeo. Le quote più alte si registrerebbero solo in Sicilia (27%), in Val d’Aosta e Molise (24%) e in Piemonte e Veneto (21%-23%).

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