Atlantia, famiglia Benetton pronta a rinunciare alla quota maggioritaria di Aspi


Prosegue la trattativa tra i Benetton e il Governo con l'ipotesi di un passo indietro della famiglia al centro delle discussioni


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Un possibile passo indietro da parte dei Benetton

La famiglia Benetton potrebbe rinunciare alla maggioranza in Autostrade per l'Italia vendendo a F2i e Macquarie. I Benetton, infatti, detengono la quota maggioritaria in Aspi tramite Altantia, al centro delle attenzioni politiche e finanziarie negli ultimi mesi a causa dell'ipotesi di ritiro delle concessioni autostradali.

Secondo il Sole 24 Ore, con le modifiche al decreto del governo “Milleproroghe” sarebbe possibile arrivare al parziale disimpegno dei Benetton in Aspi, ma rimane la necessità dell'accordo con l'esecutivo per la “valorizzazione adeguata degli asset, una riduzione delle tariffe e un ambizioso piano di investimenti, oltre ad una penale per il crollo del Ponte di Genova”.

A seguito dell'accordo, prosegue il giornale finanziario, “Atlantia potrebbe vendere una quota fra il 40-50% di Aspi a F2i e Cassa Depositi e Prestiti, con quest'ultima che potrebbe fare valere il debito di 1,2 miliardi che ha nei confronti della società autostradale, magari attraverso una possibile conversione”.

Dal Corriere della Sera, inoltre, scrivono che un accordo col governo prevederebbe una penale di 2 miliardi e una riduzione delle tariffe del 5%, garantendo il piano di investimenti annunciato.

"Se assumiamo un taglio delle tariffe del 5% dal prossimo anno”, spiegano da Banca Imi, “otteniamo una distruzione di valore per Aspi di 2 miliardi circa che unito alla penale di pari importo, porterebbe a un complessivo di 4 miliardi, un ammontare ragionevole dal nostro punto di vista allineato al nostro base case scenario".

Atlantia recupera in borsa

La notizia sta attirando gli acquisti sul titolo Atlantia e dopo la chiusura di ieri con un +7%, oggi le azioni della società proseguono la corsa che le consente di tornare sopra i 12 euro.

Atlantia, però, arriva da un periodo di forte calo che ha visto il titolo perdere il 42% del suo valore in borsa, con il lockdown deciso dal governo che sta impattando sul ricavato proveniente dai pedaggi autostradali di Aspi, dopo che i cali causati dal crollo del Ponte Morandi non erano stati recuperati.

Dal 19 febbraio, inoltre, Atlantia ha visto dimezzare la sua capitalizzazione di mercato, crollando a circa 9,8 miliardi rispetto ai 18,7 miliardi di euro precedenti.

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