Barron’s Big Money Poll: gli investitori americani tornano ottimisti

Barron’s Big Money Poll: gli investitori americani tornano ottimisti

Secondo il tradizionale sondaggio semestrale di Barron’s, il 47% dei gestori si dichiara rialzista sui mercati per i prossimi dodici mesi. Ma oltre la metà ritiene le azioni sopravvalutate e teme gli eccessi dell’euforia legata all’intelligenza artificiale.

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Dalla paura all’euforia

Il clima tra i gestori statunitensi è cambiato radicalmente in pochi mesi. Dopo un lungo periodo di cautela, gli investitori professionali tornano a guardare con fiducia ai mercati azionari. È quanto emerge dal tradizionale Big Money Poll, il sondaggio semestrale condotto da Barron’s insieme a Erdos Media Research, che raccoglie le opinioni di oltre un centinaio di gestori, strategist e consulenti d’investimento di tutto il Paese.

Secondo l’indagine, il 47% dei gestori si dichiara oggi ottimista sull’andamento dei mercati nei prossimi dodici mesi, contro appena il 28% rilevato nella primavera scorsa, il livello più basso dal 1997. Solo il 19% degli intervistati mantiene una visione ribassista, mentre il 34% si dice neutrale.

Il cambiamento di umore riflette l’andamento di un mercato che, negli ultimi sei mesi, ha cancellato gran parte del pessimismo diffuso a inizio anno. L’indice S&P 500 è risalito di quasi il 40% dai minimi di aprile, spinto dalla rinnovata fiducia nella crescita economica, dalle prospettive di ulteriori tagli dei tassi d’interesse e, soprattutto, dal nuovo entusiasmo per l’intelligenza artificiale.

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L’effetto AI e i timori di una bolla

L’interesse per l’intelligenza artificiale continua a dominare la narrativa del mercato. I titoli legati al tema – da Nvidia a Broadcom, passando per Oracle – hanno guidato il rally degli ultimi mesi, contribuendo a far segnare nuovi massimi agli indici americani. Tuttavia, la velocità con cui le quotazioni sono salite suscita ora il timore di una possibile sopravvalutazione.

Molti gestori citano esplicitamente il rischio di una “bolla AI”, paragonando la situazione attuale a quella vissuta alla fine degli anni Novanta con l’esplosione delle dot-com. “L’intelligenza artificiale sarà davvero trasformativa”, ha dichiarato James Bitzer, chief investment officer di Falcon Point Capital, “ma i titoli sono già saliti troppo e il rischio è che le valutazioni si comprimano”.

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Mercati sopravvalutati, ma fiducia nella crescita

Nonostante il rinnovato ottimismo, il 57% dei professionisti interpellati ritiene che le azioni siano sopravvalutate, contro un esiguo 3% che le giudica a sconto. Gli ottimisti, tuttavia, prevedono che il mercato possa continuare a salire anche nel 2026, grazie alla crescita degli utili societari.

Le previsioni mediane del sondaggio indicano un rialzo compreso tra il 9% e il 10,5% per gli indici Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq Composite entro la fine del prossimo anno. Quasi il 40% dei gestori si aspetta un aumento degli utili per azione dell’S&P 500 tra il 6% e il 10%, mentre un ulteriore 13% prevede una crescita superiore al 10%.

John Stoltzfus, chief investment strategist di Oppenheimer Asset Management, ritiene che la fase di rialzo potrebbe estendersi anche ad altri settori man mano che i benefici dell’AI si diffonderanno nell’economia reale.

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Portafogli più esposti alle azioni

La ritrovata fiducia si riflette anche nelle scelte operative. Oltre due terzi dei gestori dichiarano di avere oggi un’esposizione azionaria più elevata rispetto a sei mesi fa. Molti hanno alleggerito la quota di obbligazioni e liquidità, mentre quasi il 60% ha aumentato l’investimento in titoli non statunitensi, soprattutto in Europa, Giappone, Cina e Brasile.

Nonostante la propensione al rischio, due gestori su tre si dicono positivi sull’oro, che ha messo a segno un rialzo di circa 57% da inizio anno, arrivando a superare quota 4.000 dollari l’oncia. Secondo Walter Christopherson, presidente di Linscomb Wealth, “il metallo giallo continua a essere sostenuto dagli acquisti delle banche centrali e dalla ricerca di alternative al dollaro”.

I rischi all’orizzonte

Restano comunque numerosi i fattori di incertezza. Una parte dei gestori, pur minoritaria, prevede che nei prossimi dodici mesi i mercati possano subire una correzione significativa: il 38% degli intervistati ritiene possibile un nuovo “bear market”, con cali fino al 20% dai massimi recenti.

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Tra i principali rischi indicati figurano un eventuale rallentamento economico, utili deludenti e l’instabilità politica. Circa il 60% dei partecipanti esprime inoltre scarsa fiducia nelle politiche fiscali e commerciali dell’amministrazione Trump, in particolare nei dazi doganali, giudicati “una tassa che alimenta incertezza e volatilità”.

Il quadro che emerge dal sondaggio di Barron’s è quello di un mercato dominato da un ottimismo prudente. Gli investitori istituzionali tornano a credere nella crescita, ma restano consapevoli che i listini viaggiano su valutazioni elevate e che l’euforia per l’intelligenza artificiale potrebbe, a un certo punto, lasciare spazio a una fase di consolidamento.

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