Venerdì 22, a Jackson Hole Powell non scoprirà le proprie carte

Visti i livelli dei mercati e le attese di PIL e inflazione per i prossimi mesi, diversi analisti sono convinti che sia arrivato il momento per modificare i portafogli
Gli analisti sovrappesano le azioni statunitensi a grande e media capitalizzazione, poiché tendono ad avere bilanci più solidi e flussi di cassa affidabili rispetto alle controparti a piccola capitalizzazione e sottopesano le azioni statunitensi a piccola capitalizzazione
A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM
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Dati macro attesi deboli mentre sull'inflazione pesano i dazi
Nessun dato rilevante per i mercati in uscita oggi. Gli investitori sono concentrati sia sui dati di PMI degli Stati Uniti e il PhillyFed di agosto, tutti previsti in contrazione, in uscita giovedì 21 prossimo, sia soprattutto sul discorso che terrà Powell a Jackson Hole venerdì 22 agosto. Siamo convinti che Powell non scoprirà le sue carte e terrà un atteggiamento guardingo. Nel frattempo, gli economisti discutono se il peggioramento dei dati sull’occupazione dipenda da una domanda debole di lavoratori o da un’offerta carente. Se il problema fosse l’offerta, i tagli dei tassi rischierebbero di aggravare l’inflazione.
Quello che appare certo è che al momento i dazi si stanno trasmettendo in modo disomogeneo e continueranno a spingere l’inflazione più in alto nei prossimi mesi. Questo significa che non sarà facile per i policymaker distinguere gli effetti temporanei dei dazi dalle pressioni inflazionistiche più durature.
Il recente rally impone una rivisitazione del portafoglio
Con l'indice S&P 500 in rialzo di circa il 30% rispetto al minimo di inizio aprile, il settore tecnologico in rialzo di oltre il 52% e il settore dei servizi di comunicazione in rialzo di quasi il 35%, crediamo che gli investitori debbano ora valutare le proprie aspettative di mercato rispetto alla realtà. Secondo alcuni analisti, l'S&P 500 si colloca esattamente al centro del target range medio di fine anno, a circa 6.400.
Pertanto, con un buon rally azionario alle spalle e valutazioni solide per diversi settori, numerosi analisti ritengono che possa essere il momento giusto per apportare alcune modifiche ai portafogli e cercare di prepararsi a quello che ritengono possa essere un periodo potenzialmente prolungato di crisi nei mercati azionari e delle materie prime. Analisti e strategist ritengono infatti che diverse incertezze potrebbero facilmente causare ostacoli al mercato, e offrire ulteriori opportunità di investimento più avanti quest'anno o nelle prime fasi del 2026.
Crescita inferiore al passato, Fed verso un taglio di 25 punti base a settembre
Per quanto ci riguarda, la nostra attenzione alla qualità, sia in azioni che in obbligazioni, non è cambiata. E non abbiamo nemmeno cambiato la nostra opinione che l'inflazione probabilmente salirà lentamente nel corso dell'anno, rallentando la crescita economica. Pensiamo che la crescita del PIL possa fermarsi all'1,3% quest'anno e un tasso leggermente migliore dell'1,5% l'anno prossimo, entrambi comunque ben al di sotto dei tassi registrati negli ultimi anni. Motivo questo che, unito alla debolezza in vista del mercato del lavoro, ci porta a ritenere che la Fed probabilmente taglierà i tassi di interesse di 25 bps nel meeting del 17 settembre prossimo (secondo il FedWatch Tool il 98% dei trader si aspetta un taglio) e continuerà l’anno prossimo.
Big cap preferite alle small
Ridimensionamento e ribilanciamento sono quindi due aggettivi che descrivono bene gli aggiustamenti di portafoglio che gli analisti stanno privilegiando. Da notare che questi continuano a privilegiare un sovrappeso delle azioni statunitensi a grande e media capitalizzazione, poiché tendono ad avere bilanci più solidi e flussi di cassa affidabili rispetto alle controparti a piccola capitalizzazione.
Analisti che hanno invece declassato le azioni statunitensi a piccola capitalizzazione, dopo che il recente rally ha portato l'indice Russell 2000 a livelli in cui il rallentamento dell'economia e i costi di finanziamento ancora elevati hanno sbilanciato il rapporto rischio/rendimento potenziale. Per quanto riguarda i settori azionari, gli strategist hanno declassato i servizi di comunicazione (per ridurre l'esposizione al settore tecnologico), mentre continuano a privilegiare il settore dell'informatica, neutrale l'energia (da sovrappeso). A livello settoriale, le preferenze sembrano convergere verso il settore finanziario.
In linea con il declassamento del settore azionario energetico, gli strategist hanno anche declassato a neutrale il rating delle materie prime e del settore energetico delle materie prime, mentre hanno alzato quello dei metalli industriali delle materie prime, dove i dazi non sono stati così elevati come temuto.
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