Banco BPM adesso è l’obiettivo “giusto” per Unicredit. Mps magari dopo
L’a.d. Orcel ha l’assoluta necessità di aumentare la quota di mercato in Italia della sua banca. Fallite le trattative per il MontePaschi, l’istituto di Giuseppe Castagna ha le dimensioni e i numeri giusti per permettere a Unicredit di tornare a giocare ad armi pari con Intesa. MontePaschi? Siena può attendere.
Banco BPM guadagna il 3%: dall’inizio dell’anno è già salita del 69%.
Pare che il progetto originale di Unicredit fosse di prenderle tutte e due, il Monte dei Paschi e il Banco BPM. Finita male la trattativa con il Tesoro per la banca senese, nulla vieta ad Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, di focalizzare gli sforzi sulla banca milanese, che infatti stamattina reagisce in Borsa con un rialzo del 3% a 3,05 euro. Se Unicredit la vuole, dovrà pagarla ben di più dell’attuale prezzo, anche se Banco BPM dall’inizio dell’anno ha già messo a segno un rialzo del 69%.
Dopo che la storica rivale Intesa ha acquistato Ubi, Unicredit deve reagire per rafforzare la propria quota di mercato in Italia, che ora è scesa a circa la metà di quella di Intesa. Questa esigenza strategica è ora più impellente che mai per due motivi:
- Unicredit non può non avere l’ambizione di essere più forte nel suo mercato domestico oggi che l’economia italiana cresce al ritmo più veloce di tutti i Paesi della Ue. Questo tasso di sviluppo italiano ha buone possibilità di proseguire nei prossimi anni grazie agli investimenti del PNRR.
- La prospettiva di un aumento dei tassi di interesse permette alle banche di aumentare i margini dell’attività tradizionale di lending, che si sviluppa molto grazie alla presenza sul territorio.
Come sostiene Rony Hamaui, docente dell’Università Cattolica di Milano e in passato manager di punta del gruppo Intesa, “Unicredit deve assolutamente crescere nei suoi territori di riferimento, la sua quota di mercato è troppo bassa”.
Le banche italiane, classifica per market cap (in milioni di euro)
Banco BPM, così saldamente radicato in Lombardia e in Veneto, sarebbe l’investimento ideale. Il problema è la totale ritrosia dell’attuale management di Banco BPM, con l’a.d. Giuseppe Castagna che ha mire ben diverse dall’essere comprato. Ma per quanto ambizioso, Castagna non è riuscito finora a concludere nessun negoziato in cui la sua banca, la terza in Italia, possa svolgere un ruolo da aggregatore. Ha parlato a lungo con la Banca Popolare di Sondrio e con la modenese Bper, con il risultato che fra le due si è stabilito un forte legame, che per ora sembra escludere Banco BPM.
A lungo vagheggiata, la fusione fra BPER e Banco BPM non è mai decollata.
Il legame fra Modena e Sondrio lo ha costruito Unipol, principale azionista di BPER, che a maggio ha comprato a sorpresa il 9% di Pop.Sondrio. Se il milanese Castagna vuole realizzare un progetto di aggregazione che rafforzi la sua banca e allontani le mire di un predatore come Unicredit, il suo interlocutore è il potente Carlo Cimbri, l’amministratore delegato di Unipol, ma fra i due uomini, dicono, c’è un’oggettiva difficoltà di relazioni.
Intanto i multipli di Banco BPM più che giustificano un’eventuale acquisizione da parte di Unicredit. Con una market cap di 4,4 miliardi di euro, Banco BPM vale in Borsa soltanto 1,0 volta i ricavi 2021, mentre Unicredit ha un multiplo di 1,4. La banca di Castagna potrebbe risultare un po’ cara considerando che la market cap attuale è 9,4 volte gli utili previsti per quest’anno, contro un P/E di Unicredit di 8,7 volte. Ma va tenuto conto che la redditività di Banco BPM è sicuramente migliorabile: per quest’anno il consensus degli analisti si aspetta un utile netto di 470 milioni, pari al 10,7% dei ricavi (4,39 miliardi). Unicredit, invece, dovrebbe realizzare un utile netto di 2,9 miliardi, pari al 16,8% dei ricavi (17,4 miliardi).
Questi sono i numeri. Ma ragionando di banche italiane, non meno importanti dei numeri sono le pressioni della politica, soprattutto se a Palazzo Chigi c’è un ex presidente della Bce. Di sicuro non è piaciuto a Draghi vedere fallire la trattativa per la vendita di MontePaschi. Dovendo trovare una sistemazione di mercato per la banca senese, Banco BPM potrebbe candidarsi come nuovo acquirente. Come reagirebbe Draghi a un ipotetico doppio sgarbo di Orcel, che prima si rifiuta di comprare MontePaschi e poi addirittura si mangia il secondo possibile candidato all’acquisizione?
Orcel potrebbe avere qualche problema anche all’interno del suo Cda. Non va dimenticato che il presidente di Unicredit, Pier Carlo Padoan, è stato il ministro del Tesoro che ha condotto il salvataggio di Stato del MontePaschi, e oggi Padoan è non meno deluso di Draghi del fallimento delle trattative.
Secondo un analista, la conclusione della vicenda potrebbe essere un ritorno al progetto originale: in tempi diversi, con modalità ancora da definire, sotto il controllo di Unicredit potrebbero finirci sia Banco BPM che MontePaschi.
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