Carige, dal no a Cassa Centrale Banca al fantasma del bail in


Per l’istituto ligure sono le ultime ore prima di conoscere il proprio destino. Il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi ha rimandato al mittente la proposta di Cassa Centrale Banca, mentre la Bce aspetta un piano di salvataggio accettabile.


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Trattative serrate

Prosegue a oltranza la trattativa tra il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd) e Cassa Centrale Banca (Ccb) per raggiungere un accordo sul piano di salvataggio di Banca Carige.

Il Ftd si farà carico degli oneri di salvataggio, ma per Carige è alla ricerca di un partner industriale che, nelle ultime ore, sembrava potesse essere proprio Ccb.

Un no secco

Nel pomeriggio però le parti si sono trovate a grande distanza dopo che la proposta di Ccb per partecipare al salvataggio dell’istituto genovese è stata giudicata irricevibile dal Fitd.

Lo Schema Volontario del Fitd, riunitosi oggi pomeriggio in assemblea, ha autorizzato la conversione in azioni del bond subordinato da 313 milioni di euro.

Un’operazione che è il primo passo per un rafforzamento patrimoniale di Carige da 900 milioni, 700 milioni di aumento di capitale e 200 milioni di bond tier 2.

Oltre ai 313 milioni derivanti dalla conversione del bond, il Fitd è pronto a investire, se non si trovassero altre realtà interessate, fino a 320 milioni  in aumento di capitale per il salvataggio.

La proposta di Ccb

L’interesse di Ccb si è manifestato per circa 70 milioni di euro, pari al 10% dell’aumento di Carige, per poi aumentare le proprie quote, fino a diventare socio di maggioranza.

La proposta di Ccb prevede un’option call per rilevare le quote del Fitd a sconto del 90% e con una scadenza a quattro anni, lasciando in capo al Fitd i rischi legati al fabbisogno di capitale che dovesse insorgere in questo lasso di tempo.

Il Fondo Interbancario, però, vorrebbe uscire dall’istituto ligure nel giro di un anno, massimo un anno e mezzo e per l’assemblea dello Schema Volontario lo sconto del 90% è inaccettabile, anche se una riduzione sul prezzo dell’option call è contemplato dal Fitd.

Fitd avanti da solo?

Il Fitd informerà il Cda di Ccb, che si riunirà domani, di non poter accettare la proposta, che comprende anche prerogative sulla governance e la richiesta che il Fondo si accolli i rischi fiscali.

Se la holding delle Banche di Credito Cooperativo (Bcc) non dovesse fare marcia indietro, il Fondo Interbancario potrebbe proseguire sulla strada del salvataggio contando solo sulle proprie forze.

Scadenze e Bce

D’altra parte la scadenza per un salvataggio di  Carige è sempre più prossima, con la Bce alla finestra che vorrebbe una soluzione già questa settimana, probabilmente entro giovedì 25. Da Francoforte infatti sarebbe difficile ottenere nuove proroghe.

La Banca Centrale Europea avrà infatti l’ultima parola in termini di valutazione del piano di salvataggio. Se non dovesse arrivare il placet di dell’Eurotower, allora per Carige fantasmi come il bail in sarebbero tutt’altro che remoti.

Piano B: risoluzione

Il Governo non sembra dell’umore di entrare nella partita di Carige per portare avanti la ricapitalizzazione precauzionale, pur annunciata con un decreto a gennaio, o una liquidazione volontaria come accaduto con il caso Intesa-popolari venete.

La risoluzione è l'arma estrema, finora mai usata in Italia secondo la direttiva del bail in, che porta alla separazione in due di una banca dividendo la bad bank dalla good bank.

Secondo la norma, le perdite della bad bank andrebbero in capo ad azionisti, obbbligazionisti e, se le perdite superano l'8% del totale attivo, anche ai depositanti oltre i 100mila euro.

Per Carige, gli azionisti verrebbero azzerati, gli obbligazionisti coinvolti sarebbero le banche, dal momento che l'unico subordinato in circolazione è quello del Fitd, mentre di depositanti sopra i 100.000 euro pare non ve ne siano più.

La good bank sarebbe poi ceduta dall’Autorità di Risoluzione per una cifra molto più bassa ad altri istituti.

La parola ai soci

Se tutte i pezzi del puzzle Carige andassero a posto, ci sarebbe poi l’ultimo scoglio dell’assemblea dei soci che dovrebbe approvare la ricapitalizzazione a settembre.

Cosa tutt’altro che scontata se si pensa che Malacalza Investimenti, che detiene il 27,5% di Carige, fece saltare la ricapitalizzazione del 2018.

I sindacati

Una liquidazione dell’istituto genovese, sottolineano i sindacati, avrebbe costi a carico del sistema bancario stimabili in circa dieci miliardi di euro e avrebbe conseguenze drammatiche per famiglie, imprese e lavoratori.

Credito Sportivo

Sempre su Carige si è invece concentrato il Cda del Credito Sportivo, riunitosi ieri sera, che potrebbe spingersi a rilevare fino a 150milioni dei bond tier 2.

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