Altman parla di bolla AI, ma Morgan Stanley vede un boom da $16.000 miliardi

Altman parla di bolla AI, ma Morgan Stanley vede un boom da $16.000 miliardi

Alla vigilia di una maxi-raccolta da 6 miliardi di dollari per OpenAI, il fondatore lancia l’allarme. Morgan Stanley replica che i benefici dell’AI potrebbero far crescere la Borsa Usa quanto l’intero Pil della Cina.

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Il messaggio ambiguo del fondatore di OpenAI

Sam Altman, numero uno di OpenAI, ha lanciato un allarme che suona paradossale: secondo lui l’industria dell’intelligenza artificiale si trova in piena bolla. “Gli investitori sono eccessivamente eccitati? La mia opinione è sì. L’AI è la cosa più importante accaduta da molto tempo? Anche qui la risposta è sì”, ha dichiarato pochi giorni fa. Un giudizio che arriva proprio mentre la sua società sta trattando la vendita di circa 6 miliardi di dollari di azioni, in un’operazione che valuta OpenAI attorno ai 500 miliardi di dollari.

Il messaggio di Altman è quindi ambiguo: da un lato mette in guardia dal rischio di euforia collettiva, dall’altro cerca capitali freschi in un momento in cui le valutazioni già incorporano aspettative molto aggressive. Il parallelo con la storia di Internet di fine anni Novanta viene naturale, ma con una differenza: oggi i giganti tecnologici sono solidamente redditizi e stanno investendo in modo massiccio per rendere l’AI un’infrastruttura di base dell’economia.

I conti di Morgan Stanley: dall’AI una massiccia creazione di valore

Uno studio pubblicato domenica scorsa da Morgan Stanley, citato da Barron’s, fotografa bene questa dinamica. Secondo l’analista Stephen Byrd, l’adozione dell’intelligenza artificiale potrebbe generare benefici netti annui per circa 920 miliardi di dollari per le società dell’S&P 500, soprattutto grazie all’automazione di compiti ripetitivi e al miglior utilizzo del tempo dei dipendenti. Per avere un termine di paragone, negli ultimi 12 mesi gli utili complessivi delle società dell’indice S&P500 hanno raggiunto i 2.000 miliardi dollari. Secondo i calcoli di Barron's basati sui dati FactSet, 920 miliardi di dollari in più potrebbero aumentare i margini di profitto operativo non finanziario di sei punti percentuali, portandoli oltre il 22%. L'utile al netto delle imposte potrebbe aumentare di quasi il 40%.

Tradotto in capitalizzazione, Morgan Stanley calcola un incremento di valore compreso tra 13.000 e 16.000 miliardi di dollari, pari a un +22%/+27% rispetto al valore attuale dello S&P 500.

Multipli elevati giustificati da solide fondamenta

In altre parole, il solo effetto AI varrebbe poco meno dell’intero Pil della Cina (18.700 miliardi dollari nel 2024). Non è un dettaglio da poco: se Altman intravede il rischio di una bolla, il mercato sembra credere che esistano fondamenta solide per giustificare multipli elevati.

Lo studio sottolinea come i benefici non saranno solo taglio dei costi, ma anche nuova generazione di ricavi. Automatizzare attività ripetitive libera risorse che possono essere dedicate a mansioni a maggior valore aggiunto, migliorando produttività e competitività. Questo meccanismo, storicamente, ha prodotto più occupazione in altri comparti dell’economia, bilanciando l’impatto dei posti di lavoro persi. È dunque una trasformazione di lungo periodo, che può giustificare investimenti colossali.

I maxi investimenti di Alphabet, Microsoft, Meta e Amazon

La corsa ai chip e alle infrastrutture conferma la tendenza: solo Alphabet, Microsoft, Meta e Amazon investiranno quasi 1.000 miliardi di dollari in AI tra il 2024 e il 2026. Un impegno finanziario enorme che, se da un lato accresce i rischi di una correzione, dall’altro crea barriere d’ingresso altissime a favore dei leader di settore.

In questo contesto, le parole di Altman possono essere lette anche come una strategia comunicativa: mettere le mani avanti su un possibile ridimensionamento delle valutazioni, senza però frenare la raccolta di capitali che consenta a OpenAI di rafforzarsi. È un equilibrio sottile: la bolla, se c’è, è alimentata da aspettative gigantesche, ma queste stesse aspettative hanno basi più che solide.

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