Banche centrali tra cautela e spazio d'azione, ecco le prossime mosse

Le banche centrali mondiali si muovono tra cautela e margini di manovra: l’Europa taglia, la Fed attende, la BOJ resta prudente. NS Partners analizza le decisioni più recenti e i fattori che orienteranno la politica monetaria nei prossimi mesi.
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L’Europa guida il ciclo dei tagli con prudenza
In un contesto globale segnato da fragilità economica e tensioni geopolitiche, le banche centrali europee sono tra le più attive nella fase di allentamento monetario. Secondo l’analisi di NS Partners, a cura di Giacomo Calef, country head Italy, la Banca Centrale Europea (BCE) ha compiuto l’ottava riduzione dei tassi in un anno, portando il tasso sui depositi al 2%.
Francoforte ha ribadito un approccio prudente, orientato all’evoluzione dell’inflazione core, alle dinamiche salariali e alla trasmissione del credito. L’approccio “meeting-by-meeting” resta centrale e, pur senza impegni vincolanti, la BCE ha lasciato aperta la possibilità di ulteriori tagli entro fine anno.
Anche la Banca Nazionale Svizzera (SNB) si è mossa con decisione, portando i tassi a zero e valutando un possibile ingresso in territorio negativo, spinta da un'inflazione prossima allo zero e da un franco forte che penalizza esportazioni e prezzi all’importazione. La SNB ha persino contemplato interventi sul cambio, per evitare che i tassi reali diventino troppo restrittivi, segnala NS Partners.
L’approccio divergente della Bank of England
Nel panorama europeo, la Bank of England rappresenta un’eccezione significativa. Ha mantenuto il Bank Rate al 4%, mostrando un atteggiamento più conservatore rispetto ai colleghi continentali. Il Comitato si presenta diviso sul ritmo dei futuri alleggerimenti, anche in presenza di segnali contrastanti: da un lato l’inflazione dei servizi in rallentamento, dall’altro un mercato del lavoro ancora solido.
Come evidenziato da NS Partners, i mercati scontano la possibilità di diversi tagli nella seconda metà dell’anno, ma le tempistiche dipenderanno dall’evoluzione dei dati macroeconomici. Il Regno Unito si muove quindi in modo indipendente, tenendo alta la guardia rispetto ai rischi di persistenza inflattiva.
La Federal Reserve tra margini teorici e vincoli pratici
Negli Stati Uniti, la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 4,25%–4,50%, ribadendo un orientamento fortemente data-dependent. Come riporta l’analisi di NS Partners, la Fed resta vincolata dal suo duplice mandato di piena occupazione e stabilità dei prezzi, in un contesto segnato da dazi commerciali, conflitti internazionali e timori per un rallentamento economico.
Il membro della Fed Christopher Waller ha aperto alla possibilità di un taglio già a luglio, ma l’effettiva efficacia della politica monetaria è oggi limitata dalla crescita del debito pubblico e dalla pressione al rialzo sui rendimenti dei Treasury, che ostacolano il calo dei tassi reali su credito e mutui. Le aspettative di uno o due tagli entro fine anno restano dunque fragili, dipendenti da eventuali shock esterni o sorprese nei dati.
La Bank of Japan e il ritorno alla gradualità
In Giappone, la Bank of Japan (BOJ) ha mantenuto invariato il tasso guida allo 0,5%, ma ha annunciato un rallentamento della riduzione del portafoglio titoli a partire dal 2026, per evitare scosse eccessive nel mercato obbligazionario. Come sottolinea NS Partners, la banca centrale giapponese mantiene un tono cauto, in presenza di un’inflazione core tra il 3 e il 3,5%, alimentata da costi importati e da fattori esogeni.
L’istituto nipponico è consapevole della fragilità del contesto globale e preferisce agire con gradualità, rinviando qualsiasi normalizzazione significativa della politica monetaria. Un atteggiamento prudente, che riflette sia le incertezze esterne sia le particolarità strutturali dell’economia giapponese.
Il filo rosso dell’incertezza globale
Il panorama delineato da NS Partners evidenzia un filo conduttore chiaro: tutte le principali banche centrali adottano un approccio prudente, condizionato dai dati e dalle incertezze geopolitiche. La Fed, pur avendo maggiori margini nominali di manovra, affronta il compito più complesso a causa dei vincoli strutturali. In Europa, la BCE si muove con attenzione, mentre SNB e BOJ gestiscono pressioni valutarie e inflattive con strumenti mirati.
Le attese sui tassi restano dunque fluide: si prevede un taglio negli Stati Uniti, uno nell’Eurozona, due nel Regno Unito e uno in Svizzera, ma ogni previsione è soggetta a revisione. Come conclude Giacomo Calef di NS Partners, l’efficacia delle future politiche monetarie dipenderà dalla capacità delle banche centrali di navigare un contesto in cui l’incertezza è diventata la nuova normalità.
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