Anche l’inflazione anticipata può in realtà avere alcuni vantaggi

20/06/2024 06:00

Nell'economia sono pericolosi gli zeri che stanno dietro, nella politica quelli che stanno davanti (R. Searle).

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM

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Prezzi alla produzione della Germania MoM di maggio in uscita oggi alle 8:00 (stima +0,1% contro +0,2% di aprile). Richieste USA di sussidi settimanali alla disoccupazione (stima 235k contro 242k della scorsa settimana) e PhillyFed di giugno (stima 4,8% contro 4,5% di maggio) entrambi alle 14:30.

Ieri la Fed di Atlanta ha rilasciato la stima del modello GDPNow per la crescita del PIL reale (tasso annuo destagionalizzato) per il 2Q24, risultata pari al 3,1%. Pur non essendo una stima ufficiale, il modello GDPNow è di fatto una stima corrente della crescita del PIL reale basata sui dati economici disponibili per l’attuale trimestre senza apportare modifiche soggettive al modello stesso. La stima si basa quindi esclusivamente sui risultati matematici del modello.

Un recente rapporto pubblicato dalla Fed di St. Louis si concentra invece sulla probabilità che il dominio fiscale superi la capacità della Fed di contenere l'inflazione a livelli bassi. Per dominio fiscale intendiamo una situazione in cui i deficit governativi producono un'inflazione che supera gli obiettivi dichiarati delle banche centrali di mantenere l'inflazione bassa. Volendo, si potrebbe sostenere che tale processo sia già iniziato.

L'inflazione misurata dall'indice dei prezzi al consumo (CPI) ha avuto una media di oltre il 4% negli ultimi cinque anni, nonostante la Fed abbia mantenuto il suo obiettivo del 2%. Il divario di circa 2 punti percentuali tra l'inflazione reale e l'inflazione prevista è una misura dell'inflazione non anticipata, che è uno degli strumenti che i governi possono utilizzare per mitigare le conseguenze di un eccessivo carico di debito pubblico.

Storicamente l'alta inflazione è prodotta dalla crescita dell'offerta di moneta che riflette le pressioni del dominio fiscale. Ogni grande inflazione nella storia mondiale è un fenomeno fiscale prima che monetario. L'inflazione derivata dalla monetizzazione dei grandi deficit fiscali pandemici ha sorpreso coloro che ignoravano questo fatto economico di base. Di solito, i governi prevengono il dominio fiscale aumentando le tasse e rallentando la spesa per fermare la crescita eccessiva del debito pubblico.

Tuttavia, la polarizzazione politica negli Stati Uniti ha reso improbabili queste misure tradizionali. La maggior parte della spesa è infatti automatica attraverso vari programmi di previdenza che aumentano con l'inflazione, poiché molti sono indicizzati. I politici sono riluttanti ad affrontare questo problema perché tagliare i benefici è un modo sicuro per perdere le elezioni.

Da non sottovalutate inoltre, che le spese per interessi stanno aumentando vertiginosamente mentre il debito pubblico si adegua ai nuovi, più alti tassi di interesse. L'instabilità geopolitica è aumentata negli ultimi anni, mettendo costante pressione per una maggiore spesa per la difesa. In altre parole, le prospettive di grandi deficit a perdita d'occhio sembrano assicurate.

Come ha osservato il Tesoro l'anno scorso nel suo Rapporto Finanziario del Governo degli Stati Uniti, l'aumento continuo previsto del rapporto debito/PIL indica che l'attuale politica è insostenibile. Con il dominio fiscale che probabilmente limiterà gli effetti della politica monetaria negli anni a venire, la Fed cercherà probabilmente nuovi strumenti per rallentare l'effetto inflazionistico dei grandi deficit.

In generale, le tasse sull'inflazione sono più facili da gestire per i politici che non possono raccogliere fondi attraverso il normale processo legislativo. Le modifiche delle regole normative non richiedono un'azione legislativa. Le banche probabilmente vedranno i loro profitti diminuire se il dominio fiscale riduce i loro redditi da interessi attraverso possibili cambiamenti nelle regole sui requisiti di riserva e sui pagamenti di interessi.

Per gli investitori, le implicazioni del crescente dominio fiscale sono chiarissime. Come ha detto il capo di un'importante compagnia di assicurazioni in un'intervista “sappiamo che i massicci deficit di bilancio federale e l'alto livello di debito in essere, è uno dei maggiori rischi che questo paese affronta. E questo impedisce di estendere troppo la durata del portafoglio.” Gli asset del Tesoro a lunga durata perdono la maggior parte del loro valore durante un periodo prolungato di pressione fiscale per una politica monetaria inflazionistica come negli anni '70.

Gli asset reali e le aziende che producono prodotti reali e che spesso sono finanziate con passività in dollari a tasso fisso, hanno sovraperformato rispetto a quelle che non possono tenere il passo con il tasso di inflazione più elevato generato dal crescente dominio fiscale. Dalla Seconda Guerra Mondiale, la pressione fiscale è stata alleviata riducendo costantemente il valore reale del dollaro statunitense, in modo che i titoli di stato siano sempre stati rimborsati, sebbene con un potere d'acquisto del dollaro molto ridotto rispetto a quando erano stati acquistati.

Anche l'inflazione anticipata può tuttavia apportare alcuni vantaggi per i responsabili della spesa pubblica. Ad esempio, la fornitura di valuta da parte della Fed al pubblico monetizza il debito che diventa privo di interessi per il Tesoro. Più denaro viene creato in questo modo, minore è la pressione del debito sul governo. Tipicamente, i governi che si trovano ad affrontare il problema del dominio fiscale spesso usano requisiti di riserva a tasso zero, in modo che la tassa sull'inflazione ricada sul sistema bancario che detiene riserve senza interessi, così come colpisce coloro che detengono valuta.

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