BCE, “necessari” nuovi rialzi secondo Lane. Le previsioni degli analisti


Il capo economista dell’istituto centrale definisce “inopportuno” fermare i rialzi dei tassi a causa dei dati attuali sull’inflazione, ancora a rischio a causa della situazione globale su energia, guerra e politiche restrittive delle altre banche mondiali.


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Nuovi rialzi

“Non è arrivato ancora il momento giusto per fermarsi”. Con queste parole, il capo economista della Banca centrale europea, Philip Lane, raffredda qualunque ipotesi di uno stop alla politica dei rialzi per l’istituto centrale per la riunione della prossima settimana prevista il 4 maggio.

Secondo Lane, i “dati attuali indicano che dovremmo alzare nuovamente i tassi”, anche se “dipenderà dai dati economici”, ma “l’analisi suggerisce che sarebbe inopportuno lasciare il nostro tasso sui depositi all’attuale livello del 3%.

Nel corso di un’intervista al quotidiano francese Le Monde, l’economista spiegava che “gli indicatori economici mostrano che l’economia europea è cresciuta nei primi mesi dell’anno” a causa del “calo dei prezzi dell’energia, in particolare del gas”, determinando così “un visibile miglioramento della fiducia del consumatori e delle imprese”.

Nonostante questo calo, avvisava Lane, “la guerra potrebbe peggiorare ulteriormente o potrebbero esserci ulteriori cambiamenti nella politica dell’Opec”, facendo “aumentare nuovamente i prezzi dell’energia”.

A questo si aggiungono i rialzi dei tassi di interesse decisi dalle banche centrali che portano “molta incertezza sull’impatto di questa politica”, con il dubbio “se provocherà un atterraggio morbido per l’economia mondiale o causerà un rischio al ribasso per prestazione economica”, ha aggiunto.

In conclusione, Lane ha respinto la definizione di “economia stagnante”, considerando che l’economia dell’eurozona è riuscita a evitare una recessione, ma “rispetto a quanto ci aspettavamo prima della pandemia e prima della guerra russa contro l’Ucraina, l’economia europea è attualmente su un percorso molto più modesto”.

Si espone molto di più il governatore della banca centrale francese, Francois Villeroy de Galhau, il quale prevede un calo dell’inflazione complessiva intorno all’obiettivo BCE, ovvero il 2%, entro il 2025 e “probabilmente” verso la fine del 2024.

Le previsioni sui tassi

Secondo 57 dei 69 economisti intervistati dall’agenzia Reuters, la BCE “quasi certamente” effettuerà un nuovo rialzo da 25 punti base per il proprio tasso di deposito nel corso della prossima riunione, per poi portarlo al 3,50% o più a giugno, a causa del persistere dell’inflazione ‘core’, ancora persistentemente alta, anche se 12 intervistati si aspettano una manovra di 50 punti base la prossima settimana.

“Anche se l’inflazione complessiva scenderà ulteriormente, le pressioni sui servizi e l’inflazione di fondo ostinatamente elevata depongono a favore di ulteriori rialzi dei tassi e di un approccio 'alto per più tempo'”, sottolinea Carsten Brzeski di ING, il quale non vede un taglio dei tassi prima della seconda metà del 2024: “la BCE non prenderà in considerazione un’inversione dell’attuale orientamento fino a quando l'inflazione prevista e quella effettiva non torneranno chiaramente verso il 2%”.

“L’inflazione complessiva sta crollando, ma è interamente dovuta ai prezzi dell’energia e le maggiori pressioni al ribasso dovute agli effetti base sono già alle spalle”, secondo Ken Wattret di S&P Global Market Intelligence, sottolineando che “la questione chiave per le prospettive del 2023 è il grado di tenuta dell'inflazione di fondo”.

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