Allarme dalla BCE: “rischio bolla per il settore dell’AI”
La Banca centrale europea ha espresso preoccupazione per una potenziale bolla speculativa nel settore dell'Intelligenza Artificiale, avvertendo che potrebbe scoppiare bruscamente se le aspettative degli investitori non dovessero essere soddisfatte.
Rischio bolla secondo BCE
Proprio nel giorno della trimestrale della regina dell’Intelligenza Artificiale, ovvero Nvidia, arriva l’allarme della Banca centrale europea sul settore dell’AI e di uno scoppio di una possibile bolla. L’avviso è stato lanciato nel rapporto semestrale sulla stabilità finanziaria della Banca centrale europea, in cui si evidenzia come il mercato azionario, specialmente negli Stati Uniti, sia diventato sempre più dipendente da un ristretto gruppo di aziende percepite come beneficiarie del boom dell'IA.
"Questa concentrazione tra poche grandi imprese solleva preoccupazioni sulla possibilità di una bolla dei prezzi degli asset legati all'IA", afferma la BCE nel suo rapporto. L'istituzione aggiunge: "Inoltre, in un contesto di mercati azionari globali profondamente integrati, segnala il rischio di ricadute negative a livello mondiale, qualora le aspettative sugli utili di queste imprese venissero deluse".
Gli altri potenziali rischi
La BCE osserva che gli investitori stanno richiedendo un premio di rischio basso per possedere azioni e obbligazioni, mentre i fondi hanno ridotto le loro riserve di liquidità. Questo scenario preoccupa l'istituzione: "Dato il livello relativamente basso di asset liquidi detenuti e i significativi divari di liquidità in alcuni tipi di fondi di investimento aperti, la carenza di liquidità potrebbe portare a vendite forzate di asset che potrebbero amplificare gli aggiustamenti al ribasso dei prezzi".
Tra gli altri rischi segnalati, la BCE ha menzionato la vulnerabilità della zona euro a una maggiore frammentazione degli scambi commerciali. Questa preoccupazione è diventata particolarmente rilevante dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali statunitensi di questo mese. Il presidente eletto ha fatto dei dazi un punto centrale della sua proposta elettorale, e diversi funzionari della BCE hanno avvertito che tali misure, se implementate, potrebbero danneggiare la crescita economica nella zona euro.
I policymaker hanno inoltre sottolineato che i governi della zona euro, in particolare Italia e Francia, dovranno affrontare tassi di interesse significativamente più elevati per i prestiti nel prossimo decennio, enfatizzando la necessità di adottare politiche fiscali prudenti.
La BCE ha anche evidenziato come le elevate valutazioni e la concentrazione del rischio rendano i mercati finanziari vulnerabili a bruschi e repentini aggiustamenti, soprattutto nei mercati azionari. "Mentre i mercati azionari hanno recentemente assorbito rapidamente gli eventi estremi, le vulnerabilità sottostanti li rendono inclini a episodi simili in futuro", si legge nel rapporto.
Pericoli per gli investitori
L'istituzione ha segnalato che gli investitori potrebbero sottovalutare la probabilità e l'impatto di scenari avversi, come indicato dai premi di rischio azionario a livelli record e dagli spread obbligazionari societari relativamente compressi su entrambe le sponde dell'Atlantico.
Secondo la BCE, c'è una maggiore probabilità che sorprese negative, come un netto deterioramento delle prospettive di crescita economica, improvvisi cambiamenti nelle aspettative di politica monetaria o un'ulteriore escalation di conflitti geopolitici in corso, possano "innescare bruschi cambiamenti nel sentiment degli investitori, con conseguenti ricadute su tutte le classi di attività".
L'istituzione ha anche messo in guardia sul fatto che esposizioni concentrate, disallineamenti di liquidità e leva finanziaria elevata in alcune parti del settore dell'intermediazione finanziaria non bancaria (NBFI) potrebbero amplificare le dinamiche di mercato avverse.
Infine, la BCE ha evidenziato che, sebbene generalmente limitate, sacche di elevata leva finanziaria e sintetica in alcune entità, come gli hedge fund, possono aumentare i rischi di spillover. La crescente concentrazione nei portafogli azionari e l'aumento dell'esposizione alle attività statunitensi aumentano ulteriormente il potenziale di ricadute macrofinanziarie avverse.
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