Banche in calo, ipotesi tassa extraprofitti dal Governo

Indiscrezioni di stampa parlano della possibilità di arrivare a raccogliere fino a 3 miliardi di euro dagli istituti finanziari, ma sulla proposta la maggioranza di governo resta divisa tra la posizione di Matteo Salvini e quella di Antonio Tajani.
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Settore bancario in difficoltà a Piazza Affari
Rosso sul comparto finanziario della Borsa di Milano questa mattina mentre prosegue il dibattito all’interno del Governo sull’ipotesi tassa sugli extraprofitti che potrebbe colpire le banche italiane.
L’indice FTSE Italia Banche cede l’1% rispetto all’andamento piatto del principale benchmark di Piazza Affari (FTSE MIB). A soffrire di più sono Banca Popolare di Sondrio (-2%), Banco Bpm (-1,90%) e Bper Banca (-1,60%), seguite da UniCredit (-1,30%), Mediobanca (-0,70%) e Banca Monte dei Paschi di Siena (-0,50%).
L’ipotesi tassa extraprofitti
L’agenzia Ansa scrive che l’esecutivo italiano starebbe trattando con le banche per un ipotetico contributo in vista della prossima legge di Bilancio, cercando di arrivare a raccogliere tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro. Fonti “qualificate della maggioranza” riportano all’agenzia che tutto verrà deciso insieme agli istituti di credito e con “molta calma”, con le interlocuzioni in corso che continueranno nelle prossime settimane.
L’ipotesi era stata lanciata nei giorni scorsi da Matteo Salvini e dal gruppo economico della Lega che parla di “un contributo di 5 miliardi di euro per sostenere famiglie, artigiani, commercianti e imprese”, proposta ispirata a quanto sperimentato con successo da alcuni Paesi europei come la Spagna.
"Nei tre anni di nostro governo”, spiega la Lega in una nota, “le banche hanno registrato utili per circa 130 miliardi di euro, quadruplicando (!!!) il proprio valore in borsa”, ma “in questi anni i grandi istituti hanno deciso una politica di taglio dei costi, con chiusura di migliaia di sportelli e sforbiciate al personale, mentre non sono aumentati significativamente né gli interessi corrisposti ai risparmiatori che hanno soldi fermi sui conti correnti, né i prestiti erogati a famiglie e imprese”.
Pertanto, “riteniamo ragionevole chiedere un contributo alle grandi banche, a partire dagli enormi guadagni derivanti da interessi e commissioni”, con l’obiettivo “di utilizzare quei miliardi, come stanno già facendo altri Paesi in Europa, per immetterli nell'economia reale: aumento di stipendi e pensioni, investimenti in sanità, rottamazione pluriennale di 170 milioni di cartelle esattoriali che rendono difficile la vita a 20 milioni di italiani in difficoltà. Chi ha di più, dia di più".
Maggioranza spaccata
Sulla proposta di Salvini, però, è arrivata l’ennesima dichiarazione di contrarietà del vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, il quale definisce le tasse sugli extraprofitti “roba da Unione Sovietica. “Le banche possono dare un contributo ma non esiste il concetto di extraprofitti, non esiste alcuna base giuridica. Le banche possono e devono fare il loro dovere, ma l'extraprofitto è una cosa che non esiste, mi si deve spiegare che cos'è l'extra profitto”, scrive Tajani.
Per il presidente di FI, “tassare gli extraprofitti e continuare a fare minacce alle banche significa mettere in difficoltà tutto il nostro sistema finanziario”, oltre a “spaventare i mercati e far fuggire gli investitori, quindi serve sempre buonsenso e senso di responsabilità quando si parla di queste cose”.
“Con le banche dobbiamo parlare. Noi abbiamo già parlato con le banche e vediamo cosa si può fare, ma le minacce alle banche e l'idea di mettere nuove tasse significano soltanto avere effetti negativi, e noi siamo per difendere il mercato e le imprese, comprese le banche. Ognuno deve fare la sua parte, è giusto che le banche facciano la loro parte e parliamo con loro, vediamo cosa possono fare. Ma minacciare extraprofitti non serve a niente", conclude Tajani.
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