Banca Mps, l’esecutivo sarebbe al lavoro su misure fiscali per incentivare le M&A
Il governo avrebbe al vaglio nuove misure, da inserire in un decreto, per favorire la conversione di imposte differite attive (Dta) in crediti d'imposta. Il passaggio potrebbe incentivare il processo di M&A del settore bancario italiano.
Governo: convertire le dta in crediti d’imposta
Si inserisce un nuovo nodo nel processo di privatizzazione di Banca Mps da parte del Governo. Secondo quanto riporta Reuters, l’esecutivo starebbe lavorando a misure fiscali per incentivare fusioni nel 2021 tramite la conversione di imposte differite attive (Dta) in crediti d'imposta.
La norma dovrebbe confluire in una manovra e, in questo modo, il governo mira ad attrarre potenziali partner in vista dell’operazione di cessione entro metà 2022 (dopo il salvataggio del 2017 il Tesoro detiene il 68% della banca).
Il beneficio fiscale, specifica ancora Reuters, scatterebbe in caso di operazioni di aggregazione aziendale realizzate attraverso fusione, scissione o conferimento d'azienda deliberate dall'assemblea tra il primo gennaio e il 31 dicembre 2021, stando alla bozza. I benefici fiscali che in caso di fusione potrebbero emergere sono pari a circa 3 miliardi di euro.
Il governo aveva già sposato la causa delle aggregazioni bancarie con il Decreto Rilancio, ma la norma era riferita a istituti di piccole dimensioni (attivi inferiori ai 5 miliardi) e già in liquidazione amministrativa obbligatoria.
Titolo in rialzo a Piazza Affari
Alle 12 Banca Mps segna un rialzo dello 0,79% a 1,15 euro.
Nelle ultime settimane Mps è stata più volte accostata a UniCredit, anche se il Ceo, Jean Pierre Mustier, ha ribadito più volte l’assenza di interesse per la banca verso operazioni di M&A.
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