Banco Bpm tenta il recupero ma pesano ancora ancora le decisioni del governo sulle DTA


La banca era stata colpita da forti vendite la settimana scorsa a causa della nuova norma sulle DTA approvata dal governo.

Molti analisti prevedono un minore appeal di Banco Bpm all’interno delle possibili nuove operazioni di M&A nel settore bancario italiano.


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Il rimbalzo di Banco Bpm

Rimbalzo a Piazza Affari per Banco Bpm che torna in verde dopo il crollo arrivato a chiusura della settimana scorsa. Le azioni della banca aprono la prima seduta di novembre con una crescita dell’1,50% dopo circa un’ora dall’avvio delle contrattazioni, arrivando a 2,71 euro.

Gli acquisti di oggi, però, non bastano a recuperare quanto ceduto venerdì (-7%), con le vendite che si scatenavano sulla banca a seguito delle decisioni sul governo sulle DTA che raffreddavano le possibili ipotesi di una operazione futura tra Unicredit e Banco Bpm.


La nuova norma sulle DTA

La bozza di legge di bilancio approvata dal Consiglio dei Ministri la settimana scorsa decideva una prologa di sei mesi (fino a giugno 2022) degli incentivi alle fusioni bancarie rappresentati dalla trasformazione delle imposte differite (Deferred Tax Asset) in crediti di imposta.

Al tempo stesso, però, veniva ridotto il tetto dell’ammontare utilizzabile fino ad un massimo di 500 milioni di euro, norma introdotta dal Governo Conte per sostenere Mps in ottica fusione con Unicredit.

In particolare, la bozza prevede che la “trasformazione in credito d’imposta avvenga per un ammontare complessivo non superiore al minore importo tra 500 milioni di euro e il 2 per cento della somma delle attività dei soggetti partecipanti alla fusione o alla scissione, [...] senza considerare il soggetto che presenta le attività di importo maggiore, ovvero il 2 per cento della somma delle attività oggetto di conferimento”.

La norma e il settore bancario

Si tratta di un provvedimento considerato “negativo” per il settore bancario, perché “ridurrebbe significativamente l’incentivo per le fusioni e acquisizioni che coinvolgono banche di grandi e medie dimensioni”, secondo gli analisti di Intesa Sanpaolo.

Se le DTA “dedotte dal capitale, con le regole vigenti, ammontano a 1 miliardo di euro per Banco Bpm, 3,7 miliardi di euro per Mps, 4,3 miliardi di euro per Unicredit e 0,4 miliardi di euro per Carige”, in base alla normativa che scade a fine anno, “il beneficio è limitato al 2% del totale attivo delle società coinvolte nell'operazione escluso il gruppo più grande”.

L’impatto su Banco Bpm

Se Banco Bpm resta al centro delle attenzioni di Unicredit dopo il fallimento delle trattative con il governo per Mps, la norma del governo potrebbe spingere la banca di Piazza Gae Aulenti altrove.

“Banco Bpm potrebbe perdere il suo appeal speculativo come potenziale target di acquisizione da parte di Unicredit”, spiegano da Mediobanca Securities, i cui analisti hanno tagliato le raccomandazioni sulle due banche a ‘neutral’ dal precedente ‘outperform’.

Della stessa opinione da Equita Sim: “la determinazione di un cap come massimo beneficio derivante dalla conversione delle DTA in caso di M&A riduce a nostro avviso l'appeal speculativo sul consolidamento del settore bancario e in particolare su un possibile deal tra Banco Bpm e Unicredit (secondo la norma attuale stimiamo un beneficio di 2,7 miliardi)”.

L’ipotesi Bper e Popolare di Sondrio

Tramontando l’ipotesi Unicredit/Banco Bpm nuovi scenari potrebbero aprirsi, in quanto “non cambierebbero in maniera rilevante le probabilità di M&A tra Banco Bpm e Bper Banca dato un beneficio a capitale da conversione DTA significativamente inferiore (ad oggi circa 900 milioni)”, aggiungono dalla sim milanese.

Bper, però, potrebbe non essere l’unica alternativa per Banco Bpm, in quanto anche la Popolare di Sondrio “risentirebbe molto meno del taglio dei benefit fiscali”, secondo gli analisti di Morgan Stanley.

In particolare, “una combinazione fra Banco Bpm e Bper vedrebbe una riduzione del 50% sul fronte del valore del beneficio del capitale, mentre un merger Bper-Sondrio non sarebbe toccato”, secondo gli analisti della banca americana.

“Le due operazioni straordinarie avrebbero bisogno dell’approvazione dell’assemblea dei soci, ci sarebbe tempo entro fine anno per chiamare l’assise e, a quel punto l’M&A trarrebbe il vantaggio maggiore legato alle DTA piene del 2021”, concludono da Morgan Stanley.

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