USA rimuove la Cina dalla lista dei manipolatori di valuta. Domani firma dell’accordo di Fase 1

14/01/2020 10:45
USA rimuove la Cina dalla lista dei manipolatori di valuta. Domani firma dell’accordo di Fase 1

La decisione del Tesoro statunitense arriva nei giorni in cui i due paesi sono impegnati nel definire i dettagli dell’accordo che ha messo fine alla guerra commerciale

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Una decisione distensiva nei rapporti USA-Cina

Il Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato la rimozione della Cina dalla lista dei Paesi ‘manipolatori di valuta’. La decisione è inserita nel rapporto semestrale sulle monete, ribaltando così una decisione presa dal segretario del Tesoro Steven Mnuchin nel corso dell’agosto scorso.

Nel rapporto viene spiegato come la Cina abbia preso “impegni vincolanti per evitare una svalutazione competitiva”, concordando la pubblicazione dei dati legati ai tassi di cambio e ai saldi con l’estero, accordi inseriti nella Fase 1 dell’accordo commerciale.

Le accuse al gigante asiatico parlavano di una svalutazione dello yuan decisa per creare vantaggio commerciale sleale, facendo così seguito alle accuse arrivate dallo stesso Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, quando la guerra commerciale sembrava lontana da un accordo.

La firma della Fase 1

Nei giorni scorsi era arrivata la conferma ufficiale della presenza a Washington della delegazione cinese tra il 13 e il 15 gennaio, sotto la guida del vice primo ministro Liu He per firmare l’accordo di Fase 1.

Le due delegazioni stanno lavorando per arrivare alla firma di un pre-accordo, anche se i dettagli non verranno resi noti fino alla giornata di mercoledì 15 gennaio.

Nonostante il ‘segreto’ mantenuto sui contenuti dell’accordo, la Cina si avvia ad un “aumento significativo” delle importazioni di prodotti agricoli dagli USA, quali carne di maiale, pollame, fagioli di soia, grano, mais e riso.

Il raggiungimento dell’accordo impedisce l’introduzione di nuovi dazi del 15% che sarebbero stati introdotti lo scorso 15 dicembre su quasi 160 miliardi di dollari di prodotti made in Cina, con la possibile reazione cinese di tariffe del 25% su 3.300 prodotti statunitensi.

Infine, restano le divergenze su alcuni punti chiave nelle relazioni tra USA e Cina. I due Paesi, infatti, restano lontani su temi quali lo spionaggio informatico, le proteste di Hong Kong e i diritti umani nella regione autonoma cinese dello Xinjiang.

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