BCE, tassi ancora fermi. Ribadito l’approccio guidato dai dati macro

La banca centrale non si distacca dall’attuale percorso di politica monetaria alla luce anche di un’inflazione ancora superiore al target fissato dallo stesso istituto e mantiene il suo approccio guidato dalle prospettive di inflazione e dall’intensità della trasmissione di politica monetaria.
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Tassi fermi per la BCE
Tutto secondo previsioni per la Banca centrale europea, ancora ferma sui tassi di interesse mentre ieri la Federal Reserve ha tagliato di 25 punti base il costo del denaro negli Stati Uniti.
Con la decisione odierna della BCE, dunque, i tassi di interesse sui depositi presso la banca centrale, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale rimarranno invariati al 2%, al 2,15% e al 2,40%, rispettivamente.
Nessuna grande novità nel comunicato diffuso dopo la riunione. “L’economia ha continuato a crescere malgrado il difficile contesto mondiale”, spiega il consiglio dell’istituto centrale, aggiungendo che “il vigore del mercato del lavoro, la solidità dei bilanci del settore privato e le passate riduzioni dei tassi di interesse decise dal Consiglio direttivo rimangono fattori importanti alla base della capacità di tenuta dell’economia. Tuttavia le prospettive sono ancora incerte, soprattutto a causa delle attuali controversie commerciali e tensioni geopolitiche a livello mondiale”.
Pertanto, la BCE resta determinata “ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi sull’obiettivo del 2% a medio termine”, e, a tal scopo, il Consiglio ribadisce la sua volontà di seguire “un approccio guidato dai dati”, in particolare sulle valutazioni delle prospettive di inflazione e dei rischi a esse associati, oltre alla dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, “senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”.
Ora l’attenzione si rivolge verso la conferenza stampa della presidente Christine Lagarde, in agenda alle ore 14:45 come di consueto. Il focus degli investitori non è tanto concentrato sulla decisione dei tassi, quanto piuttosto sugli eventuali segnali di un possibile cambiamento rispetto all'attuale posizione di tassi fermi che potrebbero arrivare dalle parole della presidente.
Inflazione ancora sopra il target
La decisione della BCE arriva in un contesto in cui l’inflazione resta sopra l’obiettivo (+2%) fissato dallo stesso istituto centrale: a fine settembre era ancora al 2,2%, con un indice ‘core’ (senza gli elementi più volatili quali alimentari ed energia).
Le previsioni si attendono ancora questo livello a fine anno, ovvero una media del 2,1%, ma per raggiungerla sarebbe necessaria un aumento dell’1,9% annuo a ottobre, novembre e dicembre.
Numeri che possono spiegare la scelta odierna della banca centrale guidata da Lagarde, in quanto l’obiettivo del 2% sembra non poter essere raggiungo nel breve termine.
“Capovolgendo lo schema della Fed, la BCE è in pausa: ha già segnalato che il ciclo di tagli si è concluso e che i tassi si trovano su un livello appropriato”, spiega Kevin Thozet, membro del comitato investimenti di Carmignac.
“Negli ultimi mesi, la crescita economica europea è stata debole, ma non vi sono segnali di collasso. La fase di stagnazione dovrebbe lasciare spazio a una graduale riaccelerazione verso la fine dell’anno, sostenuta dall’atteso aumento della spesa pubblica da parte di Paesi storicamente prudenti. Un auspicio espresso tempo fa dal predecessore di Christine Lagarde che oggi inizia a concretizzarsi. Anche le riforme strutturali promosse da Mario Draghi, tra cui interventi sugli appalti pubblici, stanno lentamente trovando attuazione e potrebbero contribuire a migliorare il contesto macroeconomico”, prosegue l’esperto.
“In assenza di nuove proiezioni BCE sull’andamento dell’inflazione e della crescita, ci si aspetta che la presidente inviti alla pazienza, rimandando a dicembre, quando sarà disponibile una nuova serie di dati macroeconomici, eventuali valutazioni su un cambio di rotta”, prevede Thozet.
Cosa accadrà nei prossimi mesi?
La vera domanda è ora se le prospettive possano rimanere in un equilibrio così delicato, dato il continuo impatto dei dazi, la deviazione degli scambi commerciali cinesi e la debolezza delle esportazioni.
"Le condizioni finanziarie si sono notevolmente inasprite", spiegano da Bank of America. "La BCE avrà difficoltà a non riflettere un'inflazione al di sotto delle aspettative più ampia e/o persistente nelle sue previsioni aggiornate di dicembre".
Anche l'euro forte sta pesando sull'inflazione, ma la valuta si è stabilizzata nelle ultime settimane e i toni aggressivi del presidente della Federal Reserve Jerome Powell dopo il taglio dei tassi di ieri potrebbero limitare ulteriori guadagni.
Una riduzione del rischio rafforzerebbe la tesi a favore di un tasso di riferimento "leggermente più basso", ha recentemente sostenuto Philip Lane, capo economista della BCE, un messaggio in linea con i prezzi di mercato che ora stimano la possibilità di un ultimo taglio entro giugno a circa il 40-50%.
Tuttavia, la maggior parte degli economisti e una lunga lista di policymaker prevedono che i tassi rimarranno dove sono, sulla base del presupposto che l'incertezza svanirà, le famiglie avranno molti risparmi da spendere e il governo tedesco sta aumentando notevolmente la spesa.
"La stabilità del mercato del lavoro, la crescita del settore dei servizi e gli stimoli fiscali tedeschi forniranno un impulso positivo all'economia della zona euro nei prossimi mesi", prevede Felix Schmidt, economista di Berenberg. L'inflazione potrebbe ancora scendere al di sotto dell'obiettivo della BCE il prossimo anno, ma poi si prevede che tornerà a salire e i responsabili delle politiche hanno chiarito di poter tollerare deviazioni temporanee.
La vera prova di questa tolleranza arriverà probabilmente solo a dicembre, quando la banca presenterà nuove proiezioni, comprese le stime iniziali per il 2028.
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