Wall Street resiste ma si teme ancora Powell


I future di New York scambiano in verde prima dell’apertura della borsa, mentre le attese sono per un’altra audizione di Powell dopo l’ammissione dei pericoli di recessione arrivata ieri al Senato.


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Powell e la recessione

Alla fine il Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, aveva ammesso il rischio che l’aumento dei tassi di interesse dell’istituto centrale americano potrebbe causare una recessione economica.

Nell’atteso intervento al Senato USA, ieri Powell ribadiva l’impegno nel riportare l’inflazione verso il target del 2%, ribandendo la correttezza del ritmo attuale dei rialzi dei tassi, in quanto appropriato.

Un cambio nelle scelte della Fed, avvisava Powell, potrebbe arrivare solo nel caso in cui l’inflazione cali rispetto a quanto evidenziato dagli ultimi dati, anche se poi aggiungeva che l’economia a stelle e strisce resta comunque “molto forte”, pertanto pronta a sopportare un costo del denaro elevato.

Le attese di recessione avevano dato vigore alle obbligazioni e il Treasury Note a dieci anni saliva leggermente fino a 3,171%, per poi tornare a scendere a 3,104%.

Oggi si replica: alle 16:00 italiane Powell terrà una nuova audizione di fronte alla commissione finanza, ma questa volta della Camera.

I dati sul lavoro USA

Non sono serviti i dati diffusi oggi dal Dipartimento del lavoro USA sui sussidi di disoccupazione, con le richieste iniziali dell’ultima settimana risultate di 229 mila unità, leggermente superiori alle previsioni (227 mila), e inferiori al precedente dato, rivisto a 231 mila.

Un altro ‘termometro’ dell’economia americana arriverà dopo l’apertura di Wall Street, quando verranno comunicati i dati sulle PMI dei servizi, con gli analisti che si attendono 53,5 punti, in leggero aumento rispetto al precedente 53,4.

Wall Street sopra la parità

Dopo le chiusure positive in Asia, i future di Wall Street riducono i guadagni della mattina a seguito della comunicazione dei dati sul lavoro, con la performance del Nasdaq, dello S&P 500 e del Dow Jones appena sopra la parità, dopo il rosso di ieri.

Nell’azionario USA, il pre-market vede le grandi società tecnologiche in lieve recupero, con Tesla (+0,40%), Nike (+1%), Zoom (+1%), NVIDIA Corporation (+0,70%), Amazon (+0,70%), JD.com (+0,40%) Microsoft (+0,50%), AMD (+0,70%), Apple (+0,70%) e Meta (+0,30%) tra le più attive.

Balzo per Occidental Petroleum (+3,5%), dopo la decisione di Warren Buffett di acquistare altri 9,6 milioni di azioni della società petrolifera, portando la partecipazione della sua Berkshire Hathaway al 16,3%.

Nike lascia la Russia

Un’e-mail inviata da Nike e ripresa dalla Reuters comunica il ritiro completo della società di abbigliamento sportivo dalla Russia, tre mesi dopo aver sospeso le sue attività nel paese, unendosi così a McDonald’s e Google.

Il 3 marzo scorso erano state sospese le attività in tutti i negozi Nike e gestiti in proprio in Russia, quale risposta alle azioni di Mosca in Ucraina, aggiungendo che quelli ancora aperti erano gestiti da partner indipendenti.

“La nostra priorità è il pieno sostegno ai nostri dipendenti mentre ridimensioneremo responsabilmente le nostre attività nei prossimi mesi”, si legge nel comunicato inviato per posta elettronica, ha detto l'azienda in un comunicato inviato via e-mail.

Perdite per Tesla

Brutte notizie per Tesla, dopo che l’amministratore delegato Elon Musk ha comunicato una perdita di “miliardi di dollari” per i suoi stabilimenti produttivi da poco aperti ad Austin e a Berlino, con “tonnellate di spese e quasi nessuna produzione”.

“Abbiamo avuto delle difficoltà con l’aumento di produzione della [batteria] 4680, con il piano strutturale dei pacchi batteria, e poi, ironia della sorte, gli strumenti necessari per la realizzazione delle celle 2170 sono bloccati in Cina”, ha detto Musk, aggiungendo che “ci vorrà più impegno per portare questa fabbrica ad alti volumi di produzione di quanto ce n’è voluto per costruirla”.

Petrolio ancora in calo

Sul mercato delle materie si continua a scontare la recessione economica, con un Bloomberg Commodity che tocca i minimi da fine maggio, al quarto giorno di ribasso.

Il future sul greggio WTI continua il suo calo (-1%) a 105 dollari, ormai a -14% dal suo picco dell’otto marzo (123,70 dollari), mentre il Brent viene scambiato a 111 dollari al barile.

La forte inflazione negli Stati Uniti sta cominciando a pesare sulla benzina, visto il calo di 0,3 milioni di barili della domanda arrivato la scorsa settimana, secondo quanto comunicato dalla Energy Information Administration. Dal Wall Street Journal calcolano un livello di domanda più bassa dell’8% rispetto ad un anno fa.

A ridurre la pressione sui prezzi del petrolio ci sono state anche le dichiarazioni del Presidente Joe Biden, arrivate dopo un incontro con i vertici dei colossi petroliferi.

Per cercare di ridurre la pressione dell’inflazione, Biden chiedeva al Congresso USA di approvare la sua proposta di sospensione per tre mesi della tassa federale sulla benzina, pari a circa 30 centesimi al gallone, così come prevedevano diverse indiscrezioni diffuse dai media nella giornata di ieri.

Al centro delle dichiarazioni del presidente anche l’industria petrolifera, alla quale ha chiesto un aumento della raffinazione per aumentare l’offerta di benzina, calmierando i prezzi.

In short sul Bitcoin

Sul fronte criptovalute, il Bitcoin resta positivo e si attesta sui 20.600 dollari, in lieve aumento dell’1%.

L’emittente di fondi negoziati in borsa ProShares, ha lanciato un nuovo ETF sul Bitcoin, dopo quello sui future della principale delle cripto lanciate nei mesi precedenti.

Il nuovo strumento permetterà un’esposizione short sul Bitcoin negli Stati Uniti, mentre questo tipo di ‘scommessa’ è già possibile in Canada.

In sostanza, l’ETF replicherà l’opposto del prezzo del Bitcoin tramite i future quotati a Chicago, permettendo inoltre a chi non ha la possibilità di usare CFD o non ha accesso ai contratti derivati, di shortare la cripto.

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