Buyback: a chi conviene, i vantaggi e gli svantaggi

Il buyback è una pratica con cui le società riacquistano le proprie azioni emesse in precedenza. Perché lo fanno? Quali impatti ci sono per chi è azionista della società?
Cos’è il Buyback
Il buyback è un’operazione di riacquisto di azioni proprie, precedentemente collocate sul mercato, da parte della società che le ha emesse. La pratica del buyback spopola da anni tra le società quotate a Wall Street, ma avanza anche a Piazza Affari, dove l’acquisto di azioni proprie può avvenire attraverso un’offerta pubblica, oppure acquistando le azioni sul mercato.
Nel primo caso, generalmente la società annuncia pubblicamente di voler acquistare un certo numero di azioni ad un prezzo maggiore di quello di mercato. È una modalità tendenzialmente più rapida e che garantisce all’azienda che vuole operare un buyback un prezzo costante, anche al netto degli eventuali rialzi che un’offerta del genere potrebbe innescare.
Nel caso di acquisto delle azioni direttamente sul mercato, la società riacquista le azioni al prezzo a cui stanno venendo effettivamente scambiate. Spesso vengono resi pubblici dei piani di acquisto periodico.
L’operazione di buyback deve essere autorizzata dall’assemblea degli azionisti, che ne fissa le modalità, tra cui il numero massimo di azioni riacquistabili, la durata dell’autorizzazione (non più di 18 mesi), i corrispettivi minimi e massimi del riacquisto.
Perché avviene il buyback
L'acquisto di azioni proprie può avvenire per diverse ragioni, ma le principali sono:
- Sottovalutazione del titolo: se il management ritiene che le quotazioni siano troppo basse il buyback può sostenere le quotazioni di Borsa. Più è basso il numero di azioni in circolazione, più l’utile per azione sale, e di conseguenza anche il prezzo dell’azione tende a salire.
- Scambi di azioni: per disporre di azioni da scambiare con una partecipazione in un'altra società senza “annacquare” la quota degli azionisti rilevanti emettendo nuove azioni;
- Piani di stock option: per assegnare azioni al top management, ai membri del CdA oppure a dipendenti del gruppo, con lo scopo di stimolare il team a incrementare la produttività, migliorare l’efficienza e la redditività del gruppo.
Esempio buyback
Per rendere più chiaro cosa significa buyback, prendiamo ad esempio una società che realizza utili annui pari a 100 euro e le azioni in circolazione sono 100: l’utile per azione (EPS) sarà pari a 1 euro. Se nel settore in cui opera il rapporto prezzo/utile è di 10, allora il prezzo di Borsa di ogni azione sarà intorno a 10 euro.
Se l’azienda riacquista 10 delle proprie azioni, ne resteranno 90 in circolazione. L’EPS tenderà ad aumentare a 1,11 euro (100 euro diviso per 90 azioni). Il buyback ha, quindi, ridotto il numero dei titoli in circolazione e “gonfiato” il valore di quelli rimanenti, rendendo il titolo più appetibile sui mercati.
“Statisticamente le aziende che sono in grado di remunerare gli azionisti attraverso l’utilizzo del dividendo o del buyback su un orizzonte temporale medio lungo sono in grado di sovraperformare il mercato”, sostiene Laura Solei, head of equity di Banca Patrimoni Sella & C. E.
In effetti, tra le società che hanno fatto un maggiore ricorso a piani di buyback non si può non nominare Apple, che negli ultimi cinque anni ha riacquistato titoli per 320 miliardi di dollari e, contestualmente, ha più che quintuplicato il valore sul mercato (dai 23,35 dollari del 24 giugno 2016 agli attuali 133,98). Proprio il colosso fondato da Steve Jobs ha autorizzato ad aprile 2021 un piano di riacquisto da 90 miliardi, nettamente superiore rispetto al buyback da 50 miliardi di dollari del 2020 e al piano da 75 miliardi del 2019.
Tuttavia, la creazione di valore a breve termine può avere ripercussioni sul lungo periodo.
I contro del buyback
A pensarci in modo critico, se una società ha deciso di riacquistare azioni proprie, è come se ammettesse di non avere molte idee per un uso produttivo della liquidità (ad esempio investendo in macchinari, in ricerca e sviluppo, in acquisizioni di tutta o una parte di una società rivale).
Si punta a conseguire un target di breve termine ma, al contempo, non portano ad un miglioramento delle prospettive aziendali nel medio e lungo termine.
Secondo Piergaetano Iaccarino, head of equity solutions di Amundi, nonostante il buyback abbia un proprio ruolo nella remunerazione degli azionisti, “è meno affidabile rispetto ai dividendi (e più facile da tagliare) e generalmente pro-ciclico, in quanto le aziende comprano più azioni proprie quando i fondamentali sono forti e, presumibilmente, le valutazioni più alte. Inoltre, il buyback è un possibile strumento di ingegneria finanziaria per gonfiare la crescita al di là dei fondamentali o aumentare la leva finanziaria della società, senza emettere nuovo debito”.
Capire cosa c’è dietro a un buyback
La domanda se un buyback possa essere considerato un evento positivo o negativo non ha, quindi, una risposta univoca. È necessario perciò valutare caso per caso, cercando di capire le motivazioni che hanno portato a questa scelta.
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