BCE verso altri rialzi, ma “inflazione vicino al picco” secondo Lane

BCE verso altri rialzi, ma “inflazione vicino al picco” secondo Lane

A circa una settimana dalla prossima riunione dell’istituto centrale europeo, il capo economista indica la necessità di ulteriori strette monetarie ma sottolinea che “molto è stato fatto” nella lotta all’inflazione.

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Attesa per la BCE

Quando manca poco più di una settimana alla prossima riunione della Banca centrale europea, nel corso di un’intervista rilasciata a MF il capo economista Philip Lane si sbilancia su inflazione e politica monetaria futura dell’istituto europeo.

Il meeting della BCE è in calendario il prossimo giovedì 15 dicembre, il giorno dopo il Fed-Day, e arriva dopo un rialzo da 200 punti base iniziato a luglio, mentre sono arrivati diversi segnali di un rallentamento per il prossimo futuro.

Tra questi, l’ultimo dato sull’inflazione, arrivata al 10% nell’eurozona ma da molti considerata ormai al suo picco, aprendo così le porte ad un ammorbidimento della politica monetaria della BCE.

Inflazione al picco?

Sulla situazione attuale del livello dei prezzi, Lane si è detto “ragionevolmente fiducioso nel dire che è probabile che siamo vicini al picco”, anche se il suo declino è destinato ad essere lento, in quanto “è ancora incerto se il massimo sia arrivato o arriverà all’inizio del 2023”.

“Dato il rincaro molto consistente dei prezzi (del gas naturale)”, sottolineava l’economista, “non escludo un po' di inflazione in più all'inizio del prossimo anno”, pertanto “il cammino dell’inflazione dagli attuali livelli molto alti fino al 2% comunque richiederà tempo”. Cammino, questo, che potrebbe passare attraverso un 6-7% di inflazione nel prossimo anno, anche se Lane si attende “ulteriori riduzioni nel corso dell’anno”.

Approccio cauto sui tassi

Lane si è soffermato sulle decisioni della BCE prese da luglio in poi definendole “caute”, in quanto avere un tasso di -0,5% non era “adeguato quando i rischi di inflazione sono aumentati”, portando così alla scelta di “normalizzare” la politica monetaria con un approccio “prudente”.

A questo punto, però, “ci aspettiamo che saranno necessari altri rialzi, ma molto è già stato fatto”, mentre i tassi verranno decisi “riunione per riunione”, assicurandosi di “avere una buona comprensione dell’outlook di inflazione e dei fattori di rischio”.

Anche se sull’entità del prossimo rialzo Lane non si è sbilanciato, nei giorni scorsi aveva sottolineato di non vedere molti argomenti a favore di un aumento di 75 punti base, possibile quando in precedenza erano “molto bassi”, ma oggi “il punto di partenza è diverso”, elemento impossibile da ignorare al momento di prendere ulteriori decisioni.

I fattori da tenere in conto

Sulla decisione future, dunque, peseranno le previsioni di inflazione e i relativi rischi, oltre agli altri indicatori nella dinamica inflazionistica.

A questi, però, Lane aggiunge “ciò che sta accadendo nel resto del mondo”, comprese le maggiori politiche espansive da parte dei governi.

“Se l’area dell’euro avrà deficit fiscali più ampi, ciò aumenterà la domanda complessiva nell’economia e quindi questo implicherà un aumento dei tassi per assicurare che l’inflazione torni al 2%”, dichiarava Lane. Per questo motivo, “abbiamo sottolineato che nella risposta immediata alla crisi energetica i governi devono ancora fare molto, proteggere i più vulnerabili e offrire sostegno alle imprese che affrontano sfide particolari”, sottolineava, per poi indicare che i governi possono “sostenere famiglie e imprese con misure temporanee e mirate” ma sempre tenendo in conto di deficit a tempo indeterminato che potrebbero “aumentare le pressioni sulla domanda”.

Inoltre, la BCE terrà conto del rischio recessione, anche se prevede un livello “relativamente lieve e di breve durata”, che potrebbe comunque “colpire famiglie con mutuo a tasso variabile e le imprese molto indebitate, con diverse implicazioni per le start up rispetto alle imprese mature”.

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