Al via collocamento Btp indicizzato all’inflazione europea

Il Titolo di Stato ha una scadenza fissata al 15 maggio 2036 e la guidance di rendimento è in area 23 punti base sul Btp con scadenza 15 maggio 2033.

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Il collocamento del Btp

Partito questa mattina il collocamento del nuovo benchmark BTP€i a 10 anni da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il titolo è indicizzato all’inflazione dell’area euro con esclusione dei prodotti a base di tabacco e scadrà il 15 maggio 2036.

Alle ore 10:36 gli ordini avevano già superato i 35 miliardi di euro e il rendimento era stato fissato a 23 punti base sul Btp con scadenza 15 maggio 2033.

A curare il collocamento erano state incaricate Banco Bilbao Vizcaya Argentaria SA (BBVA), BofA Securities Europe S.A., Citibank Europe Plc, HSBC Continental Europe e Société Générale Inv. Banking.

I collocamenti precedenti

Il collocamento arriva dopo che già a fine gennaio il MEF aveva messo sul mercato un nuovo Btp a 15 anni da 10 miliardi di euro con ordini quasi otto volte l'importo, mentre a inizio anno la domanda per un dual tranche - un nuovo titolo a 7 anni da 10 miliardi e la riapertura del trentennale per 5 miliardi - aveva superato complessivamente quota 160 miliardi.

Un altro collocamento era stato chiuso il primo di marzo, in questo caso il Btp Valore marzo 2023, conclusosi con una raccolta di oltre 18 miliardi, cifra record per un titolo retail.

Con questi collocamenti, il Tesoro ha già superato il 25% dell’obiettivo di quest’anno rispetto al 20% ottenuto lo scorso anno nello stesso periodo, secondo quando rilevato da Unicredit la scorsa settimana.

Un successo nonostante il debito

La forte domanda per i Titoli di Stato italiano arriva nonostante l’ingente debito italiano, con gli investitori a caccia di alti rendimenti garantiti dalle aspettative sui tassi di interesse e dalla politica della Banca centrale europea.

Il rapporto deficit/Pil italiano si è attestato al 7,2% l’anno scorso, più del doppio della media del 3,2% stimata per il bocco di 20 nazioni e con un forte sforamento per il secondo anno consecutivo.

Eppure, il divario tra il rendimento dei titoli sovrani italiani e la controparte tedesca (spread) si è ridotto la scorsa settimana a 115 punti base, il livello più basso degli ultimi 26 mesi. “Lo spread continua a restringersi perché gli investitori corrono ad assicurarsi rendimenti a livelli che non si vedevano da oltre un decennio”, spiega Erjon Satko, rate strategist presso BofA.

A questo si aggiungono le previsioni di un taglio dei tassi di interesse a giugno e la presenza del cosiddetto scudo anti-spread (il Tpi: Transmisson Protection Instrument), introdotto nel luglio 2022, che sta guidando il comportamento degli investitori nonostante non sia mai stato utilizzato dalla BCE. “Ora ci troviamo in quella che definisco una nazionalizzazione del mercato obbligazionario europeo, dove un market maker - la BCE - può potenzialmente bloccare qualsiasi speculazione contro il debito sovrano”, spiega Christopher Dembik, senior investment advisor di Pictet AM.

“Gli investitori sanno che è sempre una cattiva idea scommettere contro una banca centrale... siamo in un paradigma completamente nuovo, un mondo nuovo”, conclude Dembik, aggiungendo che il mercato “continuerà a ignorare i fondamentali dell’Italia nell’immediato futuro”.

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