Vivendi soffre l’impatto di TIM sul bilancio


Il 2022 dei francesi si è chiuso con una perdita di oltre un miliardo a causa dell’aggiustamento al fair value delle azioni TIM, mentre il management definisce le offerte arrivate per l’ex monopolista italiano sotto il valore e le potenzialità della società.


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Vivendi in calo a Parigi

Telecom Italia condiziona sempre più Vivendi, non solo a livello di bilancio ma anche in termini di performance in borsa.

Il giorno dopo la diffusione dei conti, virati in rosso nel 2022 a causa dell’impatto di TIM, il titolo dei francesi apre la seduta alla borsa di Parigi con un calo del 2% (9,55 euro), recuperando leggermente dopo circa un’ora ma restando comunque in negativo (-0,80%) e avvicinandosi di più alla performance del principale indice francese (-0,30%), il Cac 40, di cui fa parte.

L’impatto di TIM

I numeri del 2022 diffusi ieri sera indicano una perdita annuale attribuibile agli azionisti di 1.010 milioni di euro, corrispondente a -0,98 euro per azione, quando nel 2021 i francesi avevano registrato un utile di 24.692 milioni (22,94 euro per azione), comprensivo della plusvalenza sul deconsolidamento della partecipazione del 70% in Universal Music Group.

Di queste perdite, l’aggiustamento al fair value delle azioni TIM ha determinato una perdita da deconsolidamento pari a 1.347 milioni di euro (-728 milioni di euro nel 2021).

Nel dettaglio, Vivendi ha contabilizzato la differenza tra il valore di carico della propria partecipazione nell’ex monopolista italiano al 31 dicembre 2022, pari a 0,5864 euro per azione, e il fair value calcolato sulla base della quotazione del titolo a tale data (0,2163 euro per azione).

A fine anno, spiegava la nota della società, Vivendi non contabilizza più la partecipazione a patrimonio netto visto che non esercita più un’influenza notevole su TIM a seguito delle dimissioni dei suoi due rappresentanti nel board.

Gli altri numeri

I francesi hanno realizzato un utile rettificato di 343 milioni di euro, o 0,33 euro per azione, rispetto ai 613 milioni di euro del 2021, o 0,57 euro per azione.

I ricavi nel corso dell’anno sono cresciuti del 10,1% se paragonati al 2021, arrivando così a 9.595 milioni di euro, grazie alle performance di Havas (+424 milioni di euro), di Canal+ Group (100 milioni di euro) e al notevole incremento di Gameloft (56 milioni).

Aumento anche per gli utili rettificati prima degli interessi e delle imposte sul reddito, toccando gli 868 milioni di euro dai 639 milioni dell’anno precedente, mentre gli utili prima degli interessi e delle imposte sul reddito sono cresciuti a 761 milioni di euro dai 356 milioni del 2021.

Infine, aumento del 35,6% per l’Ebita, attestatosi così a 868 milioni di euro.

Un anno solido e previsioni

Il 2022 è stato definito come “solido” per Vivendi da Yannick Bolloré, Presidente del Consiglio di Sorveglianza, sottolineando come i business principali della società “hanno dimostrato un notevole dinamismo, assicurando al gruppo una performance più che soddisfacente anche con l'uscita di Universal Music Group (UMG) dal nostro perimetro di consolidamento nel 2021”.

Di “eccellente performance” parla Arnaud de Puyfontaine, presidente del consiglio di amministrazione di Vivendi, sottolineando “i risultati operativi, con una crescita a due cifre dell'EBITA e dei ricavi”.

Risultati ottenuti grazie ai risultati nel campo “della cultura, dell'intrattenimento e dell'informazione”, “da sole responsabili del 10% della crescita dell’Ebita, includendo i contributi delle nostre partecipazioni in Universal Music Group (UMG) e Lagardère, la crescita dell'EBITA è stata ancora maggiore, pari al 35,6%”.

Inoltre, “la situazione finanziaria del gruppo è solida, con un debito netto sotto controllo, una buona generazione di flussi di cassa e significative linee di credito disponibili”, concludeva de Puyfontaine.

Guardando al 2023, Vivendi ha dichiarato di affrontare l’anno con fiducia, pur rimanendo attenta al contesto macroeconomico e geopolitico.

Offerta sotto il valore di TIM

Nel corso della conferenza stampa di presentazione dei risultati, de Puyfontaine si è soffermato sulle offerte per la rete di TIM arrivate da KKR e dalla coppia CDP-Macquarie “molto al di sotto del valore reale e del vero valore di Telecom Italia”.

Le due offerte, infatti, valutano la rete circa 20 miliardi, mentre sempre Vivendi, socio TIM con il 24%, la valutava oltre i 30 miliardi.

Anche se de Puyfontaine ha spiegato di “non conoscere i dettagli dell’offerta di CDP-Macquarie”, il manager affermava che “se effettivamente è a condizioni variabili e al livello di valutazione che è stato fatto da KKR, mi sembra che sia completamente al di sotto degli obiettivi che Vivendi ha chiaramente indicato in termini di condizioni che le permetterebbero di essere in grado di sostenere un’operazione”.

A questo punto, Vivendi potrebbe scendere in campo nella vicenda: “il fatto di aver deconsolidato Telecom Italia” significa che “ora siamo in grado di svolgere il ruolo di azionista attivo”, avendo “la totale libertà di difendere la giusta valutazione della partecipazione che abbiamo in questa società che, dal nostro punto di vista in termini di valore, ha un potenziale molto importante”, dichiarava de Puyfontaine, secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters.

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