Bce verso la pausa sui tassi, cosa aspettarsi dal meeting del 18 dicembre

La riunione della Banca centrale europea del 18 dicembre si avvicina in un contesto segnato da dati macro contrastanti, divisioni interne al Consiglio direttivo e aspettative di mercato tutt’altro che univoche. Tra crescita più resiliente del previsto, inflazione ancora sotto osservazione e un dibattito sempre più acceso tra falchi e colombe, la Bce sembra orientata a mantenere i tassi invariati. Ma dietro l’apparente immobilismo si muovono dinamiche politiche e strategiche che potrebbero pesare sulle decisioni future.
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Un Consiglio diviso ma fermo sui tassi
A pochi giorni dalla riunione del 18 dicembre, la Banca centrale europea (Bce) si presenta con un quadro che suggerisce stabilità dei tassi nel breve periodo, nonostante il confronto interno sia tutt’altro che lineare. Secondo l’analisi di Carsten Brzeski, Global Head of Macro di ING, le informazioni emerse dall’ultima riunione di ottobre non offrono elementi sufficienti per giustificare una modifica dell’attuale assetto di politica monetaria.
La crescita del Pil dell’Eurozona nel terzo trimestre si è rivelata più solida del previsto, mentre gli indicatori di fiducia continuano a mostrare una resilienza superiore alle attese. Allo stesso tempo, però, i nodi strutturali dell’economia europea restano irrisolti: i dazi statunitensi continuano a pesare sulle esportazioni, gli investimenti rimangono frenati dall’incertezza e le prospettive di crescita per il 2026 dipendono in larga misura dall’attuazione degli stimoli fiscali tedeschi. Anche sul fronte dei prezzi, l’inflazione si è posizionata lievemente sopra le attese, ma il rinvio del sistema ETS2 dovrebbe spostare parte delle pressioni inflazionistiche dal 2027 al 2028.
In questo contesto, per Brzeski la Bce può legittimamente ribadire di trovarsi in una “buona posizione”, senza necessità di intervenire sui tassi.
Le nuove proiezioni e il peso delle posizioni più hawkish
Uno dei momenti più attesi della riunione di dicembre sarà la presentazione della nuova tornata di proiezioni macroeconomiche. Negli ultimi giorni, le dichiarazioni di Isabel Schnabel hanno alimentato il dibattito, dopo che la componente più hawkish del Consiglio ha indicato rischi orientati al rialzo per crescita e inflazione rispetto allo scenario di settembre.
Secondo ING, tuttavia, è poco probabile che queste valutazioni trovino piena espressione nei numeri ufficiali dell’Eurotower. La traiettoria di crescita di lungo periodo dovrebbe rimanere invariata, con un ritmo trimestrale intorno allo 0,3% nel 2026 e nel 2027. Sul fronte inflazione, le stime per il 2026 potrebbero essere leggermente riviste al rialzo rispetto all’1,7% precedente, mentre quelle per il 2027 potrebbero essere corrette al ribasso proprio a causa del rinvio dell’ETS2. In ogni caso, con proiezioni chiaramente al di sotto del target del 2%, appare difficile sostenere un reale rischio inflazionistico al rialzo.
Le posizioni di Schnabel, che in un’intervista a Bloomberg ha persino evocato l’ipotesi di un futuro rialzo dei tassi, sembrano quindi più un segnale politico che un orientamento condiviso. I verbali della riunione di ottobre mostrano infatti un Consiglio ancora più vicino alle posizioni delle colombe, suggerendo che il compromesso più solido resti quello di mantenere i tassi fermi. In questo scenario, Christine Lagarde potrebbe evitare indicazioni prospettiche troppo esplicite durante la conferenza stampa.
Oltre dicembre possibilità di tagli sì, ma non subito
Guardando oltre l’appuntamento di dicembre, lo scenario di base delineato da ING resta improntato alla stabilità dei tassi nel breve termine, seguita eventualmente da tagli e non da rialzi. Con un’inflazione prevista sotto il 2% per i prossimi tre anni, Brzeski ritiene che qualsiasi intervento futuro della Bce sarà orientato all’allentamento, ma non prima della tarda primavera del prossimo anno.
Successivamente, la finestra per ulteriori tagli potrebbe chiudersi, soprattutto se uno stimolo fiscale più incisivo, agendo sul lato dell’offerta, dovesse riaccendere pressioni inflazionistiche. Si tratterebbe però, secondo Brzeski, di uno scenario più plausibile per il 2027 che non per il 2026, confermando come l’attuale ciclo resti caratterizzato da grande cautela e gradualità.
Tra indiscrezioni e pettegolezzi istituzionali
Accanto alle questioni di politica monetaria, l'attesa della riunione è stata animata anche da voci sul futuro assetto della Bce. Le dichiarazioni di Schnabel sulla propria disponibilità a succedere a Lagarde hanno acceso il cosiddetto “gioco delle sedie”, ma secondo ING si tratta di uno scenario difficilmente realizzabile.
I Trattati europei stabiliscono infatti che i membri del Comitato esecutivo, incluso il presidente, siano nominati per un unico mandato non rinnovabile. Tentativi di reinterpretare queste regole, distinguendo tra membri ordinari e presidenza, appaiono politicamente poco realistici. Un precedente storico esiste, ma riguardava un contesto istituzionale molto diverso da quello attuale.
Alla fine, come conclude Brzeski, la riunione del 18 dicembre rischia di assomigliare a una classica cena di Natale: discussioni vivaci, qualche frizione, molte aspettative e una buona dose di indiscrezioni, ma senza decisioni dirompenti. Un appuntamento che promette più dibattito che azione, lasciando i mercati in attesa di segnali più concreti nei mesi successivi.
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