Broadcom lancia il primo buyback, e per un po’ resterà l’unico

Dopo avere visto le quotazioni scendere del 15% in due giorni, la società dei chip annuncia un piano di riacquisto di azioni proprie da 10 miliardi di dollari. A causa della normativa sul blackout dei buyback, l’80% delle società dell’S&P500 non può fare altrettanto. Goldman Sachs si aspetta nuovi cali prima di una reazione positiva

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Dalla società un segnale di fiducia. Il titolo è rimbalzato del 5%

E’ di Broadcom il primato della velocità nel reagire alla crisi dei mercati azionari. Lunedì 7 aprile, dopo avere visto le proprie azioni crollare del 15% nelle precedenti due sedute, il board della società californiana che produce chip per telecomunicazioni ha annunciato un nuovo piano di buyback da 10 miliardi di dollari, accompagnato dall’affermazione che resta forte la fiducia nelle prospettive dell’industria dei semiconduttori.

Anche grazie a questo annuncio, lunedì il titolo è rimbalzato del 5,3% andando a chiudere a 154,14 dollari.

In situazioni di mercato come quelle di questi giorni, il varo di piani di buyback è un segnale di fiducia che una società lancia agli investitori. Il board è convinto che il valore della società è superiore al prezzo di Borsa e ne approfitta per acquistare azioni proprie a prezzo scontato. Nel caso di Broadcom, l’operazione è ancora più significativa perché la società, a differenza di tanti altri colossi tech Usa, non dispone di una forte liquidità, ma al contrario ha un indebitamento netto di oltre 50 miliardi di dollari.

Le Magnificent Seven sono piene di liquidità

Dall’inizio dell’anno le azioni Broadcom sono scese del 33%, una performance tutto sommato in linea con le cadute delle concorrenti Nvidia (-27%) e AMD (-30%).

C’è quindi da aspettarsi che nelle prossime ore anche altri grandi gruppi Usa, soprattutto quelli del settore tech, annunceranno nuovi piani di buyback? La risposta è negativa e non certo per la mancanza di fondi.Le cosiddette Magnificent Seven siedono tutte su una montagna di liquidità che attende di essere investita: Nvidia ha una posizione finanziaria netta positiva per 104 miliardi di dollari, Apple ha a disposizione 50 miliardi, Microsoft ha liquidità per 43 miliardi, Alphabet ha in cassa 100 miliardi, Meta 61 miliardi e Amazon 98 miliardi. 

La sfiga di essere adesso nella fase di blackout dei buyback

Se tutte insieme decidessero di acquistare azioni proprie, avrebbero a disposizione una potenza di fuoco in grado di influenzare notevolmente il mercato, oltre ad esprimere un segnale positivo fortissimo.

Probabilmente se quella di Broadcom resta per ora un’iniziativa isolata, è perché altre società non hanno la stessa convinzione che il proprio business è così forte da ignorare i dazi di Trump. Ma bisogna considerare anche un fattore tecnico importante: per la maggior parte delle società dell’S&P500 siamo in questo momento in una fase di blackout dei buyback.

Il periodo di blackout dei buyback si verifica tipicamente prima della pubblicazione dei risultati trimestrali delle aziende. Durante questo tempo, le normative vietano alle aziende e al management di acquistare azioni della loro società per prevenire il rischio di insider trading.

Il periodo di blackout di solito inizia due settimane prima della fine del trimestre fiscale di una società e si estende fino alla pubblicazione del rapporto sugli utili, coprendo quindi un arco temporale in cui i dati finanziari essenziali sono in fase di messa a punto e non ancora pubblici.

In questi giorni il blackout vige per tutte le società che hanno chiuso il primo trimestre il 31 marzo, ma non per Broadcom che chiude il bilancio al 30 novembre di ogni anno, e il suo primo trimestre finisce a fine febbraio.

Secondo Deutsche Bank, in questi giorni oltre l’80% delle società dell’indice S&P 500 si trova in un periodo di blackout. Il grafico qui sotto mostra la percentuale di aziende, espressa in termini di capitalizzazione di mercato, che si trovano nel periodo di blackout dei buyback azionari.

Goldman Sachs si aspetta nuovi cali prima di una reazione positiva

L’impatto più significativo del periodo di blackout dei buyback è un aumento della volatilità del mercato azionario. Nel frattempo l'incertezza sulla politica degli Stati Uniti ha raggiunto il livello più alto dai tempi di Covid, mentre l'indice di volatilità dell'S&P 500, il VIX, è in aumento.

Proprio come durante la pandemia globale di cinque anni fa, c'è un'improvvisa crisi di fiducia nell'economia, che deve essere invertita perché le azioni smettano di scendere.

Grandi istituzioni finanziarie come Goldman Sachs pensano che le Borse potranno scendere ancora prima di innescare una vera reazione. I piani di riacquisto delle società non entreranno in vigore prima della fine del mese. Goldman Sachs stima che il periodo di blackout durerà fino al 24 aprile. Gli hedge fund stanno vendendo da settimane e anche i fondi long-only hanno ridotto le partecipazioni, lasciando il pubblico retail come l'unica categoria che non ha ancora iniziato a ridurre l'esposizione azionaria.

“Il mercato rimarrà volatile e probabilmente non abbiamo ancora visto i minimi di breve/medio termine a livello di indice”, ha dichiarato John Flood, partner di Goldman Sachs e specialista di trading. La sua previsione è che le istituzioni inizino a comprare quando l’indice S&P500 sarà sceso sotto i 5.000 punti (ieri ha chiuso a 5.062).

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