Banche a caccia del rimbalzo dopo l’avviso della BCE sui dividendi


Le parole di ieri di Enria avevano provocato forti vendite sul settore bancario italiano, ma alcuni analisti ritengono gli istituti italiani pronti ad incorporare le indicazioni sui dividendi.


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Splende il verde

Mattinata di recupero per le banche italiane dopo le vendite che avevano caratterizzato l’ultima seduta del semestre.

Oggi l’indice del settore finanziario guadagna mezzo punto, guidato da Mps (+2%), seguita da Unicredit (+1%), Bper Banca (+1%), Banco Bpm (+1%), mentre Intesa Sanpaolo viaggia più lentamente, appena sopra la parità, quando sono passate circa due ore dall’apertura di Piazza Affari.

Siamo di fronte ad un mini-rimbalzo che però non è sufficiente a recuperare lo scivolone di ieri, quando le protagoniste del credito in Italia avevano registrato vendite tra il 3% e il 5%, mentre l’indice di settore chiudeva a -4,6%.

Le parole di Enria

Il crollo era iniziato con le dichiarazioni di Andrea Enria, Presidente del Consiglio di vigilanza della Banca centrale europea, il quale aveva annunciato la volontà dell’istituto centrale di chiedere alle banche di inserire nei loro business plan lo scenario di una possibile recessione e di utilizzare questa nuova base di calcolo per approvare le proposte sui dividendi.

“Proporremo alle banche di ricalcolare le traiettorie del capitale considerando uno scenario più avverso, includendo anche un potenziale embargo sul gas o uno scenario di recessione e di utilizzare questi elementi anche con il proposito di andare avanti nei piani di distribuzione”, dichiarava Enria nel corso di un’audizione in Commissione Affari economici del Parlamento europeo.

Alla base di questa decisione, continuava Enria, c’è un “contesto attuale segnato da una volatilità in aumento e da una minore valutazione dell'equity, visto che il mercato sta anticipando il fatto che la redditività e la qualità degli attivi delle banche potrebbero essere influenzate da sviluppi macroeconomici avversi”. La proposta sarà discussa la prossima settimana dal Consiglio di vigilanza.

L’analisi di Equita Sim

La notizia, “pur non avendo ad oggi implicazioni negative sul settore, evidenzia l'incertezza del quadro macro e che riduce la visibilità sulla distribuzione del capitale nel 2022 e 2023”, sottolineano da Equita Sim.

Tuttavia, aggiungono dalla sim milanese, “riteniamo che per le banche con una solida posizione patrimoniale e una buona qualità degli attivi, il rischio di una significativa limitazione della distribuzione dei dividendi sia minore”.

La BCE, ricordano dal broker, ha autorizzato il buyback di Intesa Sanpaolo da 3,4 miliardi, che “quindi potrebbe già incorporare il nuovo approccio dell'Autorità di vigilanza”.

Tirando le somme, le stime attuali di Equita includono: per UniCredit (Cet1 nel primo trimestre 2022 al 14,0%) un buyback di 1 miliardo sugli utili del 2021 (che devono ancora essere autorizzati dalla BCE), payout del 35% a valere sugli utili 2022 e un buyback da 1,8 miliardi; per Intesa Sanpaolo (Cet1 13,6%) un buyback da 3,4 miliardi (di cui 1,7 miliardi a partire dal 4 luglio) e il 70% come payout sugli utili 2022.

Infine, concludono, Banco Bpm (Cet1 13,1%) con un payout del 50% pari a circa 290 milioni.

Banche pronte?

Se “Enria ha reiterato il concetto che il rialzo dei tassi di interesse impatta positivamente sulla profittabilità delle banche”, tale beneficio, tuttavia, “potrebbe essere almeno parzialmente compensato dal deterioramento della qualità degli attivi legato all’indebolimento delle aspettative di crescita economica”, spiegano da WebSim.

Inoltre, proseguono, “nell’ultimo scenario macro ipotizzato dallo staff del Eurosystem, a giugno, è stata introdotta l’ipotesi di recessione in Euro area nel 2022 in caso di ulteriore prolungata interruzione di forniture energetiche che avrebbe un impatto negativo sul PIL”.

Le parole di Enria sono “allineate alla prudenza da sempre richiesta al settore bancario dalla BCE” aggiungono questi analisti, i quali non ritengono “che il regolatore stia pensando ad implementare una raccomandazione simile a quella adottata durante la pandemia (stop ai dividendi e ai buyback)”, anche se “la maggior parte delle banche, in linea con le aspettative del regolatore, ha già fissato obiettivi di remunerazione legati alla performance aziendale”.Mentre “l’attuale scenario macroeconomico potrà avere delle conseguenze sulla qualità degli attivi e sui default rates attesi”, tuttavia, dalla sim ricordano “come il sistema bancario abbia negli ultimi anni effettuato un processo di de-risking e di rafforzamento del capitale considerevole”. 

Il mercato, però, sta “già iniziando a scontare uno scenario recessivo nel 2023 e sicuramente non incorpora interamente (come noi d’altronde) le aspettative della curva dei tassi”.

Venendo ai principali istituti bancari, da WebSim ritengono che “Intesa sia in grado di procedere con il buyback (3,4 miliardi) appena autorizzato dall’SSM e che tiene conto di scenari avversi”, mentre “il buyback di Unicredit sia meno visibile (stima a 2,6 miliardi) alla luce anche dell’esposizione diretta alla Russia”.

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