L’AI alla resa dei conti: Wall Street chiede risultati ai colossi tech

Amazon, Apple, Microsoft e Meta si preparano alle trimestrali di ottobre. Barron’s: gli investitori vogliono vedere se gli ingenti investimenti nell’intelligenza artificiale iniziano davvero a generare profitti. Aspettative altissime, delusioni potrebbero scatenare forti correzioni
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A partire dal 21 ottobre arriveranno i conti dei Big Tech
I giganti tecnologici americani si preparano a svelare una nuova tornata di risultati trimestrali, e gli investitori guardano con attenzione ai numeri per capire se le ingenti risorse destinate all’intelligenza artificiale iniziano davvero a produrre ritorni concreti.
Come si legge in un articolo di Barron’s, la settimana del 21 ottobre sarà quella di Amazon, mentre Apple, Microsoft e Meta Platforms pubblicheranno i risultati intorno al 29 ottobre. L’attesa è alta: Wall Street vuole capire se questi colossi stanno riuscendo a monetizzare l’AI, sostenendo così valutazioni di Borsa già molto elevate e un livello di spesa in continua crescita per la nuova tecnologia.
Cresce l’inquietudine per una possibile bolla AI
Il contesto di mercato resta favorevole: da inizio anno l’indice S&P 500 ha guadagnato il 14%, mentre il Nasdaq Composite, a forte concentrazione tecnologica, è salito del 18%. Tuttavia, osserva Barron’s, cresce anche l’inquietudine per una possibile “bolla AI”, alimentata da valutazioni sempre più tirate e aspettative forse eccessive.
Le preoccupazioni si sono intensificate in agosto, dopo le dichiarazioni del CEO di OpenAI, Sam Altman, secondo cui “gli investitori sono probabilmente troppo eccitati riguardo all’AI”, pur riconoscendo che si tratta “dell’innovazione più importante degli ultimi decenni”.
Multipli superiori alla media degli ultimi cinque anni
All’interno del gruppo delle cosiddette Magnificent Seven – le sette grandi azioni tecnologiche che più beneficiano del boom dell’intelligenza artificiale – cinque titoli presentano oggi multipli prezzo/utili prospettici superiori alla media degli ultimi cinque anni. Solo Amazon e Nvidia risultano leggermente al di sotto delle rispettive medie storiche.
“Da tempo molti sostengono che le valutazioni sono eccessive e che i modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) non hanno ancora un reale impatto sui profitti”, ha spiegato a Barron’s Joe Tigay, gestore del fondo Rational Equity Armor. “Eppure il mercato continua a salire, spinto dalla speranza che l’AI cambi davvero tutto”.
Focus sui ricavi da cloud
Gli investitori si concentreranno soprattutto sui ricavi del cloud, il segmento dove si misura la capacità di tradurre l’AI in guadagni reali. In particolare, l’attenzione sarà puntata su Azure (Microsoft), Google Cloud (Alphabet) e Amazon Web Services. Se la crescita del fatturato nel cloud dovesse deludere le aspettative, il rischio di correzioni sarebbe concreto.
I grandi gruppi tecnologici hanno inoltre impegnato decine di miliardi di dollari nella costruzione di infrastrutture e data center dedicati all’intelligenza artificiale, indispensabili per sostenere la potenza di calcolo richiesta dalle nuove applicazioni. Gli analisti si aspettano aggiornamenti anche sul fronte degli investimenti, dopo trimestri caratterizzati da un’escalation di spesa.
Dai numeri una prova di maturità per tutto il settore AI
Con valutazioni così elevate e margini di errore sempre più ridotti, le società non possono permettersi trimestri deboli o indicazioni prudenziali per il futuro. “Quando i rapporti prezzo/utili raggiungono livelli tanto alti – avverte Tigay – basta una minima delusione per innescare forti correzioni. Ma lo stesso vale al contrario: risultati superiori alle attese potrebbero spingere ancora più in alto le quotazioni”.
Il prossimo appuntamento con i conti, dunque, non sarà solo un test sui numeri, ma una vera prova di maturità per l’intero settore dell’intelligenza artificiale: capire se, oltre all’entusiasmo, esistono già risultati tangibili in grado di giustificare la corsa in Borsa.
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