Banche italiane, la carta delle commissioni per battere i tagli dei tassi BCE

Dalle trimestrali dei cinque principali istituti italiani emerge una forte crescita dell’utile netto aggregato, spinto dalle commissioni per la vendita di prodotti del risparmio gestito e dalla riduzione dei costi.

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Cresce l’utile aggregato delle banche

Le banche italiane calano l’asso dell’aumento delle commissioni per far fronte i tagli dei tassi di interesse decisi dalla Banca centrale europea nell’ultimo anno.

Dalle trimestrali dei cinque principali istituti italiani (Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Bpm, Bper Banca e Banca Monte dei Paschi di Siena) emerge un utile netto aggregato di 6,8 miliardi di euro ottenuto nel primo trimestre dell’anno, cresciuto del 55% su base trimestrale e del 21% escludendo gli elementi non ricorrenti.

L’analisi condotta dalla Fondazione Fiba di First Cisl mostra che queste cinque banche hanno comunicato bilanci in forte crescita, spinti dalle commissioni per la vendita di prodotti del risparmio gestito e da una drastica riduzione dei costi.

Il settore finanziario italiano, secondo lo studio, sembra dunque sempre più orientato alla redditività attraverso il risparmio gestito, come già accade per le reti di consulenza finanziaria.

L’impatto dei tagli

L’allentamento monetario deciso dalla BCE ha influito negativamente (-6% a/a, -5% q/q) sul margine di interesse dei cinque istituti, ma la perdita è stata più che compensata dal balzo del 7,6% delle commissioni nette, arrivate a rappresentare quasi il 40% del margine primario.

“Ciò dimostra la crescente diversificazione delle attività bancarie verso la gestione patrimoniale, gli investimenti e le attività di bancassurance, in un contesto di tassi di interesse più bassi e mercati finanziari volatili”, spiegano gli analisti di Morningstar DBRS, i quali notano “che alcune banche perseguono ulteriormente attività a minore intensità di capitale in questo contesto attraverso azioni strategiche organiche e inorganiche".

Il risparmio gestito ha rappresentato la principale spinta di questa crescita, visto l’aumento di oltre il 10% delle masse nell’ultimo biennio che conferma il consolidamento di questa tendenza, alla luce del +13,2% del primo trimestre 2023.

Il risparmio rappresenta sempre più l’oggetto del desiderio delle banche”, secondo Riccardo Colombani, segretario generale di First Cisl, il quale, però, aggiunge che la ragione per la quale gli istituti “si concentrano sempre più sulla gestione del risparmio non è dettata da una logica meramente compensativa. Ossia, non si tratta solo di sostituire una fonte di ricavo con un’altra. Infatti, con le attività di asset management e wealth management le banche ottimizzano l’allocazione di capitale con rischi minimi. Insomma, ricavi alti, rischi bassi e capitale disponibile per altre attività. La gestione del risparmio per le banche è quindi un vero e proprio toccasana per il conto economico. Inoltre, il maggior peso dei business legati al risparmio potrebbe determinare multipli di borsa più alti, simili alle banche specializzate, con conseguenti benefici, ancora una volta, per gli azionisti”.

Pronti alle M&A

"La crescita del reddito netto da commissioni ha in parte compensato il minor margine di interesse (NII) nel primo trimestre del 2025. Tuttavia, l'utile operativo è aumentato grazie al solido trading income e alla disciplina dei costi, consentendo alle banche di assorbire un potenziale futuro aumento del costo del rischio (CoR) qualora le tensioni commerciali globali avessero ripercussioni significative sulla crescita economica e sulla disoccupazione”, sottolinea Andrea Costanzo, Vicepresidente, European Financial Institution Ratings presso Morningstar DBRS, che aggiunge: “i solidi risultati del primo trimestre del 2025 gettano le basi affinché le banche possano affrontare l'onda d'urto dell'M&A e l'aumento dei rischi per la qualità degli attivi con bilanci più solidi".

Gli altri dati

Passando in rassegna gli altri dati emersi dalle trimestrali delle principali banche italiane, emerge che Le rettifiche su crediti (LLP) sono diminuite del 12% su base annua e del 54% rispetto al trimestre precedente, principalmente a causa della stagionalità verso fine anno. Il miglioramento nel confronto annuale riflette profili di rischio più solidi e una bassa formazione di nuovi NPE.

Il tasso medio di default è rimasto basso nel primo trimestre del 2025, nonostante la moderata crescita economica e le vulnerabilità di alcuni settori manifatturieri. Al 31 marzo, lo stock aggregato di NPE è aumentato dell'1% rispetto alla fine dell'anno 2024, ma è diminuito del 49% rispetto al 2020. Ciononostante, il rapporto NPE lordo medio si attestava al 2,9% a fine marzo 2025, invariato rispetto alla fine del 2024 ma in calo rispetto al 5,8% registrato alla fine del 2020.

La capitalizzazione rimane solida, con un rapporto Cet1 medio del 15,9% a fine marzo 2025, in leggero aumento rispetto al 15,8% registrato alla fine del 2024, nonostante l'aumento della remunerazione degli azionisti e l'impatto negativo di Basilea IV.

Il Cet1 medio superava i requisiti minimi regolamentari di circa 650 punti base a fine marzo 2025 e Morningstar DBRS prevede una riduzione dei cuscinetti di capitale qualora le banche portassero a termine con successo le operazioni di M&A annunciate.

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