A Wall Street rimbombano ancora le parole di Powell

A Wall Street rimbombano ancora le parole di Powell

Powell ha deluso chi si attendeva segnali della fine delle strette monetarie, mentre anche le altre banche centrali proseguono ad alzare i tassi di interesse.

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Wall Street debole

Pesano ancora a Wall Street le parole del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, pronunciate ieri con un tono ‘hakish’, deludenti per tutti coloro che si attendevano segnali della fine della politica monetaria restrittiva da parte dell’istituto centrale.

Se ieri il Nasdaq ha perso l’1,2%, l’S&P500 lo 0,5% e il Dow Jones lo 0,30%, indeboliti proprio da Powell, oggi i future sui principali indici di New York segnano un calo dello 0,30% a meno di un’ora dal suono della campanella, indicando una possibile apertura negativa.

In rialzo di circa mezzo punto percentuale i Treasury USA, salendo così al 3,74% (decennale) e al 4,729 (biennale), mentre il dollaro resta piatto nei confronti dell’euro e la coppia EUR/USD non si muove da 1,0993

Non ha mosso particolarmente il mercato i dati arrivati dal Ministero del Lavoro sulle richieste iniziali di disoccupazione, risultate di 264 mila nella settimana terminata al 17 giugno, in linea con i numeri precedenti e solo leggermente sopra le previsioni (260 mila).

Powell non convince

In attesa del bis di oggi previsto per le ore 16 italiane, le dichiarazioni da falco di Jerome Powell arrivate ieri al Congresso non sono state sufficienti a convincere alcuni investitori sulle probabilità che la Fed mantenga i tassi di interesse elevati ancora per molto.

Powell ha ribadito che la Fed ha “molta strada da fare” per riportare l’inflazione al suo obiettivo del 2% e ha suggerito che la banca centrale potrebbe avere bisogno di aumentare i tassi ancora due volte quest'anno, lo stesso messaggio trasmesso anche durante la riunione dell’istituto centrale della scorsa settimana.

“Il mercato è generalmente convinto che l’economia sia destinata a rallentare, che le condizioni di recessione previste dal consenso verso la fine di quest'anno e nel prossimo porteranno la Fed ad allentare la politica monetaria”, secondo Roger Hallam, responsabile globale dei tassi di Vanguard.

Greg Peters, co-chief investment officer di PGIM Fixed Income, ritiene che l’inflazione rimanga ancora troppo alta per prevedere tagli dei tassi a breve: “possiamo ancora prevedere la durata dei tassi alti, pensiamo che sia troppo prematuro”.

Banche centrali hawkish

Dopo l’antipasto delle decisioni della Banca centrale svizzera e di quella norvegese, oggi anche la Banca d’Inghilterra e quella turca hanno effettuato una stretta monetaria.

La Banca d'Inghilterra ha alzato il tasso di interesse di cinquanta punti base, portandolo al 5%. Anche se il dato di ieri sull’inflazione aveva modificato la composizione del consensus, il grosso degli economisti restava dell'idea di un incremento da 25 punti base.

Dei nove membri del Monetary Policy Committee, sette hanno votato a favore del rialzo da mezzo punto, gli altri due avrebbero voluto lasciare invariato il tasso interbancario al 4,5%.

“Crediamo che la scelta sia stata necessaria ma riteniamo che sia arrivata anche troppo tardi”, dichiara Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, secondo il quale “la BoE doveva avere una stance più hawkish nei mesi precedenti mantenendo così più credibilità e reputazione rispetto all’impegno di riportare l’inflazione al 2%”.

Forte aumento per la Banca centrale della Turchia, anche se inferiore alle previsioni, con una stretta che ha portato il tasso dal precedente 8,5% al 15%, quando il consensus si aspettava che fosse portato al 20%.

Notizie societarie e pre-market USA

Netflix (-0,10%): annunciati piani per investire 2,5 miliardi di dollari per sostenere showrunners e studi coreani, programmi di formazione e altre iniziative.

Accenture (-2%): prevede per il quarto trimestre un fatturato compreso tra 15,75 e 16,35 miliardi di dollari rispetto ad una previsione di 16,35 miliardi (dati Refinitiv).

Darden Restaurants (-4%): previsto eps per l’intero anno compreso tra 8,55 e 8,85 dollari, rospetto alla stima media degli analisti di 8,78 dollari (dati di Refinitiv).

AlloVir Inc (-22%): ha annunciato 20 milioni di azioni a 3,75 dollari per un aumento di 75 milioni di dollari e il prezzo dell’offerta rappresenta uno sconto del 24% rispetto all'ultima chiusura (4,93 dollari).

Spirit AeroSystems (-9%): ha deciso di sospendere la produzione nel suo stabilimento di Wichita, in Kansas, dopo che i lavoratori hanno rifiutato una proposta di accordo di quattro anni e hanno dichiarato che avrebbero iniziato uno sciopero il 24 giugno.

Raccomandazioni analisti

Amazon

JP Morgan: ‘buy’ e prezzo obiettivo fermo a 145 dollari.

Micron

Goldman Sachs: ‘buy’ e target price aumentato da 70 USD a 80 dollari.

Intel

JP Morgan: ‘sell’ e prezzo obiettivo ancora a 30 dollari.

Nike

Wedbush: ‘buy’ e target price ridotto da 139 USD a 129 dollari.

Goldman Sachs: ‘buy’ e prezzo obiettivo diminuito da 148 USD a 144 dollari.

FedEx

Credit Suisse: ‘buy’ e target price ridotto a 265 USD dai precedenti 273 dollari.

Pfizer

Goldman Sachs: ‘buy’ e prezzo obiettivo ancora a 58 dollari.

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