L’azionariato europeo torna alla ribalta

11/11/2021 11:00
L’azionariato europeo torna alla ribalta

L'Indice MSCI EMU quest'anno è in rialzo del 16% in dollari, 4 trend per cui l'Eurozona merita di essere guardata da una nuova prospettiva.

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Indice MSCI EMU in rialzo del 16%

Dopo una sottoperformance durata dieci anni, l'azionario dell'Eurozona torna alla ribalta, con l'Indice MSCI EMU (che misura l'andamento del valore dei prezzi delle azioni delle principali aziende quotate all'interno dell'area EURO) quest'anno in rialzo del 16% in dollari, rispetto al 9,7% dell'Indice MSCI All-Country World ex US (indice sull'azionario internazionale che segue i titoli azionari di 23 paesi sviluppati e 27 mercati di paesi emergenti, Stati Uniti esclusi).

L'azionario dell'Eurozona ha avuto dunque un rally simile a quello statunitense. Perché quindi il sentiment degli investitori è diventato così rialzista sulla regione? Sean Markowicz, Strategist, Research and Analytics presso Schroders ha individuato quattro trend che potrebbero spiegarlo in modo sorprendente.

1. I settori della 'old economy' non guidano più l'economia europea

L'Eurozona è spesso percepita come un mercato molto esposto ai settori della 'old economy', come quello finanziario, e poco esposto a quelli growth, come quello tecnologico.

Tuttavia, secondo Markowicz questo assunto non è più vero, dato che “negli ultimi 10 anni la capitalizzazione dei titoli IT nell'Eurozona è più che triplicata, dal 4,5% al 14,3%, rendendo questo settore il terzo più grande della regione”. Nel frattempo, “il settore finanziario ha visto il suo peso ridursi dell'11,1%, passando dal 25,2% del 2010 al 14,1% di oggi”, aggiunge l’esperto.

2. L'Eurozona è sempre più orientata al growth

Questo cambiamento a livello settoriale ha portato i titoli growth dell'Eurozona a diventare una fonte di rendimenti più importante.

Ad esempio, il 78% dei titoli azionari nel settore dei consumi discrezionali (il secondo per capitalizzazione di mercato) viene classificato come growth da MSCI, e anche quello IT ha una forte componente growth.

Dall'altro lato i settori che hanno minore esposizione allo stile growth (finanziario, utility, energia) sono anche quelli che si sono ridotti maggiormente a livello di peso sul mercato.

“Si tratta di un cambiamento importante, - spiega Markowicz - dato che la sottoperformance dell'Eurozona nel corso degli ultimi 10 anni è stata legata in gran parte alla bassa esposizione alle aziende con una crescita più rapida”.

3. Il sentiment degli analisti sta diventando più rialzista

Se il 2020 è stato un anno complesso, l'Eurozona ora sta vedendo un rimbalzo nelle aspettative sui profitti.

Storicamente, quando le aspettative degli analisti sugli utili futuri diventano relativamente più ottimiste, le azioni della zona euro tendono a sovraperformare rispetto alle azioni globali.

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4. Le valutazioni dell'Eurozona sono state riviste al rialzo

Considerando “le attese sui profitti riviste al rialzo e una composizione settoriale in miglioramento, gli investitori stanno lentamente rivalutando l'Eurozona”, commenta Markowicz.

Tuttavia, se si guardano le aspettative sugli utili per il 2022 e 2023, si stima che l'Eurozona crescerà a un tasso simile a quello statunitense (9% circa), e questo implica che potrebbe esserci spazio per un'ulteriore crescita delle valutazioni.

Il sentiment del mercato nei confronti dell'Eurozona si è finalmente capovolto e dopo anni di sottoperformance merita di essere guardata da una nuova prospettiva. Certo, la composizione settoriale oggi è molto più diversificata rispetto al passato, è aumentata l'esposizione ai settori growth e il sentiment sugli utili è molto più solido rispetto al resto del mondo.

“Nell'insieme, - conclude l’esperto di Schroders - ciò implica un futuro più luminoso per la regione. Grazie al momentum sul lato delle valutazioni, gli investitori dovrebbero riconsiderare il loro scetticismo verso l'area euro”.

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