Bitcoin ai minimi da marzo. I possibili scenari futuri secondo analisti

La principale delle criptovalute e tutto il settore restano condizionati dalle future scelte della Federal Reserve in tema di politica monetaria e dalle elezioni statunitensi.
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Bitcoin debole
In calo il valore del Bitcoin questa mattina in attesa del rapporto sul lavoro negli Stati Uniti previsto per oggi alle ore 14:30 italiane, fondamentale per capire quali potrebbero essere le prossime mosse della Federal Reserve in tema di tassi di interesse.
La principale delle criptovalute scende a quota 55.400 dollari, livello che non vedeva dal marzo 2024, dopo la chiusura negativa del mese di agosto quando ha subito una perdita superiore all’8%. Supera il 15%, inoltre, il calo della criptomoneta negli ultimi sei mesi.
Storicamente, agosto e settembre sono i mesi più difficili per il Bitcoin, con dieci chiusure in negativo su 15 rilevazioni, mentre, sempre statisticamente, l’ultimo trimestre dell’anno è di solito quello più positivo, soprattutto durante gli anni in cui sono avvenuti halving.
L’impatto della Fed
Il Bitcoin e le altre criptovalute restano condizionate dalle decisioni della Federal Reserve in tema di tassi e la prossima riunione dell’istituto centrale prevista per il 17 e 18 settembre potrebbe costituire un market mover importante.
Gli asset rischiosi, tra cui appunto le cripto, possono essere sensibili alle variazioni nella politica monetaria: se i tassi di interesse elevati hanno incentivato gli investitori ad acquistare titoli di Stato per ottenere solidi rendimenti privi di rischio, quando il costo del denaro scende, invece, gli investitori tendono a perseguire rendimenti attraverso veicoli più rischiosi, come le azioni e le criptovalute.
Già le parole del Presidente Jerome Powell pronunciate a Jackson Hole lo scorso 23 agosto avevano sostenuto il Bitcoin, salito oltre i 64 mila dollari dai 60 mila precedenti, con il boss della Fed che aveva avvisato dell’arrivo del tanto sospirato “aggiustamento della politica monetaria” dell’istituto centrale. Nella stessa seduta, il valore del mercato delle criptovalute si è attestato a 2,27 trilioni di dollari, con un aumento del 5,79% nella giornata, secondo CoinMarketCap, sito specializzato nel monitoraggio dei prezzi degli asset digitali.
I precedenti
A questo punto, la speranza degli investitori è quella che i tagli dei tassi, uniti a un dollaro più debole, alimenteranno il prossimo rally.
A conferma di queste previsioni, “basta osservare cosa è successo quando la Fed ha abbassato di 150 punti base i tassi d’interesse per far fronte alla pandemia nel marzo del 2020”, evidenzia Adrian Fritz, responsabile della ricerca di 21Shares, società specializzata nell’emissione di exchange-traded product su criptovalute. “In quell’occasione, il prezzo del Bitcoin per la fine dell’anno era cresciuto del 200%. Tuttavia, sebbene la Fed stia fortemente scontando un taglio di 25 o anche 50 punti base a settembre, non dobbiamo dimenticarci che il settore è sensibile anche ad altri fattori macroeconomici”.
Se il taglio appare scontato, il ritmo e l’entità dei tagli dei tassi non sono ancora definiti e dipenderanno dall’andamento dei dati macro. Secondo lo strumento FedWatch di CME Group, il mercato prevede il 57% di possibilità che la banca centrale statunitense tagli i tassi dello 0,25% a settembre e il 43% che li tagli dello 0,5%, quest’ultima previsione in aumento rispetto ai giorni scorsi.
“I mercati sono d'accordo e prevedono tagli di 100 punti base entro la fine dell'anno. Con solo tre riunioni a disposizione, ciò significherebbe un taglio di 50 punti base in una di queste. Si tratta di un'ipotesi piuttosto forzata, ma molto dipenderà dal prossimo rapporto”, spiegava in una nota del 28 agosto 2024 Steven Bell, capo economista EMEA di Columbia Threadneedle Investments.
La politica USA
Sull’andamento delle cripto incombe l’incognita delle elezioni statunitensi e il prossimo appuntamento è fissato per il 10 settembre quando ci sarà il dibattito televisivo tra i due candidati, Donald Trump e Kamala Harris.
Trump si è schierato nettamente a favore del Bitcoin, definendolo come “l’industria dell’acciaio di cento anni fa, una rivoluzione”, e promettendo di mantenere i player di mercato nei confini statunitensi, di incentivare il mining in loco, di mettere un fine alla crociata anti-cripto vista con l’amministrazione Biden e addirittura di voler impiegare la cripto e le stablecoin ancorate al dollaro per combattere la crescita che il debito pubblico degli Stati Uniti ha visto negli ultimi anni.
“Sappiamo che è molto difficile che Trump realizzi tutti questi propositi, soprattutto quelli connessi all’ultimo punto, visto il grado di maturità del mercato ancora basso”, secondo Fritz, ma “solo il fatto di aver preso tali posizioni e che abbia scelto una personalità molto favorevole alle cripto come J.D. Vance come candidato vicepresidente fanno ben sperare in un rialzo in caso di una vittoria dei repubblicani”.
Per quanto riguarda Kamala Harris, invece, “non si è ancora capito quale sia la sua posizione ed è quindi difficile prevedere cosa potrebbe succedere qualora fosse lei a trionfare. Possiamo solamente avanzare delle previsioni in base alle sue azioni, ma anche queste sono contraddittorie", prosegue Fritz.
Particolarmente positivi sul ‘fattore Trump’ sono gli analisti di un asset manager tradizionale come Alliance Bernstein, secondo i quali il mercato dei chip e dell'hardware per il mining “made in USA” potrebbe generare fino a 20 miliardi di dollari di entrate nei prossimi cinque anni. “La variabile chiave da tenere d'occhio è il ritorno in carica di Trump, che catalizzerebbe la crescita del settore”, si legge nel report pubblicato i primi giorni di agosto.
Questa proiezione “è decisamente ottimistica”, secondo gli analisti di Morningstar ma “sottolinea l'impatto economico che potrebbe avere il passaggio alle apparecchiature per il mining di Bitcoin prodotte negli Stati Uniti”.
Bitcoin, i possibili scenari
Ipotizzare scenari resta comunque molto difficile ma si cerca di fare delle ipotesi. Se il prossimo 18 settembre la Fed dovesse tagliare i tassi dello 0,5% e i candidati alla presidenza degli Stati Uniti dovessero confermare (per Trump) o annunciare (per Harris) delle posizioni pro-cripto durante il dibattito previsto per il 10 settembre, gli analisti di 21Shares affermano che “i precedenti storici ci dicono che il rimbalzo di breve periodo potrebbe essere tra il 10% e il 40% e anche che gli investitori saranno disposti a detenere criptovalute nei loro portafogli per periodi di tempo potenzialmente più lunghi”.
Al contrario, se “la situazione geopolitica in Medio Oriente si dovesse aggravare ulteriormente e l’inflazione Usa fosse ancora troppo alta, questo abbasserebbe le speranze per un taglio dei tassi da parte della Fed nel 2024 e la predisposizione ad acquistare asset rischiosi sarebbe notevolmente compromessa. Allora potremmo assistere a ulteriori ondate di vendite, con perdite di valore aggregato fino al 10%-15%”.
In uno scenario più neutrale, con un taglio dei tassi da parte della Fed dello 0,25%, e senza ulteriori tagli previsti nel breve termine, gli analisti prevedono un rimbalzo di breve periodo più contenuto, tra il 5% e il 10%.
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