Accantonamenti e rischi legali impattano sui conti di Mps


La banca di Rocca Salimbeni ha chiuso l’anno con una perdita di 1,69 miliardi di euro. Il titolo debole in Borsa dopo i guadagni degli ultimi giorni. Nella call con gli analisti, l’ad Bastianini ha ribadito «come prioritario un merger con un partner di primario standing».


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Mps, 1,69 miliardi di perdite nel 2020

Il 2020 si chiude con una perdita di 1,69 miliardi di euro per Banca Mps. I numeri sul quarto trimestre, diffusi questa mattina dalla banca, sono impattati da oltre 1,3 miliardi di componenti non operative: dagli accantonamenti per rischi e oneri (quasi un miliardo) alla revisione delle Dta (imposte differite attive) per circa 340 milioni di euro.

Mps lo scorso anno ha realizzato ricavi per 2,9 miliardi, in calo dell’11,2% per effetto della flessione del margine di interesse (-14% sull’anno prima) riconducibile quest'ultimo alla cessione degli utp (unlikely to pay) e agli effetti delle altre azioni per rispettare gli impegni del piano di ristrutturazione 2017-2021 della banca. Sul calo del margine di interesse pesa anche la scissione a favore di Amco.

Nello specifico il risultato operativo lordo è di 714 milioni, il risultato operativo netto in rosso di 39 milioni ma, senza le rettifiche addizionali per il Covid-19, risulta positivo per 300 milioni.

Nel quarto trimestre Rocca Salimbeni ha registrato un risultato operativo netto di 18 milioni (rettifiche Covid pari a 48 milioni), il Ratio dei crediti deteriorati (Npe) lordo si attesta al 4,3% dopo l'operazione con Amco (dal 12,4% del 2019) e il Ratio patrimoniale Cet1 transitional è rimasto al 12,1% ben sopra all'8,7% richiesto dalla vigilanza Bce per lo Srep (processo di revisione e valutazione prudenziale) 2021.

Il titolo debole a Piazza Affari

Dopo aver aperto in calo del 2% in un mercato positivo, alle 12 il titolo Mps continua la strada al ribasso con una flessione dell’1,30% scambiato a 1,36 euro. Il Tesoro, che controlla la banca con il 64%, è alla ricerca di un compratore ma i progressi nei negoziati sono stati ostacolati dalla crisi politica e dal cambio al vertice a UniCredit, possibile candidato all'acquisto.

A fine mattinata il titolo della banca di piazza Gae Aulenti guadagna l’1,07% a 8,73 euro, in attesa del cda sui conti calendarizzato per oggi, mentre l’indice di settore sale dello 0,29%.

L’ad Bastianini: priorità trovare un partner

«Il capital plan presentato dalla banca ha come prioritario un merger con un partner di primario standing attraverso cui realizzare l'aumento di capitale necessario», ha ribadito l'ad Guido Bastianini nel corso della conference call con gli analisti. Nel caso in cui il merger non dovesse avvenire in un orizzonte di breve/medio termine, ha comunicato la banca, il piano prevede un aumento da 2,5 miliardi, coperto pro-quota dallo Stato con «un 100% di equity». La parte che non venisse sottoscritta dagli azionisti di minoranza sarebbe garantita da investitori istituzionali, ha aggiunto l'ad.

Resta comunque in testa l’ipotesi Unicredit dopo le aperture recenti del presidente in pectore Pier Carlo Padoan e del futuro ad Andrea Orcel.

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