Asset allocation, perché Pictet mantiene la cautela sui mercati

16/06/2025 13:00
Asset allocation, perché Pictet mantiene la cautela sui mercati

Mentre i mercati globali si riprendono dal caos di aprile, l’incertezza economica e politica rimane elevata. La Strategy Unit di Pictet Asset Management adotta un approccio prudente: sottopeso sulle azioni, attenzione all’inflazione persistente, e focus sui mercati emergenti e sulla tenuta delle valute. Un’analisi approfondita dei driver macro e dei rischi sistemici che guidano le scelte di portafoglio in questa fase delicata.

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Incertezza fiscale e rischio stagflazione

Nel mese di maggio, le borse globali hanno tentato un recupero dopo le forti correzioni di aprile, sostenute dall’attesa per il “One Big Beautiful Bill” promosso da Trump. Tuttavia, secondo la Strategy Unit di Pictet Asset Management, questo disegno di legge fiscale e di spesa non risolverà le incertezze economiche: mantenendo un deficit statunitense stabile intorno al 6,5% annuo, l’indebitamento pubblico continuerà a salire. In parallelo, le stime sul PIL USA sono in calo, mentre l’inflazione si mantiene ben oltre il target della Federal Reserve, rafforzando i timori di una stagflazione persistente.

Alla luce di questo quadro, Pictet mantiene una posizione di sottopeso sulle azioni e resta prudente anche sul fronte obbligazionario, ostacolato da un’inflazione elevata e dalla difficoltà della Fed nel giustificare tagli preventivi ai tassi. La strategia resta orientata a sovrappesare la liquidità, preservando la flessibilità operativa in uno scenario dominato dalla volatilità.

Qui sotto la griglia mensile dell’asset allocation (Fonte: Pictet Asset Management, dati a giugno 2025)

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Crescita divergente tra economie sviluppate ed emergenti

Nonostante la debolezza degli Stati Uniti, l’indicatore Pictet dell’attività commerciale per i mercati sviluppati mostra segnali di rimbalzo. Tuttavia, il vero protagonista resta il mondo emergente: secondo Pictet Asset Management, il divario di crescita tra economie emergenti e sviluppate è salito al 2,5% e potrebbe raggiungere il 3,5% entro fine anno, superando la media storica.

La Cina, in particolare, continua a sorprendere per resilienza fiscale e ampia liquidità interna, nonostante le frizioni con Washington. Al contrario, gli Stati Uniti devono affrontare un mix insidioso di crescita debole e inflazione elevata, scenario che complica le scelte di politica monetaria. Anche l’eurozona offre prospettive migliori, grazie a segnali disinflazionistici che aprono spazi per nuovi tagli della BCE entro fine 2025.

Le valutazioni spingono a guardare altrove

Le valutazioni di mercato sono un altro elemento chiave nella strategia di asset allocation. Le azioni statunitensi, secondo Pictet, si avvicinano a valutazioni cicliche elevate: il rapporto prezzo/utili (P/E) è attualmente pari a 21, ben sopra la media storica di 16,5. Con una stima piatta per la crescita degli utili e un contesto politico che non favorisce nuove espansioni fiscali, il potenziale appare limitato.

Il sentiment sugli utili delle azioni europee si è recentemente allineato a quello americano, rafforzando l’idea che altri mercati possano offrire migliori opportunità. Tra i settori, spicca quello sanitario, pesantemente penalizzato ma potenzialmente interessante per i prossimi mesi. Infine, gli indicatori tecnici di Pictet suggeriscono segnali positivi per l’azionario globale, mentre il dollaro risulta leggermente ipervenduto.

Mercati emergenti in vantaggio su crescita e utili

La sovraperformance dei mercati emergenti è uno dei punti centrali dell’analisi di Pictet Asset Management. Tra gennaio e maggio, le azioni di questi Paesi hanno registrato un rendimento del 6% in valuta locale, contro appena l’1% degli omologhi statunitensi. Il dollaro debole, i segnali di distensione commerciale tra USA e Cina e lo stimolo fiscale di Pechino rappresentano driver favorevoli che sostengono questa asset class.

In prospettiva, la crescita superiore al 3% del PIL reale prevista nei mercati emergenti dovrebbe tradursi in utili societari più solidi rispetto a Stati Uniti ed Europa. Gli analisti si aspettano che questo trend prosegua anche nel biennio 2025-2026, confermando la validità di una strategia di sovrappeso selettivo nelle economie in sviluppo.

A differenza dei Paesi sviluppati, i mercati emergenti assistono a revisioni al rialzo delle previsioni sugli utili societari (revisioni delle previsioni sui profitti societari, in %, per Paese/regione).

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Fonte: LSEG, Pictet Asset Management. Dati al 22/05/2025.

Stati Uniti sottopesati, bancari europei sotto la lente

La visione settoriale e geografica resta improntata alla cautela. Pictet mantiene posizioni neutrali o di sottopeso per la maggior parte dei mercati azionari, con particolare enfasi sugli Stati Uniti, dove i multipli elevati cozzano con l’indebolimento economico. L’ambiente politico contribuisce a spingere gli investitori verso mercati domestici alternativi, aprendo spazi per la rotazione settoriale.

Nel frattempo, i titoli finanziari restano favoriti. La curva dei rendimenti più ripida e l’ipotesi di deregulation da parte dell’amministrazione Trump potrebbero sostenere gli utili bancari, già su dinamiche solide e scambiati a prezzi attraenti, come ricorda Pictet Asset Management.

Rischi sul dollaro e opportunità nei bond degli emergenti

Il dollaro è sotto pressione. Il cambio di rotta nelle politiche commerciali e fiscali statunitensi mina la fiducia nella valuta: da gennaio, ha perso circa l’8% del suo valore. Secondo la Strategy Unit di Pictet, la simultanea caduta di Treasury e biglietto verde segnala un deterioramento dello status del dollaro come bene rifugio. In questo scenario, le valute dei mercati sviluppati appaiono meglio posizionate, con possibilità di ulteriore apprezzamento nei mesi a venire.

L’indebolimento del dollaro favorisce anche le obbligazioni in valuta locale dei mercati emergenti, che beneficiano di fondamentali solidi, tassi reali elevati e pressioni disinflazionistiche. Pictet continua a sovrappesare questa asset class, insieme alle obbligazioni societarie emergenti e alle obbligazioni high yield europee, quest’ultime considerate più attraenti rispetto alle controparti USA.

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