Antitrust: ancora nessuna decisione sull’ops Intesa-Ubi

Si apre un nuovo capitolo nella fitta trama sull’offerta pubblica di scambio (ops) avviata da Intesa Sanpaolo su Ubi Banca lo scorso 17 febbraio. Ieri Antitrust ha inviato alle due parti le risultanze istruttorie della procedura, configurando una posizione «dominante» di mercato che non rende l’operazione (allo stato) «suscettibile di autorizzazione». Il Garante precisa in una nota di non aver ancora assunto «alcuna decisione». Emergono anche le posizioni (e gli scontri) di Intesa Sanpaolo e Ubi, e Unicredit entra a gamba tesa nel dossier.
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La decisione all’esito del contraddittorio
Si apre un nuovo capitolo nella fitta trama sull’offerta pubblica di scambio (ops) avviata da Intesa Sanpaolo su Ubi Banca lo scorso 17 febbraio.
Ieri Antitrust ha precisato in una nota che «non è stata assunta alcuna decisione da parte dell’Autorità sulla compatibilità dell’operazione».
L’Authority ha inviato ai due istituti «la sola Comunicazione delle Risultanze Istruttorie, che rappresenta la valutazione preliminare degli uffici dell'Autorità in ordine alle possibili criticità concorrenziali dell'operazione di concentrazione».
La decisione definitiva «in merito alla compatibilità della concentrazione sarà assunta dal Collegio solo all'esito del contraddittorio con le imprese interessate», conclude la nota.
Si delinea una “posizione dominante”
La posizione di Antitrust segue l’invio delle risultanze istruttorie della procedura aperta sull’ops alle due banche coinvolte nell’operazione.
La fusione, sostiene il garante, contribuirebbe a rafforzare la posizione dominante della prima banca del Paese «in numerosi mercati», senza che l’accordo per la cessione di un ramo d’azienda a Bper «non possa essere preso in considerazione, quale intervento volto a risolvere le criticità concorrenziali».
Di conseguenza Antitrust ritiene che la concentrazione «non sia allo stato degli atti suscettibile di essere autorizzata».
L’autorità ha identificato «639 aree critiche nel mercato della raccolta bancaria, 782 negli impieghi alle famiglie consumatrici e 218 negli impieghi alle famiglie produttrici-piccole imprese, nelle quali l'operazione in esame conduce alla costituzione o al rafforzamento di una posizione dominante» riporta Radiocor.
Le aree, cosiddette “catchment”, sono i bacini di utenza dei 1.064 sportelli Ubi, la cui ampiezza è stata determinata, secondo la prassi Antitrust, «considerando un tempo di percorrenza massimo di 30 minuti in auto, calcolato sulla base della mobilità della domanda dei clienti bancari».
Sono state identificate come critiche le aree in cui la banca nata dall'aggregazione avrebbe, tra le altre cose, «una quota di mercato congiunta maggiore o uguale al 35%» e «un distanziamento dal secondo operatore, in termini di quota di mercato, non inferiore a 10 punti percentuali».
Nella sua valutazione sull’ops, come detto, l’authority non avrebbe preso in considerazione l’annunciata cessione di 400-500 sportelli a Bper in quanto «in base alle informazioni fornite da Intesa Sanpaolo, non è stato in alcun modo possibile enucleare il ramo di azienda Ubi oggetto di cessione a Bper, senza che permanessero significative incertezze in merito al suo perimetro».
II 18 giugno udienza collegiale delle parti
Le parti avranno ora tempo di presentare memorie e documentazioni entro il 15 giugno. «La decisione definitiva in merito alla compatibilità della concentrazione sarà assunta dal Collegio solo all'esito del contraddittorio con le imprese interessate», scrive Antitrust.
L'udienza collegiale delle parti è stata fissata il 18 giugno, dopodiché il procedimento entrerà nella fase decisoria. Una volta acquisito il parere non vincolante dell'Ivass, per il quale c'è un termine massimo di 30 giorni, il collegio dovrà chiudere entro i 60 giorni lavorativi dall'avvio dell'istruttoria il procedimento, per cui una decisione è attesa nella seconda metà di luglio.
Botta e risposta tra Ubi e Intesa
Dalle risultanze istruttorie emergono anche le posizioni dei due istituti.
Ubi (da sempre contraria all’operazione) ha spiegato «di aver valutato, a livello progettuale, la possibilità di procedere a forme di aggregazione con altri istituti bancari di medie dimensioni (Mps, Bper, Bpm) e in particolare con Bper, con la quale risultato agli atti tavoli tecnici con Bper e Unipol».
L’obiettivo, in sintesi, sarebbe la creazione di un terzo polo bancario. Anche Bper ha confermato «contatti esplorativi» avvenuti lo scorso autunno ma si sarebbero interrotti per scelta di Ubi, interessata a «volersi focalizzare su altre priorità, quali l'elaborazione del proprio piano industriale poi presentato in febbraio».
Sul tema è intervenuta la stessa Intesa Sanpaolo, sottolineando come non risultino elementi da cui possa desumersi l’intenzione di Ubi di procedere ad aggregazioni con altri operatori. Né che tali aggregazioni le avrebbero consentito di raggiungere le dimensioni di Intesa Sanpaolo e UniCredit.
Intesa ha ricordato che in passato le acquisizioni di Ubi hanno riguardato solo «piccole realtà locali in condizioni molto particolari», le cosiddette good banks di Banca Marche, Etruria e Carichieti e che il piano industriale presentato da Ubi il 17 febbraio (lo stesso giorno dell’avvio dell’ops) è «stato concepito in ottica stand alone».
Il titolo Intesa ha chiuso la seduta di ieri in contrazione del 4,62%, a quota 1,72 euro. Peggio il titolo Ubi, con una perdita del 5,04% nel corso della giornata di ieri è sceso sotto la soglia dei tre euro per chiudere a 2,87 euro.
Anche Unicredit nell’agone
Anche Unicredit insiste sulla possibilità di «un terzo operatore» sulla scena italiana.
Sempre a quanto emerge dalle risultanze istruttorie, secondo l’istituto guidato da Jean Pierre Mustier l'integrazione tra Intesa e Ubi Banca sarebbe «suscettibile di impattare negativamente sulla concorrenza sotto diversi aspetti».
Da un lato la creazione di «una posizione dominante in numerosi mercati, suscettibile in particolare di danneggiare la clientela retail e quella pmi». Inoltre con l’eliminazione di una banca non in difficoltà, quale è Ubi, Intesa eliminerebbe «un competitor che esercita una notevole pressione concorrenziale sul mercato».
«In questo senso si tratterebbe di un’operazione eccezionale volta all'acquisizione da parte del primo operatore di mercato dell'operatore cd. maverick, con concrete possibilità di crescita, al fine di limitare la concorrenza».
Questa operazione «comporterebbe lo stravolgimento del mercato con lo smembramento di Ubi, al fine di impedire la creazione di un terzo polo bancario, ovvero la possibilità di crescita di un terzo operatore», ha sostenuto Unicredit.
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