Banco Bpm pensa ancora al risiko bancario: nel mirino Cr Asti

L’istituto piemontese potrebbe rientrare nelle mire di diverse banche in quanto la Fondazione Asti avrebbe la necessità di ridurre la sua quota per rispettare i limiti imposti dal protocollo Acri-Mef.
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Banco Bpm punta CR Asti
Risiko bancario ancora al centro dell’attenzione a Piazza Affari, con Banco Bpm ancora protagonista dopo il fallimento del tentativo di UniCredit.
Indiscrezioni pubblicate di MF parlano di una manifestazione di interesse presentata da Piazza Meda per una quota della Cassa di Risparmio di Asti. Secondo fonti del media, il dossier sarebbe finito su più tavoli, da Banco di Desio a Popolare di Puglia e Basilicata e da Bper Banca (fresca di nozze con la Popolare di Sondrio) fino appunto a Piazza Meda che detiene già il 9,9% della possibile target.
Le ragioni dell’interesse
Dietro all’interesse di Bpm ci sarebbe la necessità della Fondazione Asti di cedere una quota della sua partecipazione in Cr Asti per rispettare i limiti imposti dal protocollo Acri-Mef che vieta di concentrare più di un terzo del patrimonio nella conferitaria e, arrivando quasi all’80%, l’esposizione della fondazione risulta tra le più alte nella galassia Acri.
L’eventuale alleggerimento potrebbe favorire l’ingresso nel capitale di un partner bancario che potrebbe rilevare l’intera Cr Asti in caso di accordo con gli altri azionisti, ovvero Fondazione Biella (12,91%), Vercelli (4,2%) e Crt (6%), mentre il restante 35,1% è in mano a piccoli soci.
Oltretutto, secondo fonti finanziari di MF, un istituto più grande permetterebbe di potenziare i servizi offerti e garantirebbe alla Fondazione Asti (che scambierebbe le azioni con quelle del compratore) di incassare dividendi più corposi da investire sul territorio.
Inoltre, l’ingresso di un nuovo partner permetterebbe a Cr Asti di rilanciarsi dopo l'ispezione della Banca d'Italia, che lo scorso anno ha fatto spuntare perdite su crediti maggiori di quelle stimate, con conseguente riscrittura della semestrale 2024 e abbattimento degli utili. Dalla verifica sono emerse anche carenze informative perché l'istituto piemontese avrebbe applicato delle commissioni errate per circa 10 milioni, somma che Cr Asti potrebbe essere costretta a restituire ai correntisti.
Operazione bolt-on
Al primo semestre 2025, CR Asti aveva “crediti netti pari a 7,4 miliardi (100 miliardi per Banco Bpm)”, sottolineano gli analisti di Equita, “una raccolta diretta di 10,5 miliardi (129 miliardi per BAMI)”, una “raccolta indiretta di 8,4 miliardi (275 miliardi per BAMI, includendo Anima), un “totale attivo di 13 miliardi (210 miliardi per BAMI), un “CET1 del 17,6%”, un “patrimonio netto di 1,1 miliardi (15,3 miliardi per BAMI)” e 210 filiali (1.430 per BAMI)”.
“Nel 2024 CR Asti aveva riportato un utile di 48 milioni (impattato da elevati accantonamenti per far fronte alla richiesta di aumentare i livelli di copertura sui crediti deteriorati, con il coverage NPE che nel primo semestre 2025 si è attestato 44% e NPE Ratio al 5,2%), mentre al primo semestre di quest’anno di 37 milioni”, proseguono dalla sim.
Un’eventuale acquisizione di CR Asti “sarebbe un’operazione bolt-on" (acquisizione aziendale in cui una società grande compra aziende più piccole che operano nello stesso settore) "per Banco Bpm che permetterebbe di rafforzare il proprio posizionamento in Piemonte dove la market share in termini di filiali passerebbe dall’attuale 10% al 20%”, concludono da Equita, mantenendo la raccomandazione hold sulle azioni Banco Bpm, con target price a 10,40 euro rispetto ai 12,99 di questa mattina.
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