Banche europee pronte ad assorbire una crisi economica

Dagli stress test della BCE effettuati su 50 banche è emerso come gli istituti del vecchio continente sarebbero pronti ad assorbire uno scenario definito “molto grave”, preso in esame dall'EBA.
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Le banche europee alla prova della BCE
Banche europee promosse agli stress test dell'Autorità bancaria europea (Eba) e pertanto pronte ad assorbire l'impatto sui loro conti di una possibile crisi economica “grave”. I test miravano ad esaminare le possibili performance di 50 banche in 15 diversi paesi europei che rappresentano il 70% degli attivi del settore europeo in caso di una crisi “molto grave” nell'arco di tre anni.
Secondo quanto spiegato dall'Associazione bancaria europea, lo scenario analizzato dai test ha mostrato un impoverimento del capitale del settore bancario pari a 265 miliardi di euro entro il 2023. Tra le difficoltà comprese nello scenario ci sono gli effetti della prolungata crisi sanitaria dovuta alla pandemia da coronavirus e un ambiente a basso tasso, in un contesto economico già in deterioramento dal 2020.
I risultati in Europa
In questa situazione di crisi, il coefficiente patrimoniale Tier 1 (CET1) del settore bancario europeo scenderà dal 15% al 10%, livello considerato accettabile dalla stessa Eba. Tra le banche, 20 dei 50 istituti presi in esame dai test scenderanno sotto il 10% nel corso dei tre anni presi in esame.
Tra le banche, la tedesca Deutsche Bank subirà una perdita di oltre 10 miliardi di euro alla fine del 2021, la francese BNP Paribas vedrà tale perdita arrivare a 11 miliardi, mentre la spagnola Santander si fermerà a cinque miliardi di euro.
In Belgio, i test hanno riguardato KBC e Belfius, con lo scenario sfavorevole che porterà i coefficienti CET1 nel 2021 rispettivamente a 14,1% e al 13,7%, percentuali superiori alla media del 9,7% prevista per la zona euro nel 2023.
Le perdite di credito delle banche rappresentano la maggior parte dell'esaurimento del capitale e quelle maggiori hanno riguardato gli istituti francesi, tedeschi e italiani. Tale esaurimento del capitale risulterebbe maggiore negli istituti con poca diversità internazionale e in quelle con il minor reddito da interessi.
Credem la migliore, Mps la peggiore
Tra le banche europee, Credem ha registrato valori che la pongono al vertice sia nel Vecchio continente che in Italia con un impatto sui coefficienti CET1 inferiore ai 300 pb. I risultati della banca emiliana sono stati analizzati dalla BCE anche se questa non rientrava nel campione EBA insieme a Banca Popolare di Sondrio e Carige per l'Italia.
l risultato si aggiunge alla decisione della BCE datata novembre 2020 di mantenere per il 2021 il requisito Pillar 2 (P2R) del Credito Emiliano all'1%, il più basso in Italia e tra le banche commerciali in Europa, con il conseguente requisito SREP complessivo (che indica il livello minimo di capitale da rispettare a fronte delle attività svolte dal Gruppo), per il 2021 a 7,56%, a riprova della solidità del Gruppo ai vertici del sistema.
Tra le peggiori in Europa, e tra i 5 istituti italiani del campione EBA, troviamo Monte dei Paschi di Siena, con il suo coefficiente CET1 su base fully loaded passa dal 9,9% al 9,3% al 2023. Inoltre, includendo l'impatto della vendita di azioni proprie, del cambiamento dei criteri di valutazione del portafoglio immobiliare, della cartolarizzazione sintetica annunciata il 23 luglio, e dell'utile del 1Q21, il Fully Loaded CET1 della Banca – post ipotetico 2,5 miliardi di euro di aumento di capitale e nello scenario avverso – si attesterebbe a 6,6%.
I grandi istituti italiani
Tra le altre banche italiane facenti parte del campione EBA, Mediobanca vede il CET1 fully loaded ratio passare dal 14,51% al 9,73% del 20243 con la sua dotazione di capitale tra le più alte tra i cinque istituti italiani sotto stress test.
Migliore il risultato per Intesa Sanpaolo, il cui CET1 resta al 10,06% nel 2021 dal 14,04% di fine 2020, mentre a fine 2022 si attesterebbe al 9,66% e al 9,38% nel 2023.
Infine, se Banco Bpm ha visto il suo CET1 fully loaded arrivare al 7,02% nel 2023, il risultato di Unicredit vedrebbe un 9,22% alla fine del triennio in esame.
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