Bitcoin supera i massimi storici e conquista i bilanci aziendali

11/07/2025 13:30
Bitcoin supera i massimi storici e conquista i bilanci aziendali

Il rally del Bitcoin non è solo un record di prezzo: segna un nuovo capitolo per le strategie di tesoreria aziendale e ridefinisce la funzione dell’oro digitale nei portafogli globali. Dietro la corsa degli ETF spot USA si cela una trasformazione più profonda: Bitcoin diventa un asset patrimoniale strutturale, sempre più integrato nei documenti contabili delle società quotate.

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Il breakout che entra nei bilanci

Bitcoin ha superato i 118.000 dollari, aggiornando i massimi storici a 118.839 dollari. Da inizio anno guadagna il 27%, segna un +42% negli ultimi tre mesi e un +105% negli ultimi dodici. La capitalizzazione di mercato ha raggiunto i 2.350 miliardi di dollari, una cifra che, come osserva Gabriel Debach, market analyst di eToro, risulta paragonabile al PIL italiano del 2024. Ma il dato che conta, sottolinea Debach, non è solo il prezzo. È la qualità della domanda.

Non si tratta più soltanto di una corsa alimentata dagli ETF, anche se questa prosegue con vigore. Il fenomeno ora entra nei documenti ufficiali: comunicati, filing regolamentari, bilanci. Sempre più aziende quotate stanno integrando Bitcoin nelle proprie riserve di tesoreria, trasformandolo in un asset strategico.

Secondo Bitwise, nel secondo trimestre le società pubbliche hanno acquistato 159.107 BTC, contro i 95.431 del primo trimestre: un balzo del 66%. Un’accelerazione che, come evidenzia Debach, non nasce da un singolo evento, ma dalla convergenza di due tendenze: da un lato, la normalizzazione di Bitcoin come riserva di valore; dall’altro, il ritorno del capitale verso asset alternativi in un contesto macroeconomico incerto.

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Accumulo aziendale in crescita

Nel complesso, le aziende pubbliche e private detengono oggi 1.280.585 BTC (dati bitbo). Sono 134.517 in più rispetto al 26 maggio, pari a un incremento del 12% in poco più di un mese. Nello stesso periodo, gli ETF hanno aumentato le detenzioni da 1.386.221 a 1.437.785 BTC, con un progresso del 4%. L’accumulo aziendale, storicamente più lento, sta guadagnando trazione significativa, spiega ancora Debach.

Oggi il 6,09% dell’offerta totale di Bitcoin è detenuto da aziende: il 4,09% da società pubbliche, il 2% da private. Solo cinque settimane fa era il 5,46%. Ogni Bitcoin che entra in bilancio è uno in meno sul mercato.

La dinamica diventa ancora più interessante osservando chi ha comprato. Strategy (ex-MicroStrategy), che da sola detiene 597.325 BTC, per la prima volta dal 30 giugno non ha effettuato alcuna operazione. “Some weeks you just need to HODL”, scriveva Michael Saylor il 6 luglio. Ma mentre lui si è fermato, il mercato ha accelerato.

Twenty One Capital è entrata con 37.230 BTC in un solo trimestre. Metaplanet ha portato il totale a 15.555 BTC, acquistando 2.205 BTC in una singola operazione. Semler Scientific ha consolidato il pivot di maggio, salendo a 4.636 BTC. Secondo Debach, questi nuovi ingressi segnano una domanda più distribuita, più strutturale e meno concentrata in singoli attori visibili.

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Flussi record sugli ETF spot

Sul fronte ETF, i numeri parlano chiaro. Il 10 luglio è stato il giorno più forte del 2025 per gli ETF spot USA: +1,18 miliardi di dollari di afflussi netti, come riporta SoSoValue. Come spiega Debach, se si volesse trovare una conferma oggettiva del cambio di regime, basterebbe guardare i flussi. Negli ultimi sette giorni, secondo i dati Koyfin citati da eToro, gli undici principali ETF su Bitcoin hanno raccolto oltre 1,03 miliardi di dollari netti, contro i 99 milioni dei primi undici ETF sull’oro. Si parla di una differenza di scala di oltre dieci volte, a favore di Bitcoin.

Certo, l’AUM complessivo racconta ancora una storia diversa: 133,94 miliardi di dollari per gli ETF su Bitcoin contro 308,38 miliardi per quelli sull’oro. Il capitale gestito resta quindi a vantaggio del metallo giallo, ma la velocità di avvicinamento dell’alternativa digitale è senza precedenti. L’iShares Bitcoin Trust ETF (IBIT) da solo ha attratto 581 milioni di dollari netti in una sola settimana. Come sottolinea Debach, è più di quanto abbiano raccolto in aggregato tutti gli ETF su oro dello stesso gruppo, incluso lo storico GLD, che ha registrato outflow netti per -30,56 milioni.

La nuova funzione nei portafogli

E non è una dinamica di breve termine. Su base mensile, evidenzia ancora Debach, gli ETF su Bitcoin hanno attratto 15,14 miliardi di dollari netti, contro i 4,96 miliardi dell’oro. Su base annuale, il divario si allarga: 45,54 miliardi contro 25,73. Il mercato non sta premiando Bitcoin per un rally speculativo, ma sta ridefinendo la sua funzione nei portafogli.

Il dato non è affatto banale. Secondo Debach, gli ETF spot su Bitcoin stanno creando una domanda passiva, ma potenzialmente persistente, che segue logiche diverse rispetto alla speculazione a leva. Non operano per inseguire breakout né agiscono da controparti dirette sul mercato. Ma ogni acquisto da parte degli investitori, anche retail, si traduce in acquisto effettivo di Bitcoin fisico da parte dell’ETF, riducendo l’offerta circolante. Non anticipano il mercato, ma lo influenzano per inerzia. Non determinano la direzione, ma la amplificano se i flussi restano nella stessa traiettoria.

Dall’altra parte, il mercato dei derivati ha assistito il 10 luglio a liquidazioni short per oltre 212 milioni di dollari. Le coperture o scommesse ribassiste sono esplose in perdita proprio mentre il mercato saliva. Chi continua a cercare il segnale tecnico, avverte Debach di eToro, rischia di perdere di vista la tendenza contabile.

Il breakout è solo la parte visibile. La vera rottura, oggi, è sotto la superficie. E non si misura in dollari, ma nei bilanci. Non è più solo una moneta da transazioni: diventa una voce patrimoniale. Il rally attuale non nasce dall’euforia, ma dalla contabilità. E quella, storicamente, pesa molto più delle emozioni.

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