Acquisti record sui titoli di Stato in Italia e Spagna ma si rischia minore disponibilità

Piovono gli acquisti sul ‘bono’ decennale e sul trentennale italiano ma il rinnovo della politica espansiva decisa dalla BCE ridurrà il titoli disponibili
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Entusiasmo sui titoli di Stato
Il rallentamento economico non frena l’interesse degli investitori sui titoli di stato europeo. Gli ordini di acquisto relativi al Btp trentennale italiano sono arrivati alla cifra di 48 miliardi di euro, approfittando del rendimento proposto del 2,5%. Gli investitori attratti dall’offerta sono stati soprattutto esteri, rappresentando i 2/3 delle richieste arrivate da 35 Paesi.
L’attrattività era già stata evidenziata dai titoli tra i tre e i venti anni, i quali avevo registrato una domanda sostenuta, aiutata anche dallo spread tra il decennale italiano e quello tedesco tra i più alti dell’eurozona.
Numeri record anche per la Spagna che ha racimolato richieste per 53 miliardi di euro per il suo ‘bono’ decennale e assegnazioni per 10 miliardi.
Altri primati sono stati realizzati in Irlanda, Belgio e Cipro con “le emissioni di gennaio finora in linea con l’anno scorso”, spiega Luca Cazzulani, esperto di reddito fisso per Unicredit, “ma con una “domanda senz’altro sostenuta”.
L’interesse sui titoli di Stato di paesi diversi da Germania e Francia è determinato dalle condizioni offerte, in quanto quelli “più indietro nella scala dei rating offrono condizioni interessanti per gli investitori”, aggiunge Cazzulani.
Un’offerta limitata
Se la domanda si sta rivelando importante, l’offerta dei titoli in circolazione sarà ridotta a causa delle scelte della Banca centrale europea, dopo il rinnovo del Quantitative Easing arrivati nei mesi scorsi.
Secondo una stima di Jp Morgan, infatti, il 2020 rischia di essere l’anno con la minore emissione di titoli dal 2008 con 188 miliari di euro.
L’intervento dell’istituto centrale potrebbe ridurre a 43 miliardi di euro le emissioni nette per tutti i Paesi dell’eurozona, dove Germania, Austria, Paesi Bassi e Finlandia potrebbero chiudere l’anno con un saldo addirittura negativo. Tali paesi, dunque, dovrebbero emettere meno sia di quanto andrà in scadenza che di quanto la Banca centrale europea acquisterà all’interno del suo programma (QE).
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