Aiuto, se vince Trump Borse europee KO

Aiuto, se vince Trump Borse europee KO

Già durante la passata presidenza Trump si registrò il più grande divario di performance fra le due sponde dell’Atlantico. Dazi su tutte le importazioni e stop agli incentivi alle rinnovabili sono due punti fondamentali del candidato repubblicano. Ecco quali sono le aziende europee che sarebbero più colpite.

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Con Trump la maggiore sottoperformance dello Stoxx 600 in 30 anni

Donald Trump potrebbe diventare la bestia nera delle Borse europee. Le politiche protezionistiche che il candidato repubblicano vorrebbe realizzare, se eletto, rischiano di colpire le industrie europee più impegnate nell’export verso gli Stati Uniti.

D’altronde lo si era già visto con il primo mandato di Trump presidente: in quei quattro anni Wall Street ha registrato un ottimo rialzo e le Borse europee hanno patito la più forte sottoperformance degli ultimi 30 anni, come mostra il grafico di Bloomberg che pubblichiamo qui sotto.

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Mentre le aziende dello S&P 500 realizzano il 72% dei loro ricavi negli Stati Uniti, le società dello Stoxx 600 europeo realizzano solo il 40% del fatturato in Europa. Una parte importante dei ricavi proviene dagli Usa, di gran lunga il principale partner commerciale dell'Unione europea, con un volume di scambi pari a 952 miliardi di dollari nel 2023.

Una possibile vittoria di Trump già “prezzata” in Europa

Bloomberg fa notare che mano a mano che nelle ultime settimane sono cresciute le chance di successo di Trump, gli investitori si allontanano dai titoli europei che negli ultimi anni hanno beneficiato delle politiche della presidenza Biden. Una possibile vittoria di Trump sta iniziando a essere “già prezzata” in Europa”, dice Neil Birrell, chief investment officer di Premier Miton Investors.

Nel mese di ottobre un paniere di Ubs composto da società europee che hanno beneficiato dell'Inflation Reduction Act (IRA) e da altre scelte politiche dei democratici Usa, come i titoli delle energie rinnovabili e le aziende che ottengono risultati migliori quando le relazioni commerciali sono fluide, è sceso di circa il 10%. “Ciò coincide con l'aumento delle scommesse su una vittoria di Trump”, si legge nell’articolo di Bloomberg.

L'elenco comprende società dell’energia rinnovabile come Vestas Wind Systems e aziende orientate al consumo come Pernod Ricard e Volkswagen.

Al contrario, i titoli europei selezionati da Ubs come potenziali beneficiari di un'amministrazione repubblicana sono in rialzo. Si tratta di società che beneficiano della reflazione negli Stati Uniti, di una riduzione dell'IRA, di un minore coinvolgimento degli Stati Uniti nella difesa della Ue. Tra questi, i gruppi della difesa Rheinmetall, Thales e Leonardo.

La minaccia di nuovi dazi

L'aumento dei dazi sulle importazioni e il taglio delle tasse sulle imprese sono gli aspetti più noti della politica economica di Trump. Il candidato repubblicano propone di aumentare i dazi al 60% per le importazioni dalla Cina e al 20% per il resto del mondo, scatenando l'ansia dei manager europei.

In un recente report di Bank of America si legge: “Una vittoria repubblicana darebbe al governo il più ampio margine d'azione per imporre tariffe più elevate e diminuire le tasse societarie” e “Questo scenario ci renderebbe cauti nei confronti dei settori europei con un'elevata esposizione alle vendite negli Stati Uniti”.

Gli economisti di Morgan Stanley, guidati da Marina Zavolock, stimano che un'ipotetica tariffa universale del 10% sulle importazioni negli Usa potrebbe ridurre la crescita europea di circa 0,3-0,6 punti percentuali.

Tra le società europee esposte ai dazi figurano le case automobilistiche tedesche Mercedes, Porsche e Bmw, oltre ai produttori di bevande Pernod Ricard, Remy Cointreau e Diageo.

Nel mirino l’industria automotive europea

Bloomberg osserva che quando si parla di dazi, le case automobilistiche europee meritano una menzione speciale, in quanto il settore dello Stoxx 600 che ha registrato le peggiori performance quest'anno potrebbe finire per essere colpito duramente.

Trump ha promesso sgravi fiscali per gli americani che acquistano auto, ma solo quelle prodotte negli Stati Uniti. Invece, chiede forti dazi sulle auto provenienti dal Messico e dalla Cina.

Philippe Houchois, analista di Jefferies, fa un distinguo fra i casi di Bmw e Mercedes, che definisce “più equilibrati” perché hanno fabbriche in Usa, e il caso di Volkswagen che gestisce uno dei più grandi siti di produzione automobilistica del Messico. Quanto a Porsche, le sue vendite in America sono frutto di sola importazione.

Energia rinnovabile

Bloomberg scrive che una completa cancellazione dell'IRA è da considerare improbabile sotto Trump, visti i fondi che sono già affluiti ai diversi Stati. Tuttavia, la sua campagna contro la “nuova truffa verde” di Washington, come ha ribattezzato l'IRA, ha messo nel mirino l'industria eolica offshore.

Secondo gli analisti di Ubs, l'esito delle elezioni sarà determinante per società come la danese Orsted, il più grande sviluppatore al mondo di eolico offshore. Il settore potrebbe subire pressioni se Trump dovesse sospendere l'approvazione di nuovi progetti.

Più ipotesi per il futuro del settore Difesa

Se Trump dovesse tornare alla Casa Bianca, le aziende europee del settore della difesa, come BAE Systems, Rheinmetall, Thales e Leonardo potrebbero avere vantaggi dalla probabile richiesta agli alleati della Nato di spendere di più per la difesa.

Per correttezza di cronaca va anche riportato che Trump ha dichiarato di voler porre fine alla guerra in Ucraina chiamando il presidente russo Vladimir Putin nei giorni successivi alla sua elezione per trovare un accordo. Sembra più una boutade che una frase seria, ma se ci riuscisse sarebbe una grandissima cosa, e i patimenti dell’industria della difesa sarebbero sicuramente compensati da altri vantaggi economici per tutti i Paesi europei.

In linea generale, ci sembra saggio il commento di Frederique Carrier, responsabile della strategia di investimento di RBC Wealth Management, che a Bloomberg ha dichiarato: “Il nostro messaggio generale ai clienti è che nel medio-lungo termine il ciclo economico, il ciclo dell'innovazione, il ciclo degli utili, sono fattori molto più importanti per i mercati azionari rispetto a chi siede alla Casa Bianca. Detto questo, le elezioni possono causare una certa volatilità”.

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