BCE: a quando il prossimo taglio dei tassi? Le previsioni degli analisti

L’istituto centrale ha ridotto ieri di 25 punti base il tasso sui depositi senza sorprendere il mercato e ora gli esperti si interrogano sulle prossime mosse che potrebbero vedere altri allentamenti monetari.
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La BCE taglia i tassi
Poche sorprese nell'incontro di ieri quando il Consiglio Direttivo della Banca centrale europea (BCE) ha deciso di tagliare i tassi di interesse per la seconda volta quest'anno, dopo il primo allentamento monetario deciso a giugno e la pausa di luglio.
Nel dettaglio, la BCE ha ridotto:
- Il tasso sui depositi (DFR – Deposit Facility Rate) di 25 punti base, portandolo dal 3,75% al 3,50%;
- Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principale (MRO – Main Refinancing Operations rate) di 60 punti base, dal 4,25% al 3,65%;
- Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale di 60 punti base, dal 4,50% al 3,90%.
La diversa entità del taglio è legata alla decisione di marzo di ridurre il corridoio tra MRO e DFR a soli 15 punti base a partire da settembre, rispetto ai precedenti 50 punti base.
Proiezioni economiche e reazione del mercato
Le proiezioni economiche della BCE non hanno mostrato grandi cambiamenti rispetto alle stime di giugno. Il PIL reale è stato rivisto leggermente al ribasso (-0,1%), con previsioni di crescita dello 0,5% per il 2023, 0,8% per il 2024, 1,3% nel 2025 e 1,5% nel 2026. Le previsioni sull'inflazione restano invariate: 5,4% nel 2023, 2,5% nel 2024, 2,2% nel 2025 e 1,9% nel 2026, con un ritorno sotto il 2% atteso per il secondo trimestre del 2026.
Gli analisti avevano previsto una BCE meno dovish, con aspettative di maggiori indicazioni su ulteriori tagli nei prossimi mesi. Tuttavia, il taglio di ieri ha confermato una politica di riduzione graduale, probabilmente con un ulteriore taglio a trimestre. Questa mossa ha spinto il cambio euro/dollaro in rialzo, portando l’EUR/USD da 1,1010 a 1,1040.
L’analisi degli esperti
“Gli investitori si aspettavano una BCE più dovish con maggiori indicazioni su prossimi tagli nei prossimi mesi”, scrive Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, sottolineando che proprio un istituto centrale “meno dovish del previsto” è stata la causa del rafforzamento dell’euro nei confronti del dollaro.
Secondo Sylvain Broyer, Chief Economist EMEA di S&P Global Ratings, le decisioni erano attese. “Come previsto, la BCE ha effettuato un taglio dei tassi di 25 punti base senza ulteriori indicazioni di policy. Con una crescita dei salari di gran lunga superiore a quella della produttività e un'inflazione dei servizi in ripresa, il Consiglio direttivo non ha motivo di accelerare il ritmo di riduzione dei tassi o di impegnarsi in ulteriori riduzioni dei tassi in questa fase. È improbabile che l'imminente riduzione di 35 punti base del tasso repo abbia un impatto significativo. Sebbene possa fungere da limite massimo per i tassi del mercato monetario nel lungo periodo, le banche sono attualmente poco incentivate ad attingere dai mercati, in quanto il loro fabbisogno di liquidità è pienamente soddisfatto dalla BCE”, ha spiegato l’economista.
Il dilemma
A questo punto, “l’aumento concomitante dell’inflazione dei servizi al 4,2% nel mese di agosto solleva un dilemma per la BCE: come evitare di fare promesse eccessive sulla moderazione della politica monetaria (si può dire che ce ne sia stato un accenno nel periodo precedente la riunione di giugno) e tuttavia rispondere alle legittime preoccupazioni per un rallentamento dell'attività che sta acquisendo ritmo e ampiezza, anche se non ancora evidente nei mercati del lavoro”, secondo Des Lawrence, Senior Investment Strategist di State Street Global Advisors.
Secondo l’esperto, “la BCE deve affrontare un delicato equilibrio. L'inflazione è scesa più dei salari e la fiducia dei consumatori non mostra segni di miglioramento. I dati sulla crescita economica e sulla produttività sono deboli, e le prospettive di una politica fiscale orientata all'austerity per il 2025 stanno crescendo. Quindi, contrariamente alla Fed, che sembra orientata verso un vero e proprio ciclo di allentamento, il rischio per la BCE è quello di optare per un approccio più cauto, con un primo taglio o due tagli ravvicinati seguiti da una pausa. Un diverso approccio in materia di politica monetaria solleva anche dubbi sul possibile apprezzamento dell'euro, il che non aiuterebbe la competitività dell’area, per giunta in una fase di rallentamento della crescita – un tempismo particolarmente sfavorevole”.
Se “la BCE dovrà alla fine fare più dei sei tagli prezzati per i prossimi dodici mesi, il rischio è che lo faccia troppo tardi, con impatti negativi dovuti allo sfalsamento temporale tra decisioni di policy ed effetti sull’economia reale, in particolare sul mercato del lavoro”, conclude Lawrence.
Le previsioni sui prossimi tagli
“Le proiezioni economiche confermano le nostre attese, ovvero una BCE che proseguirà gradualmente con tagli di interesse, probabilmente uno a trimestre. Rimane sempre l'incognita delle variabili macroeconomiche e delle scelte della Federal Reserve che potrebbero modificare gli scenari anche per l'istituto di Francoforte”, prevede Diodovich.
Nel complesso, anche se la BCE 'non si sta pre-impegnando a seguire un particolare percorso dei tassi', secondo le parole della Lagarde, le nuove proiezioni dello staff e il tono generale della conferenza stampa per il momento sono rimasti coerenti con un allentamento continuo e graduale.
“Considerando l'inflazione dei servizi 'appiccicosa' e la nostra previsione di tre tagli da 25 punti base da parte della Fed entro la fine di dicembre, manteniamo la nostra opinione che la BCE farà una pausa ad ottobre prima di effettuare un altro taglio da 25 punti base nella riunione di dicembre. Da qui alla prossima riunione del Consiglio direttivo del 17 ottobre, la BCE ricevera' pochi dati in grado di modificare la narrativa”, scrive Nadia Gharbi, Senior Economist di Pictet Wealth Management.
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