Banche colpite dalla guerra finanziaria. Attesa per la lista degli istituti russi esclusi dallo SWIFT


Si attende oggi la lista delle banche russe escluse dalla rete globale SWIFT, tra i principali provvedimenti decisi dall’Occidente come reazione all’invasione dell’Ucraina, mentre le borse hanno iniziato la settimana in forte ribasso, con i titoli finanziari particolarmente colpiti in tutta Europa.


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Le banche collassano

Ancora una giornata di passione sui mercati per le banche europee mentre la reazione dell’Unione europea all’invasione russa in Ucraina si concentra sulle sanzioni, in particolare colpendo la finanza.

A soffrire in borsa sono soprattutto gli istituti con importante esposizione in Russia, con le banche italiane e francesi particolarmente colpite.

A Milano l’indice bancario Ftse Italia All Share Banks cede oltre il 5%, sottoperformando nettamente il Ftse Mib (-2%), con Unicredit la peggiore con un nuovo crollo del 7% dopo pochi minuti di contrattazioni.

Male anche Intesa Sanpaolo (-5%), doValue (-4%), Banco Bpm (-3%), Mediolanum (-3%) e Bper Banca (-2,80%).

Non cambia la musica al di là delle Alpi, dove affondano SocGen (-8%) e Bnp Paribas (-7%), mentre in Germania non si salvano nemmeno Deutsche Bank (-7%) e Commerzbank (-6%).

La guerra finanziaria

Mentre si attende l’avvio dei colloqui odierni in Bielorussia tra le delegazioni russe e ucraine, l’Unione europea, il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno annunciato i nuovi piani di sanzioni verso la Russia, tra cui l’adozione di misure per paralizzare le attività della banca centrale russa ma soprattutto l’espulsione delle maggiori banche del Paese dalla rete finanziaria globale SWIFT che collega 11 mila banche e istituzioni globali ed è responsabile dell’esecuzione della stragrande maggioranza delle operazioni finanziarie.

La lista degli istituti russi coinvolti dovrebbe essere annunciata in giornata e secondo quanto annunciato dall’Alto Rappresentante UE per la Politica Estera, Josep Borrell, il provvedimento sarà “selettivo”, in modo da provocare gravi danni al sistema finanziario russo ma al tempo stesso lasciare aperte delle “possibilità perché si possano mandare soldi alle famiglie o pagare cose che sono necessarie”.

Tali misure erano già state ventilate nel 2014, quando era partita l’operazione di annessione della Crimea, ma dopo la risposta russa di considerarle pari ad una dichiarazione di guerra, USA e UE avevano deciso di non procedere.

Dopo quell’occasione, la Russia aveva cercato di creare un proprio sistema di messaggistica finanziaria che secondo gli esperti ha avuto un successo solo parziale, ma che ora sta per essere messo alla prova.

In Germania, intanto, l’operatore di borsa Deutsche Boerse ha annunciato la sospensione dalle negoziazioni di una serie di titoli di società russe con effetto immediato.

"Sosteniamo le decisioni del governo tedesco e dei suoi alleati e implementeremo coerentemente le sanzioni", ha detto Deutsche Bank in un comunicato.

Sberbank in fallimento

Le decisioni occidentali in campo finanziario minacciano di ridurre in ginocchio le banche russe coinvolte, così come dimostrato dalla decisione comunicata nella notte dalla vigilanza della BCE di considerare Sberbank Europe e le sue divisioni in Croazia e Slovenia “in fallimento o in probabile fallimento per il deterioramento della loro situazione di liquidità”.

In queste ore, spiegava il comunicato dell’istituto europeo, Sberbank Europe e le sue divisioni, controllata dalla russa Sbergandk, hanno visto una “significativa” uscita di denaro dai loro depositi “in seguito all’impatto delle tensioni geopolitiche” e delle sanzioni imposte dall’Occidente e nel prossimo futuro “probabilmente non saranno in grado di pagare i propri debiti in tempo”.

La banca centrale russa

Come conseguenza, aggiungevano dalla BCE, “è stato congelato circa il 50% delle riserve della banca centrale russa in quanto queste sono detenute in Paesi del G7.

Nel frattempo, l’istituto centrale russo aveva confermato di aver vietato ai suoi broker di eseguire ordini di vendita da parti straniere, con il fine di contenere l’impatto sugli asset del paese.

La banca centrale ha annunciato l’intenzione di liberare riserve locali per un valore di 733 miliardi di rubli, equivalente a 8,78 miliardi di dollari, per cercare di aumentare la liquidità sui mercati.

Il rublo, intanto, era arrivato a cedere il 30% questa mattina, per poi recuperare leggermente nei confronti del dollaro, e anche per questo la Banca centrale russa aveva deciso di aprire le contrattazioni odierne alla borsa di Mosca con tre ore di ritardo.

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