Allarme di Morgan Stanley sul dollaro: scenderà del 9% in un anno

Secondo la banca Usa, il biglietto verde è destinato a tornare sui livelli della pandemia da Covid, spinto al ribasso dai tagli dei tassi della Fed e dal rallentamento economico. A beneficiarne saranno euro, yen e franco svizzero. Previsto anche un netto calo dei rendimenti dei Treasury.

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Il rallentamento economico peserà sul Dollar Index

Secondo gli analisti di Morgan Stanley, il dollaro Usa è destinato a un indebolimento sostanziale nei prossimi dodici mesi. In una nota pubblicata il 31 maggio e citata in un articolo di Bloomberg, la banca d’investimento americana prevede che il Dollar Index, un indice che misura la forza del biglietto verde rispetto a un paniere composto da sei valute principali, calerà entro la metà del 2026 di circa il 9% fino a quota 91, un livello che non si vedeva dai tempi della pandemia di Covid-19.

Alla base di questa previsione ci sono due fattori principali: l’attesa per un ciclo di tagli dei tassi da parte della Federal Reserve e un rallentamento congiunturale dell’economia americana. “Riteniamo che i mercati dei tassi e delle valute abbiano intrapreso tendenze significative e durature, che porteranno il dollaro molto più in basso e le curve dei rendimenti a diventare molto più ripide, dopo due anni di oscillazioni all’interno di intervalli molto ampi”, si legge nel report.

Le scommesse al ribasso sul dollaro sono al massimo dal 2023

Il dollaro ha già perso slancio nel corso del 2025, zavorrato da incertezze geopolitiche e dalla crescente sfiducia degli investitori nei confronti della politica commerciale degli Stati Uniti. Il Dollar Index ha ceduto circa il 10% rispetto al picco di febbraio, mentre, secondo i dati della Commodity Futures Trading Commission, le attuali posizioni speculative ribassiste sul dollaro sono ai massimi dal 2023.

JP Morgan consiglia di acquistare dollaro australiano

Non è solo Morgan Stanley ad assumere una posizione pessimista. Anche JPMorgan Chase in una nota recente ha confermato un orientamento ribassista sul dollaro, suggerendo invece posizioni lunghe (acquisti) su euro, yen giapponese e dollaro australiano. In un contesto in cui le tensioni commerciali legate alla politica protezionistica dell’amministrazione Trump mettono in discussione la centralità del dollaro nel sistema finanziario globale, la domanda di alternative valutarie cresce.

Morgan Stanley: così saliranno euro e yen

Gli analisti di Morgan Stanley vedono un rafforzamento significativo per le valute considerate "rivali" del dollaro. L’euro, attualmente attorno a quota 1,13 dollari, potrebbe salire fino a 1,25 entro il 2026. Anche la sterlina britannica potrebbe beneficiare di questo contesto, passando da 1,35 a 1,45 dollari, sostenuta da un rischio commerciale percepito come ridotto per la Gran Bretagna. Lo yen, infine, potrebbe rafforzarsi fino a 130 per dollaro, rispetto agli attuali 143.

L’indebolimento del dollaro favorisce le cosiddette valute rifugio, tra cui anche il franco svizzero, che potrebbe attrarre flussi di capitale in un contesto di maggiore incertezza sui mercati.

La politica monetaria come ago della bilancia

Morgan Stanley prevede che i rendimenti dei Treasury decennali scenderanno fino a raggiungere il 4% alla fine dell’anno. Il calo sarà molto più consistente l’anno prossimo quando la Federal Reserve ridurrà i tassi di interesse di 175 punti base.

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