Boom di occupati in Usa. I dati Macro danno ragione a Powell

La politica monetaria della Fed sarà ancora accomodante ma dopo questo ultimo taglio dei tassi la banca centrale potrebbe prendersi una pausa. Nuovi record per Wall Street
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Dati sull’occupazione migliori delle aspettative
I dati macro Usa danno ragione al presidente della Federal Reserve, Jerome Powell. Ad ottobre l’occupazione a stelle e strisce corre sopra ogni previsione. L’economia americana ha creato 128 mila nuovi posti di lavoro rispetto ai 75-85 mila stimato dagli economisti, con un tasso di disoccupazione che con un piccolo balzo sale al 3,6% ma resta ai livelli più bassi da 50 anni.
Ognuno interpreta i dati per tirare acqua al suo mulino. Ma per noi i numeri rimangono numeri e dunque, da non tirare per la giacchetta. L’occupazione corre e il calo dei tassi, dopo l’ultimo taglio di fine ottobre, potrebbe anche prendersi una pausa.
Una spinta a Wall Street
"Stiamo assistendo ad un boom della middle class”, ha dichiarato Larry Kudlow, consigliere economico della Casa Bianca. Wall Street festeggia infischiandosene delle crescenti tensioni commerciali e del rallentamento dell'economia globale, e segna nuovi numeri da record, con il Nasdaq e l'indice SP500 (quello delle aziende col più alto valore di mercato) che toccano i massimi di sempre.
Esulta anche Donald Trump: "La Borsa va forte. Godetevela!", twitta il presidente americano, e il suo cinguettio suona come una sfida. Ma anche come un monito alla Fed considerata dal tycoon un ostacolo a una ripresa più forte.
Il numero uno della banca centrale Usa Jerome Powell, assicura Kudlow, "non rischia il posto", nonostante sia uno dei bersagli preferiti di Trump che è arrivato anche a definirlo un "idiota". "Ma una politica monetaria troppo severa - ribadisce il consigliere economico del presidente - ha danneggiato un'economia che ora invece sta rimbalzando. Quel grande ostacolo alla crescita sta sparendo", aggiunge riferendosi al nuovo corso di taglio dei tassi, già tre nel corso di quest'anno.
Di fatto Powell deve guardare ai numeri e non agli slogan elettorali. Trump è nel pieno della bufera sull'impeachment, sa bene che soprattutto dall'andamento dell'economia e dei mercati possono dipendere le sue chance di rielezione nel 2020.
I posti di lavoro dunque continuano a crescere a ritmo sostenuto, nonostante ci si attendesse un impatto negativo dal lungo sciopero del colosso dell'auto General Motors. Crescono per il 109/mo mese consecutivo dalla fine della grande crisi, quando nell'ottobre del 2009 in Usa il tasso di disoccupazione era schizzato al 10,9%. Rivisti al rialzo anche i dati di agosto e settembre, con un'ulteriore aggiunta di 95 mila posti creati. Certo, rispetto allo scorso anno la media si è abbassata, da 222 mila a 176 mila nuovi posti al mese, ma il 2018 aveva beneficiato della riforma fiscale varata da Trump che con il taglio delle tasse alle imprese aveva favorito un'ondata di assunzioni.
A trainare il mercato del lavoro soprattutto la domanda interna, con la spesa dei consumatori in crescita e il settore hotel-ristoranti che il mese scorso ha creato oltre 50 mila posti.
La politica del taglio dei tassi
Il taglio dei tassi fatto dalla Federal Reserve “continuerà a dare un significativo sostegno” all'economia Usa e la politica monetaria dovrà mantenersi così per ora. Lo ha affermato il vice presidente della Fed, Richard Clarida. In un discorso tenuto a New York, il numero due della Banca centrale Usa ha spiegato che i tre tagli fatti negli ultimi tre mesi “avranno un impatto nel tempo” e che “questi aggiustamenti sulla crescita, il lavoro e l'inflazione produrranno il loro pieno effetto con il tempo”. Clarida ha confermato le parole del presidente della Fed, Jerome Powell, secondo cui un tasso di riferimento sotto l'1,75% “è appropriato”, e continuerà a esserlo fino a quando l'attività economica e l'inflazione continueranno a crescere moderatamente. Nel terzo trimestre 2019 la crescita del Pil Usa è stata migliore delle attese, registrando un +1,9%, secondo la prima stima pubblicata. Inoltre, la creazione di nuovi posti di lavoro nel mese di ottobre è stata solida (128mila contro una attesa per 75mila) con il tasso di disoccupazione al 3,6%, uno dei livelli più bassi degli ultimi 50 anni. Per quanto riguarda i rendimenti dei T-bond, Clarida ha indicato che l'andamento della curva è influenzato anche dal fatto che, per esempio, i rendimenti nella zona euro sono “a volte negativi”. “Visto che il mercato dei titoli di Stato è un mercato mondiale, i bassi rendimenti all'estero, che sono spesso negativi, incoraggiano i flussi di capitali verso gli Stati Uniti e spingono i rendimenti Usa in calo”, ha sostenuto Clarida, aggiungendo che questo movimento tende anche a rafforzare il valore del dollaro.
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