C'è ancora benzina per il rally. Ma per l’Italia si è accesa la spia di riserva

Banche centrali tornate in campo, pace commerciale Usa - Cina e dati macro meno peggio delle attese. Questi gli elementi che hanno sostenuto il boom dei mercati. La corsa mondiale non è ancora finita ma non per tutti i mercati sarà uguale.
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Il Ftse Mib ha annullato le perdite da inizio settembre
Il Ftse Mib ha annullato le perdite da inizio settembre, portandosi a 21.788 punti, massimo intraday di ieri. Come a dire, era tutto uno scherzo: le tensioni con la Ue e il governo italiano sul deficit/Pil, la recessione tecnica, la Brexit, la guerra commerciale sulle quotazioni non esistono più.
Dall'inizio dell'anno alla chiusura di ieri il Ftse Mib ha messo a segno un rialzo del 17,5% mentre dal minimo del 27 dicembre ha recuperato il 20,4%. Stessa fotografia in Europa, il Ftse 100 a Londra viaggia sui massimi da inizio ottobre, mentre il Dax è al top da ottobre e il Cac40 non è lontano dai livelli più alti del 2019.
Nonostante i numeri e i rialzi la realtà è molto più complessa. Ci si avvia verso un hard Brexit, un rallentamento economico che per l’Italia appare più marcato delle previsioni e dunque una dinamica deficit / Pil che ben presto farà suonare le sirene della Ue. Mentre sullo sfondo anche da Usa e Cina arriva la conferma che l’economia non corre come prima, anche se il rallentamento sembra essere inferiore alle stime più pessimistiche.
C’è ancora spazio per il rialzo?
La domanda da porsi è: cosa ha sostenuto il rally dei mercati? E soprattutto c’è ancora spazio per il rialzo?
Ancora una volta le protagoniste indiscusse sono le banche centrali. Never against the Fed, recita il vecchio adagio di Borsa: ovvero non scommettere mai contro la Federal Reserve Usa ( se non vuoi farti molto male). La Banca centrale americana è pronta a scendere in campo. L’inversione a U nella politica monetaria di Jerome Powell, numero uno della Fed, annunciato a gennaio, ha lasciato il segno sui listini di tutto il mondo. Ad oggi non c’è più un macroeconomista che si aspetta un rialzo dei tassi nel 2019. Prima di dicembre la media era tra due a tre rialzi. E addirittura qualcuno scommette che il mercato chieda un quarto Quantitative easing alla Federal Reserve l’opposto del piano di riduzione della liquidità cominciato dalla banca centrale Usa nel 2018...
La Bce non ha mai iniziato la riduzione della liquidità immessa sul mercato e anzi si trova davanti ad un rallentamento economico più rigido di quello che stanno affrontando i cugini americani.
In Cina arriva qualche timido segnale: meno pessimista delle attese, con il Pmi, l’indice manifatturiero che si è portato sopra al livello di espansione.
Ultimo ma non meno importante sostegno ai mercati è arrivato dalla pace commerciale. Usa e Cina hanno messo da parte l’ascia di guerra e ora un accordo sembra più che mai vicino.
“Siamo alle fasi finali” ha dichiarato ieri Myron Brilliant, vice president esecutivo per gli affair internazionali della Camera di commercio Usa. “Il 90% dell’accordo è stato fatto, ma il 10% è la parte più complessa quella in cui entrambi i Paesi devono rinunciare a qualcosa”
Oggi si incontreranno il vice premier cinese Liu He con il rappresentante Usa esperto di commercio internazionale Robert Lighthizer e il ministro del Tesoro americano, Steven Mnuchin, per tirare le conclusioni dell’incontro di una settimana fa a Beijing.
La voce della verità: le trimestrali
Banche centrali, dati macro meno pessimisti e infine la pace commerciale. Tre elementi capaci di sostenere ancora il rally dei mercati per qualche mese. Poi arriverà la voce della verità: le trimestrali e anche la fine del “silenzio stampa” della commissione Ue in vista delle elezioni.
L’Italia è avvisata. Il mondo può anche rialzare la testa ma i numeri e i fondamentali del nostro Paese rimangono fortemente instabili per cui a giugno un stop del nostro indice è lo scenario ad oggi più probabile. A dettare il ritmo sarà la Commissione Ue non appena farà svattare l’allarme sulla pericolosa soglia del deficit/Pil che quest’anno potrebbe sfondare quota 2,4%.
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