Banca Carige, fiato sospeso per il nome del futuro partner
Tra due giorni si terrà il consiglio della banca nel corso del quale potrebbe emergere il nome del partner per una fusione che potrebbe svolgersi già nei primi mesi del 2022.
Si avvicina la fusione per Carige?
La fine del 2021 potrebbe rappresentare una svolta per Banca Carige, con il nome del ‘promesso sposo’ pronto a materializzarsi per risolvere il dossier della banca genovese.
Una possibile accelerazione potrebbe essere arrivata dopo l’incontro di venerdì scorso tra il presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi, Salvatore Maccarone, e il membro del board della Banca centrale europea, Fabio Panetta, con all’ordine del giorno il futuro dell’istituto.
Il Fondo consortile detiene l’80% del capitale della banca, mentre un altro 8,3% è posseduto da Cassa Centrale Banca, con quest’ultima che la scorsa primavera aveva rinunciato all’operazione di acquisto della maggioranza del capitale.
A seguito dell’incontro, Maccarone ha convocato per giovedì 16 dicembre il consiglio del Fondo, nel corso del quale illustrerà le novità sul dossier ai rappresentanti delle banche consorziate, secondo quanto scrive Radiocor.
Secondo gli ultimi rumor, proprio in quell’occasione potrebbero essere svelati i nomi dei pretendenti alla ‘mano’ di Carige, un fondo e due banche.
Il consiglio, però, non sarà chiamato a pronunciarsi in quanto è previsto prima un supplemento di istruttoria, in attesa del varo della Legge di Bilancio, ma dal Sole 24 Ore parlano di una scelta del partner “alle battute finali”, con i primi mesi del 2022 che potrebbero vedere la celebrazione del ‘matrimonio’.
Le cause dell’accelerazione
Un’accelerata al dossier è arrivata dopo che il Tribunale di Genova ha bocciato la richiesta di risarcimento danni della famiglia Malacalza sul riassetto della banca nel 2019, per un totale di oltre 480 milioni che poteva allontanare l’interesse di eventuali partner.
Altro elemento a spingere alla soluzione per Carige sarebbe stato il varo della legge di bilancio da parte del governo, con la conferma della proroga della conversione delle Dta (Imposte attive differite) in credito di imposta, rendendo ancora più appetibile la banca genovese.
A Piazza Affari, intanto, Banca Carige viene sommersa dagli acquisti, guadagnando oltre l’8% dopo pochissimi minuti, per poi essere sospesa in asta di volatilità quando quotava 0,6705 euro.
Crédit Agricole si tira fuori
Dall’operazione di fusione, intanto, si sfila uno dei possibili pretendenti, Crédit Agricole, tramite le parole del suo Ceo, Giampiero Maioli, intervenuto nel corso del Consiglio Nazionale della Fabi.
Maioli ha spiegato che la banca è attualmente impegnata nella valutazione di alcune fusioni, ma per il momento Carige ne resta esclusa.
“Intorno al 20/25 aprile incorporiamo Creval e a fine anno Friuladria”, e “solo in un anno abbiamo due fusioni che non sono poche”, raccontava il Ceo, escludendo l’istituto genovese in quanto “ad oggi non abbiamo altri dossier” aperti.
Sulla strategia aziendale, Maioli ritiene Crédit Agricole “già il terzo polo” se si somma il totale delle attività presenti in Italia. “Noi riportiamo Creval a fare la banca del territorio perché la storia della popolare si era interrotta”, concludeva il manager.
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