Bitcoin in bilico, muro tecnico nella fascia di prezzo tra $100.000 e 105.000

Il mercato crypto è ufficialmente entrato in bear market, complice una combinazione di stanchezza generale, leva finanziaria elevata e un sentiment che alterna paura e brevi rimbalzi. Con il bull market di Bitcoin ancora formalmente intatto ma sempre più fragile, la domanda ora non è quanto potrà ancora salire, ma quanta pausa servirà per consolidare il trend.
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Mercati prendono fiato dopo la corsa rialzista
La giornata di ieri è stata difficile per i mercati globali, segnata da vendite diffuse e da un sentiment in netto affanno. Anche gli asset rifugio e alternativi non sono rimasti immuni: l’oro ha perso l’1,3%, scendendo sotto quota 4.000 dollari, mentre il Bitcoin ha lasciato sul terreno il 4,7%, toccando temporaneamente livelli inferiori ai 100.000 dollari. Oggi, invece, si assiste a un tentativo di ripresa per oro (+1%) e Bitcoin (+2%).
Come osserva Gabriel Debach, market analyst di eToro, dietro i numeri non si nasconde un evento specifico, ma piuttosto un segnale di stanchezza generale dei mercati. Dopo un lungo rally, si assiste a un calo del momentum su più fronti: dalle materie prime alle crypto, dai titoli tecnologici ai colossi dell’intelligenza artificiale. Perfino le trimestrali positive faticano a essere premiate. Esempi emblematici sono Uber e Palantir, entrambe in forte calo nonostante risultati superiori alle attese, segno che il mercato non reagisce più ai dati in sé, ma alle valutazioni già eccessive e al contesto di aspettative troppo elevate.
A pesare, spiega Debach, è anche l’assenza di dati macroeconomici causata dallo shutdown del governo statunitense, che ha portato alla mancata pubblicazione dei Non-Farm Payrolls per il secondo mese consecutivo. A questo si sommano timori legati alla liquidità, preoccupazioni sul credito e multipli di mercato ancora elevati, in un contesto in cui l’indice S&P 500 non registra una correzione di almeno il 5% da 113 sedute consecutive.
Il risultato è un rallentamento fisiologico, con gli investitori che tolgono il piede dall’acceleratore senza ancora frenare. Non emergono segnali di panico nei flussi, ma piuttosto una pausa di riflessione in un mercato surriscaldato, dove la fiducia sta lasciando gradualmente spazio alla cautela. Per ora, la narrativa di fondo resta immutata, ma il focus si sposta sulla tenuta dei trend strutturali nei prossimi mesi.
Crypto asset in bilico tra correzione e rischio tecnico
Sul fronte crypto, lo scenario non è meno turbolento. Il mercato complessivo delle criptovalute, calcolato sulla base della capitalizzazione totale, è entrato ufficialmente in bear market dal 6 ottobre, segnando un’inversione significativa nel sentiment del settore.
Debach sottolinea come questa inversione coincida con un’anomalia storica: il Bitcoin ha chiuso ottobre in negativo, mancando il consueto “Uptober”, mese tradizionalmente favorevole alle criptovalute. Nella storia del Bitcoin, questo è accaduto solo quattro volte, e in tre casi su quattro l’anno si è chiuso in rosso. Un precedente che invita alla prudenza, anche se oggi il Bitcoin rimbalza di circa l’8%, dimostrando che la volatilità resta la sua caratteristica dominante.
Il bull market di Bitcoin, osserva l’esperto di eToro, rimane intatto ma sempre più fragile: la correzione ha raggiunto il -19%, ma il ciclo rialzista ha raggiunto una durata record di 211 sedute, superiore alle 184 del 2023 e alle 102 del 2024. Una longevità che testimonia la forza del trend, ma anche il rischio crescente di esaurimento.
Per ora, i livelli di supporto tecnico tengono, ma tra prezzi vicini a soglie chiave, leva finanziaria elevata e trend di lunga durata, sarà cruciale monitorare la narrativa delle prossime settimane. Secondo Debach, proprio la leva rappresenta oggi il principale fattore di rischio. I dati sui contratti BTC/USDT di Binance mostrano un forte accumulo di posizioni ad alta leva (50x–100x) nella fascia tra 100.000 e 105.000 dollari, livelli che coincidono con un vero e proprio “muro tecnico”.
Se il prezzo dovesse scendere sotto quota 100.000 dollari, potrebbe scatenarsi una cascata di liquidazioni forzate, una sequenza automatica di vendite che amplificherebbe il movimento ribassista. Al contrario, un rimbalzo sopra 105.000–110.000 dollari innescherebbe uno short squeeze, costringendo i trader a ricoprirsi in fretta e generando un rally improvviso.
In entrambi gli scenari, la volatilità resta molto alta e il margine d’errore per chi opera con leva è minimo. Dopo oltre duecento sedute consecutive di rialzo, conclude Debach, la domanda non è più “quanto può ancora salire Bitcoin”, ma piuttosto “quanta pausa potrebbe essere necessaria” per consolidare il trend e ristabilire un equilibrio sostenibile.
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