USA, se sarà recessione dipenderà dai consumatori
L'economia statunitense si basa sul consumatore che rappresenta quasi il 70% dei 29 trilioni di dollari del PIL. Come va il consumatore, così va l'economia.
A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM
Settimana che vede in uscita dati dell’Europa e degli Stati Uniti importanti per i mercati. Dalle vendite al dettaglio MoM di agosto dell’Europa in uscita oggi alle 11:00 (stima +0,2% da +0,1% di luglio), all’inflazione USA di settembre (stima 2,3% da 2,5%) in uscita giovedì 10 ottobre alle 14:30.
Vendite al dettaglio dell’Italia di settembre più deboli del previsto (-0,5% contro +0,2% atteso) e di agosto (+0,5%), che portano il tendenziale annuo al +0,8% (da +0,9% di agosto).
Dati del lavoro USA decisamente più forti del previsto: la variazione degli occupati non agricoli di settembre è risultata pari a 254k (147k attesi e 159k di agosto), mentre il tasso di disoccupazione è sceso al 4,1% (dal 4,2% di agosto). L'occupazione ha continuato a crescere nei servizi di ristorazione e nei locali di ristorazione, nell'assistenza sanitaria, nel governo, nei servizi sociali assistenza e costruzione (in altre parole ancora nei servizi). Se analizziamo i dati rispetto allo scorso anno, vediamo che sia il tasso di disoccupazione, al 4,1%, sia il numero dei disoccupati, 6,8 milioni, sono tuttavia in aumento (nel settembre 2023 erano al 3,8% e 6,3 milioni rispettivamente). Oltre agli occupati, quello che appare preoccupante per la tendenza di inflazione, è la crescita della retribuzione oraria media che per tutti i dipendenti dei settori privatinon agricoli, è aumentata in ragione d’anno del 4%. Variazione non compatibile con il target del 2% di inflazione. I dati del lavoro indicano come la recente flessione dei tassi di 50 bp della Fed sia stata forse non del tutto dettata dai fondamentali economici. Almeno considerando tutti i dati usciti fino ad ora. E ovviamente questo ipoteca i futuri tagli.
Le prospettive di una recessione negli Stati Uniti dipendono in larga parte dai consumi personali, visto che l'economia statunitense si basa sul consumatore che rappresenta quasi il 70% dei 29 trilioni di dollari del PIL. Come va il consumatore, così va l'economia. Tuttavia, come vedremo più avanti, non tutti i consumatori statunitensi sono uguali a causa di fattori differenzianti come il livello di istruzione, il possesso di beni finanziari e i livelli di reddito.
Partiamo dall'istruzione, fattore determinante per il potere d'acquisto del consumatore. L'equazione è piuttosto semplice: maggiore è l'istruzione, maggiore è il reddito e maggiore è la capacità di spesa. Secondo i dati del Bureau of Labor Statistics (BLS), il reddito settimanale mediano di un lavoratore con una laurea era del 66% superiore a quello di un lavoratore con un diploma di scuola superiore e più del doppio rispetto a un lavoratore privo di diploma nel 2023. È interessante notare che, della forza lavoro totale statunitense di 169 milioni di unità, il 5,6%, ovvero 9,5 milioni di lavoratori, non ha un diploma di scuola superiore.
All'altro estremo, i lavoratori con titoli di studio avanzati guadagnano di più e dispongono di un reddito maggiore e godono anche di una maggiore sicurezza lavorativa. Perché? Perché, in generale, sono più qualificati, più produttivi e più richiesti in un'economia basata sulla conoscenza e sulla tecnologia come quella degli Stati Uniti. Secondo i dati del BLS, il tasso di disoccupazione tra i titolari di un master o titolo equivalente è stato solo del 2% lo scorso anno, circa la metà del tasso di disoccupazione tra i lavoratori con diploma di scuola superiore.
Pertanto, se il mercato del lavoro statunitense dovesse indebolirsi nei prossimi mesi, come previsto, coloro che rischiano maggiormente di perdere il lavoro per primi sono i lavoratori non qualificati, che costituiscono la maggior parte delle famiglie a basso reddito e che potrebbero essere agevolmente sostituiti aumentando l’immigrazione. Mentre il tasso di disoccupazione nazionale ha raggiunto il 4,2% ad agosto, il tasso di disoccupazione tra i lavoratori con una laurea quadriennale o superiore era ben al di sotto della media nazionale.
La chiave è questa. Sì, ci sono segnali di cedimento nel mercato del lavoro statunitense, ma questi sono più evidenti tra i lavoratori non qualificati, meno istruiti e con redditi più bassi, le cui entrate complessive non determinano né influenzano più di tanto i livelli di consumo personale negli Stati Uniti. I prezzi più alti per molti beni di prima necessità (affitti, assicurazioni, cibo) hanno messo sotto pressione i loro budget, lasciando poco per altre spese discrezionali. A tal proposito, il 10% delle famiglie con reddito più basso destina quasi tre quarti delle proprie spese a beni essenziali come cibo, alloggio e trasporti, rispetto al 56% del 10% delle famiglie più ricche.
I livelli di consumo personale negli Stati Uniti hanno sorpreso al rialzo quest'anno perché le famiglie con un'istruzione migliore e un reddito più alto sono in condizioni finanziarie migliori rispetto a quelle a basso reddito. Questo gruppo spende di più, e quando spende, fa la differenza. Di conseguenza, solo il 4,4% delle famiglie statunitensi rappresenta il 15% del consumo personale totale. Nel frattempo, il 10% delle famiglie più ricche è responsabile del 21,5% del consumo totale, più del 30% di tutte le famiglie più povere messe insieme. Il potere di consumo del consumatore statunitense è così grande che, da solo, il 10% delle famiglie americane (che ha speso 3,8 trilioni di dollari nel 2022) si colloca tra le più grandi economie del mondo.
Il consumatore statunitense rappresenta quasi un terzo del consumo globale aggregato. Quindi, quando il consumatore statunitense "starnutisce", il resto del mondo prende il raffreddore. Nessun gruppo di consumatori al mondo è così importante per la domanda globale aggregata quanto il consumatore americano, che utilizza la carta di credito.
L'effetto ricchezza è un altro fattore che ha sostenuto la spesa delle famiglie ad alto reddito quest'anno. La ricchezza, naturalmente, è sia un prerequisito sia un fattore scatenante per la spesa: maggiore è la ricchezza di un consumatore, maggiore è la fiducia e la capacità di consumare. E’ innegabile che il mercato rialzista delle azioni statunitensi e il forte apprezzamento del valore delle case negli Stati Uniti hanno contribuito a far sentire i consumatori statunitensi più ricchi e sicuri nel spendere.
Il patrimonio netto delle famiglie statunitensi ha raggiunto un record di 164 trilioni di dollari nel secondo trimestre (dati della Fed), alimentato in gran parte da un forte mercato azionario e da prezzi immobiliari robusti. Nel frattempo, un mercato azionario in rialzo non solleva tutte le barche. No, la marea solleva solo quelle barche che possiedono asset finanziari, che, ancora una volta, appartengono alle famiglie con redditi più alti. Sebbene il 58% delle famiglie statunitensi possieda azioni, l'1% delle famiglie più ricche deteneva 16,2 trilioni di dollari in azioni societarie e quote di fondi comuni nel secondo trimestre del 2024, pari al 38% del totale statunitense.
Cosa significa tutto questo? Significa che il termine "consumatore statunitense" è un po' più sfumato e differenziato di quanto comunemente si pensi. Questo "consumatore" potrebbe essere il lavoratore che fatica con due lavori e a malapena riesce a sbarcare il lunario a causa dell'aumento degli affitti, dei costi alimentari e delle assicurazioni. Oppure potrebbe essere il lavoratore stipendiato che possiede una casa il cui valore è aumentato negli ultimi anni, così come un fondo pensione che si è gonfiato insieme agli indici di mercato generali. Ogni consumatore esercita un diverso livello di forza sull'economia e, in questo momento, i consumatori con redditi più alti sono quelli che trainano l'economia statunitense.
Pertanto, crediamo che gli investitori non debbano preoccuparsi troppo per una imminente recessione negli Stati Uniti, soprattutto dopo che hanno visto i dati del lavoro.
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