Banco Bpm, Crédit Agricole tratta con il governo per l’integrazione

L’esecutivo italiano avrebbe già comunicato ai francesi le condizioni per l’unione con l’istituto guidato da Giuseppe Castagna dopo che i transalpini hanno chiesto l’autorizzazione alla BCE per arrivare al 29,9% di Piazza Meda.
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Dialogo tra Crédit Agricole e il governo
Sembra non essersi fermato il risiko bancario italiano dopo l’acquisizione di Mediobanca da parte di Banca Monte dei Paschi di Siena e, questa volta, protagonista principale di nuove operazioni potrebbe essere Crédit Agricole con Banco Bpm nel mirino.
Se i francesi hanno appena arruolato due nuovi advisor di grande notorietà nel mondo finanziario, ovvero il banchiere d'affari francese Matthieu Pigasse e l'italiano Claudio Costamagna, la Banque Verte avrebbe già avviato le trattative con il governo italiano.
Secondo l’agenzia Reuters, la riunione si sarebbe svolta nelle ultime settimane con all’ordine del giorno una possibile integrazione tra la filiale italiana della banca francese e l’istituto guidato da Giuseppe Castagna.
L’incontro è stato organizzato dopo che Crédit Agricole aveva utilizzato contratti derivati per aumentare la propria partecipazione a poco più del 20% di Banco Bpm, per poi chiedere alla Banca centrale europea l’autorizzazione per detenere fino al 29,9%.
Le condizioni del governo
Fonti dell’agenzia rivelano che il governo ha comunicato ai francesi le proprie condizioni per l’operazione: l’esecutivo avrebbe richiesto garanzie sulla continuazione del credito alle piccole imprese, ovvero i principali clienti di Banco Bpm. A questo si aggiungono garanzie su Anima Holding con il fine di proteggere il risparmio nazionale.
Crédit Agricole ha rassicurato il governo che sarebbe pronta a fornire le garanzie che Roma riterrà necessarie per consentire l'integrazione.
La scorsa settimana il Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha dichiarato di non avere "obiezioni politiche" all'accordo tra Banco Bpm e Credit Agricole, ma che il suo ministero avrebbe applicato la golden power, se l'accordo andasse in porto.
Ruolo più attivo per Banco Bpm secondo Scope Ratings
Un report di Scope Ratings prevede che Banco Bpm potrebbe assumere “un ruolo più attivo nell’ondata di consolidamento bancario in Italia, trainata da fattori finanziari, strategici e politici”.
Secondo l'agenzia di rating europea, una fusione tra Bpm e Credit Agricole Italia darebbe vita a un gruppo forte con un modello di business ben diversificato, dimensioni significative (attivo totale superiore a 300 miliardi di euro e quota di mercato dei prestiti vicina a quella di UniCredit) e una presenza geografica concentrata nelle regioni più ricche d'Italia.
Molteplici i fattori a sostegno dell'operazione, a cominciare dal fatto che il portafoglio prestiti dell'istituto di Piazza Meda è orientato verso la clientela aziendale, mentre quello di Crédit Agricole Italia è più orientato verso la clientela retail. Infatti, a differenza dell'operazione Mps-Mediobanca, entrambi i gruppi operano come banche universali, offrendo servizi completi e complementari nei settori bancario, della gestione patrimoniale e assicurativo.
Inoltre, Scope Rating evidenzia come le reti di filiali di Banco Bpm e Credit Agricole Italia si sovrappongono in Lombardia, Veneto, Toscana e Sicilia, offrendo un potenziale di riduzione dei costi, anche se entrambe le banche hanno già razionalizzato la loro presenza fisica: -38% per Banco Bpm, -30% per Credit Agricole tra il 2017 e il 2024.
L’agenzia evidenzia poi che le due realtà hanno una joint venture nel settore delle assicurazioni danni e del credito al consumo e Credit Agricole detiene oltre il 60% in entrambi i casi.
Infine, un altro punto di forza riguarda il fatto che l'accordo potrebbe essere strutturato come una fusione amichevole, il che ridurrebbe (ma non eliminerebbe) il rischio di esecuzione.
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