Banca Mps, l’ipotesi “soluzione di sistema” dà fiato al titolo


Mps torna sotto la lente del mercato sulle indiscrezioni di un possibile “spezzatino” tra diverse realtà focalizzate lungo lo stivale. A guidare l’operazione resterebbe Unicredit, interessata alle filiali del Nord e della Toscana. Si palesa anche l’ipotesi di un ingresso di Mcc, Bpm, Bper e Poste. Per Equita la soluzione è coerente ma si tratta di capire il ruolo dei vari attori.


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Mps ipotesi soluzione di sistema

Le indiscrezioni su un possibile ritorno all’ipotesi di “spezzatino” di Banca Mps spingono il titolo a Piazza Affari dove, alle 12, scambia in rialzo del 7,46% a 1,29 euro.

L’ipotesi sul dossier Montepaschi emersa oggi dalle pagine del Sole 24Ore vede il coinvolgimento di diversi soggetti con il ruolo di capitano in mano a Unicredit, mentre altri soggetti quali Mediocredito Centrale (Mcc), Banco Bpm, Bper e Poste fungerebbero da gregari.

In particolare, Gae Aulenti sarebbe potenzialmente interessata alle aree del Nord Est e alla Toscana (con la sede storica di Siena potrebbe assimilata a una direzione regionale) e potrebbe richiedere un aiuto governativo per gestire gli eventuali esuberi. L’ad di Mcc, Bernardo Mattarella in un’intervista dei giorni scorsi, ha già manifestato un’apertura verso le filiali del Sud. Mentre l’intervento di Bper potrebbe essere attivato facendo scattare il “purchasing method”, facendo leva sul badwill, ossia dell’utile contabile derivante dall’acquisizione a prezzi di favore, come sarebbe nel caso del Mps visto che ha una capitalizzazione ben più bassa del patrimonio netto.

Il ruolo del Tesoro nella vicenda

Il Tesoro (che detiene il 64,2% di Mps) spinge per l’uscita dal capitale di Mps che, in base agli europei del 2017, deve avvenire entro la fine dell’anno. L’ipotesi “di sistema” potrebbe rivelarsi un’alternativa fattibile rispetto a cessione tout court. Restano però i dubbi legati alle garanzie sul piano industriale e sociale.

In questo scenario la fa da padrone l’incentivo legato alla trasformazione delle Dta in crediti di imposta, con i benefici che in teoria potrebbero essere suddivisi proporzionalmente agli asset rilevati dalle singole entità bancarie coinvolte nel progetto.

Per gli analisti lo scenario è favorevole, ma restano dubbi su badwill e Dta

«Riteniamo che questo scenario sia consistente con la volontà di creare una cornice finalizzata a risolvere il tema Mps che veda Unicredit come cardine dell’operazione – sottolineano da Equita Sim (rating Hold con tp 1,2 euro) –. Sarebbe poi da valutare l’entità dei vincoli antitrust per capire gli spazi di intervento degli altri operatori (Sicilia, Toscana, Veneto sono le regioni in cui potenzialmente un deal Unicredit-Mps potrebbe far sorgere rilievi regolatori), specialmente nel caso in cui Unicredit decidesse di muoversi anche sul fronte Banco Bpm. Un’operazione di sistema così strutturata garantirebbe a Unicredit di agire con maggiore flessibilità nel processo di consolidamento di settore e al Mef di ottemperare agli impegni con la Ue riguardo la cessione del controllo di Mps».

Secondo gli analisti di Intesa Sanpaolo, «il break up può rendere più appetibile l'integrazione di Mps, riducendone il volume degli asset da rilevare e risolvendo alcuni temi legati all'antitrust», gli esperti non vedono invece alcun senso industriale «nell'acquisto di asset bancari da parte di Poste Italiane».

Anche Bestinver si dice favorevole all’operazione, «quello che non capiamo è come il badwill e le DTA possano essere attribuite e, ultimo ma non meno importante, dove andrebbero i rischi legali», sottolinea il broker.

L'Indice Ftse delle Banche italiane (+0,20%) si avvia intanto a chiudere la quarta settimana positiva delle ultime cinque portandosi sui massimi degli ultimi 15 mesi. Da inizio anno il bilancio è eccellente e superiore alla media degli altri settori: +28%.

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